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Il Papa rende omaggio a Santa Giuseppina Bakhita

Nella Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, il Pontefice fa menzione della santa sudanese. E ricorda anche Justo Takayama Ukon, samurai beatificato ieri

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“Questa ragazza schiavizzata in Africa, sfruttata, umiliata non ha perso la speranza e portò avanti la fede e finì per arrivare come migrante in Europa e lì sentì la chiamata del Signore e si fece suora”. Al termine della catechesi, nel corso dell’Udienza generale di oggi, 8 febbraio 2017, il pensiero del Papa è volato a Santa Giuseppina Bakhita, di cui la Chiesa fa memoria in questa data.
La giovane sudanese, nata presumibilmente nel 1869, finì presto tra le mani dei negrieri e girò tra il Sudan e la Turchia come schiava o come domestica. Nel 1884 arrivò in Italia, a Mirano Veneto, per prestare servizio presso una famiglia del posto. Qui conobbe la compassione dei suoi “padroni”, quindi la fede cristiana, la conversione, il battesimo e la libertà. Decise di dedicare interamente la sua vita alla preghiera. Entrata in noviziato nel dicembre 1893, fece la prima professione tre anni dopo a Verona.
Si stabilì a Schio nel 1902, dove restò fino alla sua morte, avvenuta nel 1947 a causa delle conseguenze delle brutalità subite sul suo corpo quando era schiava.  Spirò l’8 febbraio 1947 dopo aver esclamato “Quanto sono contenta… la Madonna, la Madonna”. Chiamata affettuosamente “Madre moretta” dalla popolazione locale, era amata a tal punto che si pensava che Schio non avesse subito danni, durante la seconda guerra mondiale, grazie alla sua presenza.
Santa protettrice degli schiavi, si celebra la sua memoria l’8 febbraio, che è anche la Giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone.
Papa Francesco ha speso una parola al riguardo al termine dell’Udienza: “Incoraggio tutti coloro che in vari modi aiutano i minori schiavizzati e abusati a liberarsi da tale oppressione. Auspico che quanti hanno responsabilità di governo combattano con decisione questa piaga, dando voce ai nostri fratelli più piccoli, umiliati nella loro dignità. Occorre fare ogni sforzo per debellare questo crimine vergognoso e intollerabile”.
A proposito di persone salite agli onori degli altari, il Pontefice ha ricordato anche Justo Takayama Ukon, “samurai di Cristo” beatificato ieri ad Osaka, in Giappone. “Piuttosto che scendere a compromessi, rinunciò ad onori e agiatezze accettando l’umiliazione e l’esilio – ha detto il Papa -. Rimase fedele a Cristo e al Vangelo; per questo rappresenta un mirabile esempio di fortezza nella fede e di dedizione nella carità”.
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ZENIT Staff

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