Il Papa: in Quaresima, riscoprire il valore del Battesimo

Messaggio del Pontefice per la Quaresima 2011

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di Roberta Sciamplicotti

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 22 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Quaresima è un’occasione preziosa per riscoprire il senso e il valore del Battesimo, ricorda Papa Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Quaresima 2011, reso pubblico dalla Santa Sede questo martedì.

Nel testo, sul tema “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti” (cfr Col 2,12), il Pontefice invita a vivere il periodo quaresimale in un “cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore”.

“Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo”, osserva, sottolineando che il fatto che nella maggior parte dei casi questo sacramento sia ricevuto da bambini “mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze”.

“La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, viene comunicata all’uomo gratuitamente”.

Il Pontefice spiega che “un nesso particolare” lega il Battesimo alla Quaresima “come momento favorevole per sperimentare la Grazia che salva”.

In questo sacramento, infatti, “si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e riceve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti”.

“Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cristiana”.

Via di virtù

“Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacramento del Battesimo”, prosegue il Papa, “ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la ‘terra’, che ci impoverisce e ci impedisce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo”.

Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghiera, “espressioni dell’impegno di conversione”, la Quaresima educa infatti “a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo”.

Il digiuno acquista per il cristiano “un significato profondamente religioso”: “rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa – e non solo di superfluo – impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro ‘io’, per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli”.

“Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo”.

Allo stesso modo, si impara a resistere “alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita”.

“La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, specialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capacità, cioè, di condivisione”.

“Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro?”.

La pratica dell’elemosina è dunque “un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia”.

Ascolto della Parola

“Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a celebrare la Risurrezione del Signore – la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico – che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio?”, chiede il Papa nel suo Messaggio.

Per questo, ricorda, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima la Chiesa “guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore”, facendo “ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana”: “per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui”.

Meditando e interiorizzando la Parola di Dio per viverla quotidianamente, si impara “una forma preziosa e insostituibile di preghiera”, “perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbiamo iniziato nel giorno del Battesimo”.

La preghiera permette anche di acquisire “una nuova concezione del tempo”.

Quest’ultimo, infatti, senza la prospettiva dell’eternità e della trascendenza “scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro”, mentre nella preghiera si trova “tempo per Dio”, “per entrare in quell’intima comunione con Lui che nessuno potrà toglierci e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna”.

In sintesi, constata Benedetto XVI, l’itinerario quaresimale consiste nel “farsi conformi alla morte di Cristo” per attuare “una conversione profonda della nostra vita”: “lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo”.

“Il periodo quaresimale – conclude – è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo”.

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ZENIT Staff

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