Il Papa esorta a valorizzare il “valore pedagogico” della confessione

Riceve in udienza i partecipanti al Corso sul Foro Interno

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 25 marzo 2011 (ZENIT.org).- “Il valore pedagogico della Confessione sacramentale” è l’elemento principale che Papa Benedetto XVI ha voluto sottolineare nel discorso che ha rivolto questo venerdì mattina ai partecipanti al Corso sul Foro Interno, promosso dalla Penitenzieria Apostolica dal 21 al 25 marzo.

Per il Pontefice, si tratta di “un aspetto talora non sufficientemente considerato, ma di grande rilevanza spirituale e pastorale”, perché il confessionale può essere “un reale ‘luogo’ di santificazione”.

“In che modo il Sacramento della Penitenza educa?”, ha chiesto. “In quale senso la sua celebrazione ha un valore pedagogico, innanzitutto per i ministri?”.

Per rispondere a queste domande, ha suggerito di “partire dal riconoscere che la missione sacerdotale costituisce un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente, è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina”.

“In fondo – ha riconosciuto –, confessare significa assistere a tante ‘professiones fidei’ quanti sono i penitenti, e contemplare l’azione di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo”.

“Scuola” per il sacerdote

“Conoscere e, in certo modo, visitare l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri”, ha osservato il Papa, “da un lato mette alla prova l’umanità e la fede dello stesso sacerdote”, “dall’altro alimenta in lui la certezza che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose”.

Dalla confessione, infatti, il sacerdote può imparare molto, soprattutto “da penitenti esemplari per la loro vita spirituale, per la serietà con cui conducono l’esame di coscienza, per la trasparenza nel riconoscere il proprio peccato e per la docilità verso l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni del confessore”.

“Dall’amministrazione del Sacramento della Penitenza possiamo ricevere profonde lezioni di umiltà e di fede!”, ha esclamato, definendola “un richiamo molto forte per ciascun sacerdote alla coscienza della propria identità”.

“Mai, unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli!”, ha proseguito il Pontefice.

“Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo Nome e nella sua Persona, di rendere realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma”.

Penitenti

Quanto al valore pedagogico per i penitenti, il Pontefice ha avvertito che bisogna premettere “che esso dipende, innanzitutto, dall’azione della Grazia e dagli effetti oggettivi del Sacramento nell’anima del fedele”.

“La Riconciliazione sacramentale è uno dei momenti nei quali la libertà personale e la consapevolezza di sé sono chiamate ad esprimersi in modo particolarmente evidente”, ed “è forse anche per questo che, in un’epoca di relativismo e di conseguente attenuata consapevolezza del proprio essere, risulta indebolita anche la pratica sacramentale”.

In questo contesto, “un importante valore pedagogico” lo ha l’esame di coscienza, che “educa a guardare con sincerità alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo e a valutarla con parametri non soltanto umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione”.

“Il confronto con i Comandamenti, con le Beatitudini e, soprattutto, con il Precetto dell’amore, costituisce la prima grande ‘scuola penitenziale’”.

L’integra confessione dei peccati, inoltre, “educa il penitente all’umiltà, al riconoscimento della propria fragilità e, nel contempo, alla consapevolezza della necessità del perdono di Dio e alla fiducia che la Grazia divina può trasformare la vita”.

In un’epoca caratterizzata “dal rumore, dalla distrazione e dalla solitudine”, ha constatato il Papa, “il colloquio del penitente con il confessore può rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero e in profondità”.

Per questo motivo, ha chiesto ai sacerdoti di “dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale”: “essere accolti ed ascoltati costituisce anche un segno umano dell’accoglienza e della bontà di Dio verso i suoi figli”.

Il saluto del penitenziere maggiore

Nel suo saluto al Papa, come riferisce “L’Osservatore Romano”, il Cardinale Fortunato Baldelli, penitenziere maggiore, ha ricordato che “ogni confessore, per svolgere bene e fedelmente il suo ministero, deve procurarsi scienza e prudenza necessaria a questo scopo”.

Il porporato ha presentato al Pontefice i sacerdoti di 242 Diocesi di 68 Nazioni che partecipano all’annuale Corso sul Foro Interno, e ha ribadito che “la preparazione dottrinale del confessore è assolutamente indispensabile”.

Sulla scia di Papa Pio V, che affermava “Datemi buoni confessori e rinnoverò dalle fondamenta tutta la Chiesa”, la Penitenzieria promuove ogni anno queste giornate di studio sul sacramento della Penitenza, ha ricordato.

“Con viva soddisfazione notiamo che i frutti di questi incontri annuali hanno un concreto riscontro nell’attività quotidiana del nostro dicastero, il quale viene con crescente interesse interpellato e conosciuto per la sua missione fondamentale nella Chiesa che è la salus animarum”, ha sottolineato.

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ZENIT Staff

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