Il Papa: lasciamoci guidare da Dio, anche se i nostri progetti sono altri

Udienza generale sulla figura di Santa Caterina da Bologna

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CITTA’ DEL VATICANO, sabato, 1° gennaio 2011 (ZENIT.org).- “Santa Caterina da Bologna, con le sue parole e con la sua vita, è un forte invito a lasciarci guidare sempre da Dio, a compiere quotidianamente la sua volontà, anche se spesso non corrisponde ai nostri progetti, a confidare nella sua Provvidenza che mai ci lascia soli”.

Benedetto XVI lo ha affermato il 29 dicembre nell’Udienza generale, dedicata a questa santa vissuta nel XV secolo che nonostante la “distanza di tanti secoli” è “molto moderna e parla alla nostra vita”.

“Come noi soffre la tentazione, soffre le tentazioni dell’incredulità, della sensualità, di un combattimento difficile, spirituale – ha affermato –. Si sente abbandonata da Dio, si trova nel buio della fede”.

“Ma in tutte queste situazioni tiene sempre la mano del Signore, non Lo lascia, non Lo abbandona. E camminando con la mano nella mano del Signore, va sulla via giusta e trova la via della luce”.

In questo modo, “dice anche a noi: coraggio, anche nella notte della fede, anche in tanti dubbi che ci possono essere, non lasciare la mano del Signore, cammina con la tua mano nella sua mano, credi nella bontà di Dio; così è andare sulla via giusta!”.

Un altro aspetto caratteristico di Santa Caterina da Bologna, ha aggiunto il Papa, era la sua “grande umiltà”: “è una persona che non vuole essere qualcuno o qualcosa; non vuole apparire; non vuole governare. Vuole servire, fare la volontà di Dio, essere al servizio degli altri”.

Proprio per questo, ha constatato, “era credibile nell’autorità, perché si poteva vedere che per lei l’autorità era esattamente servire gli altri”.

La vita

Santa Caterina, ha proseguito, era una “donna di vasta cultura, ma molto umile; dedita alla preghiera, ma sempre pronta a servire; generosa nel sacrificio, ma colma di gioia nell’accogliere con Cristo la croce”.

Nata a Bologna l’8 settembre 1413, si trasferì poi a Ferrara, dove entrò alla corte di Niccolò III d’Este come damigella d’onore di Margherita, figlia naturale di Niccolò. Nel 1427, a soli quattordici anni, decise di lasciare la corte per unirsi a un gruppo di giovani donne provenienti da famiglie gentilizie che facevano vita comune, consacrandosi a Dio.

“Notevoli sono i suoi progressi spirituali in questa nuova fase della vita, ma grandi e terribili sono pure le prove, le sofferenze interiori, soprattutto le tentazioni del demonio. Attraversa una profonda crisi spirituale fino alle soglie della disperazione. Vive nella notte dello spirito, percossa pure dalla tentazione dell’incredulità verso l’Eucaristia”.

“Dopo tanto patire, il Signore la consola: in una visione le dona la chiara conoscenza della presenza reale eucaristica, una conoscenza così luminosa che Caterina non riesce ad esprimere con le parole”.

Legatasi alla regola di Santa Chiara d’Assisi, nel 1431 ebbe una visione del giudizio finale. “La terrificante scena dei dannati la spinge a intensificare preghiere e penitenze per la salvezza dei peccatori. Il demonio continua ad assalirla ed ella si affida in modo sempre più totale al Signore e alla Vergine Maria”.

Nel suo trattato autobiografico e didascalico, “Le sette armi spirituali”, Caterina offre “insegnamenti di grande saggezza e di profondo discernimento”, ha ricordato il Papa.

“Individua sette armi nella lotta contro il male, contro il diavolo: 1. avere cura e sollecitudine nell’operare sempre il bene; 2. credere che da soli non potremo mai fare qualcosa di veramente buono; 3. confidare in Dio e, per amore suo, non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi; 4. meditare spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte; 5. ricordarsi che dobbiamo morire; 6. avere fissa nella mente la memoria dei beni del Paradiso; 7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni. Un bel programma di vita spirituale, anche oggi, per ognuno di noi!”.

Santa Caterina morì il 9 marzo 1463. E’ stata canonizzata da Papa Clemente XI il 22 maggio 1712, e il suo corpo incorrotto è custodito a Bologna, nella cappella del monastero del Corpus Domini.

Sul suo esempio, Benedetto XVI ha esortato a chiedere a Dio “il dono di realizzare il progetto che Egli ha su di noi, con coraggio e generosità, perché solo Lui sia la salda roccia su cui si edifica la nostra vita”.

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ZENIT Staff

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