Pope Francis during his encounter with the Evangelical Valdese Church

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Il Papa e gli Evangelici: il cammino comune progredisce

Ci ritroveremo uniti in quanto cristiani non per via della nostra diversità rispetto ai nuovi arrivati, quanto piuttosto perché saremo accomunati nella scelta di accoglierli

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Da molto tempo, cioè dagli anni del Concilio, ci siamo abituati alle “prime volte”, cioè alle novità storiche assolute. Papa Francesco è stato il primo Pontefice ad entrare in una Chiesa Valdese, precisamente quella di Torino, la prima edificata al di fuori delle Valli dove gli appartenenti a questa Chiesa erano tradizionalmente insediati.

La data in cui agli Evangelici del Piemonte venne concessa la libertà di culto, ancora oggi da loro celebrata come una festa religiosa, fu il giorno in cui Carlo Alberto concesse lo Statuto, dando una base statuale al movimento che avrebbe condotto all’Unità Nazionale. In quel giorno, anche gli ebrei del Piemonte ottennero l’emancipazione, e da quel momento tutti gli Italiani che volevano l’unità nazionale si trovarono accomunati – nell’uguaglianza dei diritti e dei doveri – da una stessa causa.

L’adesione ad essa dei cattolici fu per una lunga fase storica soltanto parziale e controversa, ma il nostro Stato – non più monarchia di diritto divino, ma dapprima monarchia costituzionale ed infine Repubblica – trovava e trova ancora oggi nella volontà del popolo la sua legittimazione.

In Olanda, paese dove cattolici e protestanti quasi si equivalgono numericamente, le due comunità avevano vissuto per secoli dandosi le spalle; quando però i nazisti invasero i Paesi Bassi, rinchiusero insieme i Cattolici ed i Calvinisti negli stessi campi di concentramento. Accomunati dalla disgrazia, gli uni e gli altri cominciarono a parlarsi ed a conoscersi, e questo cementò la loro unità nazionale.

Quando il Papa, trovando nei pastori una assoluta comunanza di accenti, dice che l’unità si fa camminando insieme, egli non da soltanto una definizione di che cosa è un cristiano, cioè un uomo che va verso Gesù Cristo, ma dice anche come finalmente arriveremo a riconoscerci pienamente in una stessa fede.

Oggi la coesione nazionale è minacciata dall’identitarismo. La sua riaffermazione può avvenire soltanto in base alla trasformazione della nostra società in una società multiculturale. C’è qualcosa di paradossale in questo appuntamento che la storia ci propone: coloro che bussano alla nostra porta non sono – in grande maggioranza – dei cristiani.

Eppure ci ritroveremo uniti in quanto cristiani non già per via della nostra diversità rispetto ai nuovi arrivati, quanto piuttosto perché saremo accomunati nella scelta di accoglierli. Se noi e gli altri europei rifiutassimo di farlo, non avremmo più il diritto di dirci cristiani. Ed ecco allora che l’unità nella fede e l’unità nella cittadinanza verranno a coincidere: quel giorno, se ci arriveremo, l’Italia sarà più unita di quanto lo fu nel Risorgimento, che fu per i non cattolici occasione di riscatto e di emancipazione, ma venne vissuto da una parte dei Cattolici come offesa alla loro religione.

Questo è il significato civile della visita del Papa nel Tempio Valdese.

Quanto ai risultati sul piano religioso, di fronte al pastore che obiettava sulla definizione di “Comunità Ecclesiali” attribuita fin dal Concilio alle Chiese Evangeliche, il Papa – pur senza rispondergli direttamente in termini dottrinali – ha parlato della “Chiesa Valdese” e delle “Chiese cattolica e valdese”, che hanno scambiato il dono del pane e del vino per celebrare la Pasqua di Resurrezione: non è ancora – né potrebbe essere –  la “communio in sacris” auspicata dal Pastore, ma il gesto contiene in sé un principio di reciproco riconoscimento della memoria del Giovedì Santo che per i cattolici diventa il Memoriale dell’Eucarestia.

Da parte del Papa c’è stata anche la richiesta di perdono delle colpe storiche dei cattolici che hanno agito in modo, non soltanto non cristiano, ma addirittura disumano, verso i loro fratelli nella fede. L’impressione – per chi è impegnato ogni giorno nella vicenda civile dell’Italia insieme con persone di altra fede,  o che non appartengono a nessuna confessione religiosa – è che questa data, pur importante, si inserisca in una tendenza – potremmo dire un “work in progress” già iniziato da tempo, destinato a condurci verso una realtà nuova, ancora tutta da progettare e da costruire; che certamente, però, può essere costruita soltanto insieme.

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Alfonso Maria Bruno

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