Child in Rwanda - Flickr

Il Papa ha incontrato il presidente del Ruanda: la necessità di "purificare la memoria"

Al centro dei colloqui le conseguenze del genocidio che ha colpito il Paese africano

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Una guerra etnica culminata in terribile genocidio ha macchiato la storia del Ruanda negli anni novanta. I segni sono ancora incisi sulla popolazione di questo Paese nel cuore d’Africa, nonostante i recenti progressi. Il tema del conflitto ha fatto da sfondo ai colloqui tra Papa Francesco e Paul Kagame, presidente della Repubblica di Ruanda, avvenuti oggi, 20 marzo 2017, in Vaticano.
Kagame ha successivamente incontrato anche il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e mons. Paul Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante i cordiali colloqui – spiega la Sala Stampa della Santa Sede – sono state ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda. Si è apprezzato il notevole cammino di ripresa per la stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese”.
Contributo importante nell’opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace, è stato svolto dalla Chiesa locale. Ma c’è ancora lavoro da svolgere. “In tale contesto – si legge nella nota – il Papa ha manifestato il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, ha espresso solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, ha rinnovato l’implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all’odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica”.
I Tutsi sono la tribù ruandese oggetto di segregazioni e violenze da parte degli Hutu fin dal 1959, anno che segna la fine dell’epoca coloniale belga. Gli Hutu espresso così il risentimento nei confronti della tribù a cui i belgi affidarono la supremazia del Paese.
Come ha detto Francesco, la spirale d’odio coinvolse anche la Chiesa, e ne ha “deturpato il volto”. Di qui la necessità di “purificare la memoria” e di “promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune”.
Il Vescovo di Roma e il presidente ruandese hanno parlato inoltre della situazione politica e sociale regionale, con attenzione ad alcune aree colpite da conflitti o calamità naturali. Il Papa e Kagame hanno quindi espresso “una particolare preoccupazione per il grande numero di rifugiati e di migranti bisognosi dell’assistenza e del sostegno della comunità internazionale e degli organismi regionali”.
[a cura di Federico Cenci]

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ZENIT Staff

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