Pope Francis tells FAO Conference delegates eradicating hunger is an obligation that must not be neglected

FAO

Il Papa: “Risorse in mano a pochi e ai meno privilegiati le briciole. È ancora possibile?”

Il messaggio del Pontefice per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione promossa dalla Fao

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Sono tanti gli sforzi compiuti per combattere la fame nel mondo, ma sono ancora di più gli uomini, le donne e i bambini che ancora “soffrono fame e malnutrizione, anzitutto per l’iniqua distribuzione dei frutti della terra, ma anche a causa di un mancato sviluppo agricolo”. Da questa cruda realtà si snoda la riflessione del Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, quest’anno sul tema Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale.  

“Viviamo un’epoca – scrive Francesco nel testo inviato a José Graziano da Silva, direttore generale della Fao – in cui l’affannosa ricerca del profitto, la concentrazione su interessi particolari e gli effetti di politiche ingiuste rallentano le azioni all’interno dei Paesi o impediscono una cooperazione efficace in seno alla comunità internazionale”. 

Uno “scenario doloroso” che mostra come rimane ancora molto da fare per quanto riguarda la sicurezza alimentare, “un obiettivo lontano per molti”. La proposta del Papa è semplice quanto “ambiziosa”: “Trovare i mezzi necessari per liberare l’umanità dalla fame e promuovere un’attività agricola capace di soddisfare le effettive necessità delle diverse aree del pianeta”. 

Una soluzione urgente che affonda le sue radici nell’ispirazione stessa che, in passato, portò alla nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, il 16 ottobre 1945, e che, nel presente, “ci impegna a trovare i mezzi necessari per liberare l’umanità dalla fame e promuovere un’attività agricola capace di soddisfare le effettive necessità delle diverse aree del pianeta”.

Tale “improrogabile” obiettivo, afferma il Santo Padre, “va perseguito con rinnovata volontà in un mondo dove cresce il divario nei livelli di benessere, nei redditi, nei consumi, nell’accesso all’assistenza sanitaria, nell’istruzione e per quanto concerne una maggiore speranza di vita”. 

“Siamo testimoni, spesso muti e paralizzati – dice – di situazioni che non è possibile legare esclusivamente a fenomeni economici, poiché sempre di più la disuguaglianza è l’effetto di quella cultura che scarta ed esclude tanti nostri fratelli e sorelle dalla vita sociale, non considera le loro capacità e arriva a ritenere superfluo il loro apporto alla vita della famiglia umana”.

Bergoglio si fa quindi portavoce di quei due terzi della popolazione mondiale a cui ancora “manca una protezione sociale anche minima”. Ovvero tutta quella gente che vive nelle aree più svantaggiate di Paesi “dove l’essere poveri è una realtà dimenticata e l’unica fonte di sopravvivenza è legata ad una scarsa produzione agricola, alla pesca artigianale o all’allevamento su piccola scala”.

Sono cioè tutti i piccoli agricoltori, gli allevatori, i pescatori e forestali “costretti a vivere nella precarietà, poiché il frutto del loro lavoro è subordinato per lo più a condizioni ambientali che spesso sfuggono al loro controllo, e alla mancanza di mezzi per fronteggiare cattivi raccolti o per procurarsi gli strumenti tecnici necessari”. “Paradossalmente anche quando la produzione è abbondante, essi incontrano serie difficoltà di trasporto, di commercializzazione, di conservazione del frutto del loro lavoro”.

“La loro vulnerabilità – scrive il Pontefice – ha ripercussioni molto pesanti sulla vita personale e familiare, già gravata da tante contrarietà o da giornate estenuanti e senza limiti di tempo, diversamente da quanto accade per altre categorie di lavoratori”.

Davanti a questa situazione e anche quelle di “persone affamate e malnutrite” non ci si può accontentare perciò “di un generico appello alla cooperazione o al bene comune”, tantomeno limitarsi “a buoni propositi”. Forse – suggerisce il Papa – è più opportuno partire da una domanda: “È ancora possibile concepire una società in cui le risorse sono nelle mani di pochi e i meno privilegiati sono costretti a raccogliere solo le briciole?”.

Pensiamo ai più svantaggiati, a quanti – sottolinea Francesco – “per la mancata protezione sociale, patiscono le conseguenze negative di una persistente crisi economica o di fenomeni legati alla corruzione e al malgoverno, oltre a subire i cambiamenti climatici che compromettono la loro sicurezza alimentare”. 

“Sono persone, non numeri”, ricorda il Vescovo di Roma, esseri umani che “chiedono il nostro sostegno, per poter guardare al futuro con un minimo di speranza”, che “domandano ai Governi e alle Istituzioni internazionali di operare tempestivamente, facendo tutto il possibile, per quanto dipende dalla loro responsabilità”.

In tal senso, la solidarietà deve tradursi “in gesti concreti” che richiedono “condivisione” e “non solo una migliore gestione dei rischi sociali ed economici o un soccorso puntuale in occasione delle catastrofi e delle crisi ambientali”. Neppure la protezione sociale può limitarsi “all’incremento dei redditi, o ridursi all’investimento in mezzi di sussistenza per un miglioramento della produttività agricola e la promozione di un equo sviluppo economico”, ma deve concretizzarsi “in quell’‘amore sociale’ che è la chiave di un autentico sviluppo”. 

In particolare, Papa Francesco chiede protezione sociale per sostenere la famiglia “nel cui seno i suoi membri imparano fin dall’inizio che cosa significa condividere, aiutarsi a vicenda, proteggersi gli uni gli altri”. “Garantire la vita familiare – afferma – significa promuovere la crescita economica della donna, consolidando così il suo ruolo nella società, come pure favorire la cura degli anziani e permettere ai giovani di proseguire la formazione scolastica e professionale, per accedere ben preparati al mondo del lavoro”.

Da parte sua la Chiesa – precisa – “non ha la missione di trattare direttamente tali problemi dal punto di vista tecnico”. Tuttavia “gli aspetti umani di queste situazioni non la lasciano indifferente” ed esigono “una ferma volontà per affrontare le ingiustizie che riscontriamo ogni giorno, in particolare quelle più “gravi” che “offendono la dignità umana e toccano nel profondo la nostra coscienza”. 

Sono fatti – dice il Papa – “che non consentono ai cristiani di astenersi dal fornire il loro attivo contributo e la loro professionalità, soprattutto mediante diverse forme di organizzazione che tanto bene fanno nelle aree rurali”. 

Esortando a non far prevalere “pessimismo” e “indifferenza”, Francesco rimarca la necessità di  applicare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, recentemente approvata dalle Nazioni Unite. L’auspicio è che essa “non resti solo un insieme di regole e di possibili accordi”, ma anzi “ispiri un modello diverso di protezione sociale, a livello sia internazionale sia nazionale”. Così – conclude il Papa – si eviterà “di utilizzarla a vantaggio di interessi contrari alla dignità umana, o che non rispettano pienamente la vita, o per giustificare atteggiamenti omissivi che lasciano i problemi irrisolti, aggravando in tal modo le situazioni di disuguaglianza”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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