Il Papa: stare con Cristo, "forma perfetta dell'esistenza cristiana"

Nell’omelia della Messa esequiale del Cardinale Antonio Innocenti

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 10 settembre 2008 (ZENIT.org).- La vicinanza a Cristo è la “forma perfetta dell’esistenza cristiana”, ha affermato Benedetto XVI questo mercoledì mattina durante la Messa funebre del Cardinale Antonio Innocenti, morto sabato scorso all’età di 93 anni.

Il porporato, del Titolo di Santa Maria in Aquiro, era Prefetto emerito della Congregazione per il Clero e Presidente emerito della Pontificia Commissione per la conservazione del Patrimonio artistico e storico della Chiesa e della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

Dopo la Messa celebrata dal Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme ai Cardinali, il Papa ha presieduto la liturgia esequiale tenendo l’omelia e il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.

Nel suo intervento, il Pontefice ha ricordato la “lunga vita, spesa al servizio del Signore”, del Cardinale Innocenti, sottolineando che “come per Gesù, così per quanti sono chiamati a seguirlo più da vicino, la vita intera diventa un combattimento spirituale, che si sostiene e si vince corrispondendo generosamente e gioiosamente alla grazia di Dio e alla sua indefettibile fedeltà”.

“Fede e sapienza di vita, strettamente intrecciate, caratterizzano lo stile del discepolo del Signore e in modo particolare del suo ministro ordinato, fino a giungere a quella conformazione piena, che l’apostolo Paolo confessava di se stesso: ‘Mihi vivere Christus est‘ (Fil 1,21)”.

Queste parole di Paolo, ha spiegato il Pontefice, esprimono “la forma perfetta dell’esistenza cristiana”: “uno stare con Gesù, un essere in Lui a tal punto che questa comunione supera la soglia di separazione tra la vita terrena e l’aldilà, così che la morte stessa del corpo non è più una perdita ma un guadagno”.

Questa meta “sta sempre in qualche modo dinanzi a noi”, ma si può già “anticipare in questa vita, specialmente grazie al sacramento dell’Eucaristia, vincolo reale di comunione con Cristo morto e risorto”.

“Se l’Eucaristia diventa forma della nostra esistenza, allora veramente per noi vivere è Cristo e il morire equivale a passare pienamente in Lui e nella vita trinitaria di Dio, dove sarà piena anche la comunione con i nostri fratelli”, ha osservato.

Ripercorrendo la vita del porporato defunto, Benedetto XVI ha ricordato che il Cardinale Innocenti aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1938 e nella Seconda Guerra Mondiale “si distinse per abnegazione e generosità nell’aiutare la gente e salvare quanti erano destinati alla deportazione”, venendo per questo arrestato e condannato alla fucilazione, ordine che venne revocato quando già si trovava dinanzi al plotone d’esecuzione.

Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede, “ebbe modo di conoscere diversi Paesi in Africa, in Europa e nel vicino Oriente, senza mai dimenticare la sua profonda e genuina ispirazione sacerdotale, prodigandosi in favore dei fratelli, infondendo coraggio e alimentando in tutti la fede e la speranza cristiana”.

Il porporato aveva ricevuto l’ordinazione episcopale nel 1968. Nel 1985 venne creato Cardinale da Giovanni Paolo II, divenendo poi Prefetto della Congregazione per il Clero, Presidente della Pontificia Commissione per la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa e della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

Benedetto XVI ha voluto concludere la sua omelia ricordando il motto episcopale del Cardinale defunto: “Lucem spero fide“, definendo queste parole “quanto mai appropriate in questo momento”.

“Ora che ha varcato l’ultima soglia – ha affermato -, preghiamo affinché la fede e la speranza lascino il posto alla realtà ‘di tutte più grande’, la carità, che ‘non avrà mai fine’ (1 Cor 13,8.13)”.

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ZENIT Staff

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