Il Papa: "Seguire Gesù significa accompagnarlo nel suo cammino scomodo"

All’Angelus, Francesco spiega che è cristiano chi opera “un netto rifiuto” con la mentalità mondana ed egoistica e si pone al servizio degli altri. Ricorda poi la beatificazione di Benedict Darswa in Sudafrica

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È un “cammino scomodo” quello che deve percorrere chi vuole realmente seguire Cristo. Un cammino che non è certo quello “del successo o della gloria passeggera”, ma quello che “conduce alla vera libertà, quella che ci libera dall’egoismo e dal peccato”. Nell’Angelus di oggi il Papa prova ancora una volta a debellare il morbo della ‘mondanità’ insito nel cuore di ogni cristiano. E lo fa ricordando che “mettersi alla sequela di Gesù” non significa altro che “prendere la propria croce per accompagnarlo nel suo cammino”: il cammino del Calvario.

In sostanza, sottolinea il Pontefice, “si tratta di operare un netto rifiuto di quella mentalità mondana che pone il proprio ‘io’ e i propri interessi al centro dell’esistenza”. “Eh no, quello non è ciò che Gesù vuole di noi… “, afferma. Egli ci chiama invece “a perdere la propria vita per Cristo e il Vangelo, per riceverla rinnovata e autentica”. Come riporta infatti il brano evangelico odierno, Gesù “rivolgendosi a tutta la folla, dichiara che chi vuole essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto servo, e avverte: ‘Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua’”. 

Anche a Pietro, che poco prima aveva risposto con uno schietto “Tu il Cristo” alla domanda: “La gente, chi dice che io sia?”, e a tutti gli altri discepoli, il Figlio di Dio annuncia “che dovrà soffrire ed essere messo a morte per poi risorgere”, proprio per “far comprendere a coloro che lo seguono che Lui è un Messia umile e servitore. È il Servo obbediente alla volontà del Padre, fino al sacrificio completo della propria vita”. 

Ma questo annuncio scandalizza l’apostolo che prende in disparte il Maestro e lo rimprovera. “E come reagisce Gesù? A sua volta rimprovera Pietro, con parole molto severe: ‘Va’ dietro a me, Satana! – Ma gli dice Satana! – Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’. Gesù – evidenzia il Papa – si accorge che in Pietro, come negli altri discepoli – e in ciascuno di noi! – alla grazia del Padre si oppone la tentazione del Maligno, che vuole distoglierci dalla volontà di Dio”. 

Che vuole, cioè, farci sbandare da quella strada che, seppur tortuosa, conduce però “alla risurrezione, alla vita piena e definitiva con Dio”. “Siamo certi” di questo, afferma Francesco: “Decidere di seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di tutti, esige un’unione forte con Lui, l’ascolto attento e assiduo della sua Parola, la grazia dei Sacramenti”. Raccomanda quindi ancora una volta di leggere tutti i giorni un passo del Vangelo, e rivolge una breve parola di incoraggiamento ai giovani riuniti in piazza San Pietro, ancora incerti sulla propria vocazione. 

“Ragazzi e ragazze, io soltanto vi domando: avete sentito la voglia di seguire Gesù più da vicino? Pensate, pregate, e lasciate che il Signore vi parli…”, incoraggia Bergoglio. Infine raccomanda tutti alla Vergine Maria, “che ha seguito Gesù fino al Calvario”, affinché “ci aiuti a purificare sempre la nostra fede da false immagini di Dio, per aderire pienamente a Cristo e al suo Vangelo.

Al momento dei saluti, dopo la preghiera mariana, il Papa ricorda la beatificazione di oggi, in Sudafrica, di Samuel Benedict Daswa, padre di famiglia ucciso 25 anni fa, nel 1990, “per la sua fedeltà al Vangelo”. “Nella sua vita – dice – dimostrò sempre grande coerenza, assumendo coraggiosamente atteggiamenti cristiani e rifiutando abitudini mondane e pagane. La sua testimonianza aiuti specialmente le famiglie a diffondere la verità e la carità di Cristo”. A lui, così come ai tanti fratelli e sorell, “giovani, anziani, ragazzi, bambini, perseguitati, cacciati via, uccisi per confessare Gesù Cristo”, il Pontefice innalza un forte ‘grazie’ per la loro fede e “la loro testimonianza” e chiede “di intercedere per noi”.

Infine, salutando gli insegnanti precari venuti dalla Sardegna, auspica “che i problemi del mondo del lavoro siano affrontati tenendo concretamente conto della famiglia e delle sue esigenze”. A tutti augura poi la consueta “buona domenica” e “buon pranzo”, senza dimenticare la solita, affettuosa e necessaria richiesta: “Per favore, non dimenticatevi di pregare per me!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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