Il Papa invita gli Stati a bandire mine antiuomo e cluster bomb

A dieci anni dall’entrata in vigore del Trattato di Ottawa

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 5 aprile 2009 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI ha rivolto un pressante appello a tutta la comunità internazionale alla messa al bando delle mine antiuomo e delle bombe a grappolo (cluster bomb).

L’invito del Papa è giunto all’indomani della IV Giornata Internazionale per la sensibilizzazione sul problema delle mine antiuomo indetta dalle Nazioni Unite per il 4 aprile.

L’appuntamento ha sottolineato il Papa riveste maggiore significato a dieci anni dall’entrata in vigore il 1° marzo 1999 del Trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona, e dopo gli impegni sottoscritti da 107 Paesi, il 3 dicembre 2008 ad Oslo, con la firma del Trattato di messa al bando delle munizioni a grappolo.

“Desidero incoraggiare i Paesi che non lo hanno ancora fatto – ha detto il Papa all’Angelus – a firmare senza indugio questi importanti strumenti del diritto internazionale umanitario, ai quali la Santa Sede ha dato da sempre il proprio appoggio”.

“Esprimo altresì il mio sostegno a qualsiasi misura intesa a garantire la necessaria assistenza alle vittime di tali armi devastanti”, ha poi affermato.

Fino ad oggi sono 156 gli Stati (l’80% delle Nazioni al mondo) ad aver aderito al Trattato di Ottawa. 39 Stati – 2 dei quali firmarono originariamente il Trattato, senza però poi ratificarlo – non hanno ancora formalmente aderito al Trattato e rimangono quindi in disaccordo rispetto al rifiuto globale di questi ordigni. Tra questi ultimi figurano: Cina, Russia e Stati Uniti.

Dal 1997, circa 42 milioni di mine antipersona contenute negli arsenali sono state distrutte. Solo 13 dei più di 50 Paesi che fabbricarono mine antipersona nei primi anni ’90 hanno ancora una capacità di produzione.

Le bombe a grappolo costituite da un contenitore che racchiude centinaia di bombe più piccole che spesso rimangono inesplose al contatto col terreno, colpendo così la popolazione civile, sono state utilizzate in 21 Paesi tra i quali Bosnia, Iraq, Serbia, Kosovo, Libano.

Ad Oslo, solamente tre Paesi presenti alla riunione non avevano approvato il documento: Giappone, Romania e Polonia; mentre tra gli assenti figuravano Stati Uniti, Russia e Cina.

Finora sono stati 6 i Paesi al mondo ad avere presentato alla sede di New York delle Nazioni Unite i documenti di ratifica sull’accordo per la messa al bando delle bombe a grappolo.

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ZENIT Staff

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