"Il Papa critica l'utilitarismo, non il capitalismo"

Il cardinale Turkson parla delle donazioni dei governi, della riforma curiale, del possibile viaggio del Papa in Africa e dell’opinione del Papa sull’economia

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Il cardinale ghanese Peter Turkson ha affermato che una visita del Papa in Africa non è affatto inverosimile.

In un colloquio di ampio respiro con ZENIT, il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha discusso se il dicastero verrà riformato e se il Papa si recherà in visita in Africa, e ha chiarito la critica del Papa contro il ‘sistema’. Il Cardinale ha anche spiegato il ruolo del suo Consiglio nel promuovere iniziative imprenditoriali in Paesi di sviluppo e ha anche espresso la sua opinione sugli aiuti economici dei governi per la cooperazione allo sviluppo.

Prima di essere intervistato da ZENIT, il Cardinale stava tenendo un discorso in un seminario del Vaticano a porte chiuse su Un bene comune globale: verso un’economia più inclusiva, organizzato dal dicastero della giustizia e della pace, in collaborazione con la Segreteria di Stato, nei giorni 11 e 12 del mese di luglio, nella Casina Pio IV dei Giardini Vaticani.

*** 

Quando il Papa critica il ‘sistema’ si riferisce anche al capitalismo? O vuole invece descrivere un sistema privo di valori cristiani ed etici?

Cardinale Turkson: Il Papa non vuole veramente criticare il capitalismo; ne è la prova la sua Esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Nella stessa Esortazione egli mette in chiaro [che non sta scrivendo] una dottrina sociale come il Caritas In Veritate il Centesimus Annus o il Popolorum Progressio. Il Papa chiarisce che questo non è il suo obbiettivo.

Abbiamo appena avuto un sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e, dopo ogni sinodo, il Papa, normalmente, scrive un’esortazione. Per esempio il sinodo di evangelizzazione porta la gioia di Cristo al popolo. Il Papa spiega che questa gioia non si trova ovunque, e ci sono problemi e ostacoli durante l’esperienza di questa gioia. Così il Papa individua alcuni di questi ostacoli alla predicazione del Vangelo ed espone la gioia come condizione necessaria per i credenti nella loro esperienza religiosa.

Quindi, non è e non può essere un attacco contro il capitalismo perché quella parola non appare neanche una volta in questo documento. Anche se gli economisti probabilmente diranno che il mercato è l’agente del capitalismo, il Papa comunque si rivolge strettamente al mercato. Il Papa non parla di un mercato che deve aggiungere i valori cristiani nella sua ideologia; bensì si riferisce ad un semplice senso antropologico, ovvero che l’essere umano fu creato per essere al centro della Creazione. Quando qualcosa ci rimpiazza o ci allontana verso il centro, allora vuol dire che siamo diventati schiavi di altro. E se, in questo caso, è il mercato o la finanza, allora qualcosa è andato storto. Questo è il tema fondamentale del Papa. 

La più forte dichiarazione del Papa è che dovrebbero essere i mercati a servire l’essere umano e non viceversa. Per il Papa l’essere umano non deve essere ridotto ad uno stato di servitù e non deve essere forzato a sostenere in modo servile le forze del mercato, le quali possono portarlo a concentrarsi esclusivamente a produrre più soldi.

Dunque, quando ciò accade, il Papa dice che qualcosa non sta andando per il verso giusto. Il senso fondamentale dell’antropologia nella Creazione è che l’umanità è al centro. È la gloria di ogni cosa che Dio ha creato. Se tale gloria dovesse essere soppiantata o sostituita da qualcos’altro, allora vuol dire che questa gloria è spacciata per altro. Molti poveri, abbandonati, sofferenti ed esclusi vengono sostituiti al centro di Dio dalle forze del mercato. Il Papa difende coloro che diventando vittime di un sistema economico (qualunque esso sia), perdono il loro ruolo centrale.

Molte altre persone sono d’accordo con questa tesi. Ad esempio, molti di voi avranno notato che lo scorso autunno Obama citò l’Evangelii Gaudium in un suo discorso nel Congresso. Nel 2009, nel discorso di inaugurazione, il presidente Obama aveva fatto osservazioni simili a queste – ovvero riguardo la necessità di un mercato che serve le persone, e le sue ultime parole al Congresso erano che se gli Stati Uniti, con tutte le sue risorse, non riuscisse ad aiutare i poveri ad uscire dalla loro situazione, allora significherebbe che lo Stato sta fallendo con molte persone. Quindi si tratta di un concetto che non è condiviso solo dal Papa, anche se il Papa è riuscito ad esprimerlo in tal modo che ora tutti stanno ricominciando a ragionarci sopra.

Nel nostro seminario sul ‘bene comune globale’ e su un’economia più inclusiva, abbiamo discusso su come evitare una visione riduttiva della persona umana; ovvero quando la persona umana è ridotta nel carattere, nello stato, e nella natura, e in altri modi, a qualcos’altro. 

Che ruolo sta svolgendo il Consiglio per cercare di promuovere iniziative imprenditoriali nei Paesi in via di sviluppo?

Cardinale Turkson: È un lavoro difficile. Questo è il secondo seminario di economia che abbiamo fatto quest’anno. Il primo si è svolto a metà del mese di giugno e l’abbiamo coordinato con il CRS (Catholic Relief Services) negli Stati Uniti e con la Mendoza Business School all’università di Notre Dame, e riguardava l’impact investing (l’impatto degli investimenti).

L’impact Investing è una forma sempre più ampia di servizi finanziari ed è stata introdotta per sempre più persone. Nel contesto della Chiesa, questa pratica avviene quando il capitale di congregazioni religiose o di fondi di pensione viene adoperato per un’utilità sociale in modo da produrre un buon risultato concreto per l’umanità e allo stesso tempo un discreto ritorno economico. Quindi, non si tratta di denaro perso o dato a sovvenzioni. Piuttosto, è il denaro posto come capitale per realizzare in modo bilanciato sia benefici economici sia benefici sociali, in modo da provvedere ai bisogni fondamentali per la nostra popolazione ma con la possibilità di avere un profitto con cui svolgere ulteriori investimenti.

Dopo il seminario, la nostra intenzione è quella di fornire queste idee alle comunità ecclesiali locali. Il nostro suggerimento è che con tutto ciò che accade nel mondo in questi giorni, la forme più tradizionali che le Chiese locali normalmente adoperano per finanziare i loro progetti appartengono sempre di più al passato. In questo senso, voglio dire che la richiesta di aiuto finanziario ai governi o ad altre parti della Chiesa sta rapidamente diminuendo. Diversi vescovi in questi giorni fanno viaggi e appelli di missione negli Stati Uniti o per alcune parrocchie in Europa, e, una volta ricevute delle collezioni, vogliono mettersi al lavoro nel migliore dei modi. Spesso, però, con quei soldi, non si possono intraprendere dei venture capital (capitali di rischio). Quindi significa che dobbiamo cambiare il modo di sostenere e mantenere vive le nostre Chiese locali. Bisogna pensare a come riconsiderare il capitale disponibile da investire e dedicare parte del reddito generato da esso per sostenere le chiese locali, verso una sorta di autosufficienza. Se questo è il caso, ciò di cui le Chiese avranno bisogno è un accesso facile e conveniente per il capitale con cui lavorare.

Vogliamo invitare i presidenti delle imprese e gli amministratori finanziari, e vedere come possiamo contribuire a rendere questa idea una realtà. Ho anche parlato con alcuni delegati della Banca mondiale per delineare quali idee hanno possono essere di aiuto, anche se attraverso le chiese locali, stiamo già esplorando tutte le possibilità. 

Papa Francesco ha intenzione di visitare l’Africa? 

Cardinale Turkson: Come ogni Papa vorrebbe visitare ogni parte della Chiesa locale. Ma finora non c’é alcun annuncio riguardo l’Africa. Il Papa ha in programma una visita in Corea e nelle Filippine. Chissà il prossimo Paese potrebbe essere in Africa. Solo perché non ne ha parlato, non significa che non succederà. 

Passiamo ora alla riforma della Curia romana. Sarà
cambiato il vostro Dicastero? 

Cardinale Turkson: La storia dimostra che il nostro dicastero è passato attraverso alcuni processi di cambiamento. Subito dopo il Concilio Vaticano II, venne istituita una commissione semplice, e anche una commissione dei laici in modo che il presidente dei laici potesse prendersi cura del nostro ufficio. Questo era sotto Paolo VI. Con Giovanni Paolo II, la commissione si è evoluta ed è diventata un consiglio. E da quel punto il consiglio è rimasto per conto suo, con il proprio presidente e i tipici requisiti di un Consiglio. 

Nel corso della storia, ci sono stati momenti in cui il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace si prendeva cura dei migranti. Il Cardinale Etchegaray è stato il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e anche del Cor Unum. Il Cardinale Martino, il mio immediato predecessore, a un certo punto è stato il presidente sia dei migranti sia della giustizia sia della pace. Oggi, ogni settore ha il suo presidente.

Tutto questo ha a che fare con il documento che regola le operazioni di degli uffici, dei consigli, e delle congregazioni della Curia Romana. Nel caso di Giovanni Paolo II, ora san Giovanni Paolo II, è stato il Pastor Bonus. Il Pastor Bonus è il documento che è diventato la costituzione apostolica che ha diretto l’esistenza di questi uffici. Se papa Francesco vuole rivedere quel documento, e quindi vuole riconfigurare la Curia, o trovare un nuovo modo di mettere queste cose insieme, lui ha la libertà di farlo. 

Se tale costituzione apostolica venisse modificata in alcun modo, allora la struttura di alcuni uffici, o consigli in Curia, potrebbe essere influenzata. Dipende da come papa Francesco, o qualsiasi futuro Papa, voglia configurare il modo con cui governa la Chiesa.

Quali sono le sue opinioni sulle donazioni dei governi nei Paesi in via di sviluppo? Funzionano, o bisognerebbe portare qualche cambiamento? 

Cardinale Turkson: Gli aiuti dei governi possono essere visti in due modi. In primo luogo, l’aiuto del governo potrebbe essere di aiuto tra i governi, o, secondo, può essere un aiuto proveniente altrove per i governi. Per alcuni organismi internazionali (o organizzazioni), i governi locali e nazionali sono i loro partner naturali. 

Sia che si sta parlando della Banca Mondiale o del Fondo Monetario Internazionale, o altri, tutti hanno a che fare con i governi. Raramente li vediamo dialogare con un’istituzione che non è governativa. Questa è una serie di scenari che accade, e quando questo è il caso, ci chiediamo ‘fare questo genere di cose da una mano?’ ‘Dipende’ sembra essere la risposta. Gli aiuti non vengono solo dalla Banca Mondiale o dal Fondo Monetario Internazionale, ma anche dal governo britannico attraverso l’DFID, dal Congresso degli Stati Uniti attraverso l’USAID, e il Canada ha ugualmente i propri programmi di aiuto. Quindi ci sono molte agenzie diverse e tipi di aiuti esteri a livello mondiale, il che può aiutare ad incidere in varie parti del mondo. Essendo Ghanese, so bene che ad un punto il ministro dell’Istruzione in Ghana ha richiesto a enti stranieri di finanziare il budget e il processo educativo del Paese, il che lo trovo triste. ‘Triste’ se, come governo, hai bisogno di qualcuno per essere in grado di capire come si forma e come si educa la tua popolazione. 

Il successo di questo programmi d’aiuto dipende dalle condizioni che accompagnano tali programmi o le sovvenzioni che provengono da queste agenzie. A volte i donatori, o coloro che fanno la concessione, sembrano tirare fuori gli artigli. Ad esempio, se non sono felici con qualche politica locale o nazionale, allora tirano fuori gli artigli e vogliono prendere posizione – come parte delle condizioni di finanziamento del programma.

Come adesso, l’Uganda, a causa della sua posizione sulla legislazione anti-gay. Il sostegno economico dai Paesi esteri rischia di essere ridotto o rimosso, seppur si tratti di fondi promessi per programmi di salute. Così, quando questi programmi non sono accompagni dalla neutralità, bensì sono vincolati da delle condizioni, allora perdono l’obiettivo di servire il bene comune. Per quanto riguarda la domanda, ‘Il sostegno aiuta i governi locali?’ Il sostegno può essere utile, nel senso di fornire alcune libertà ai governi locali di agire. Può essere utile se i programmi garantiscono la trasparenza, regole anti-corruzione e i fondi non vengono dispersi in altre aree. Può essere utile se l’apporto economico, indicato come ‘aiuto’, non viene dissipato nel movimento da un conto bancario al Paese beneficiario.

(Traduzione dall’inglese a cura di Alessandro Mancini)

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Deborah Castellano Lubov

Deborah Castellano Lubov is Senior Vatican Correspondent for Zenit and its English edition. Author of 'The Other Francis,' now published in five languages, she gave a personal, in-depth look at the Holy Father, through interviews with those closest to him and collaborating with him, featuring the preface of Vatican Secretary of State, Cardinal Pietro Parolin. Lubov often covers the Pope's trips abroad, and often from the Papal Flight, where she has also asked him questions on the return-flight press conference on behalf of the English-speaking press present. Deborah Castellano Lubov, who also serves as NBC Vatican Analyst and collaborator, also has done much TV & radio commentary, including for NBC, Sky, EWTN, BBC, Vatican Radio, AP, Reuters and more. She also has written for various Catholic publications.

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