Il Papa chiede di fermare la cristianofobia in Medio Oriente

E constata “con gioia” le basi che uniscono cattolici e ortodossi

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 20 dicembre 2010 (ZENIT.org).- “Un forte grido” per fermare la cristianofobia che dilaga in Medio Oriente è l’auspicio che Benedetto XVI ha espresso questo lunedì rivolgendosi ai membri della Curia Romana e del Governatorato nel suo tradizionale discorso in occasione del Natale.

Nel suo intervento, il Pontefice ha ricordato uno degli eventi più importanti svoltisi nel 2010, il Sinodo del Medio Oriente, celebrato in Vaticano dal 10 al 24 ottobre.

Nella regione mediorientale, ha osservato, “convivono fedeli appartenenti a religioni diverse ed anche a molteplici tradizioni e riti distinti”.

“Per quanto riguarda i cristiani, ci sono le Chiese pre-calcedonesi e quelle calcedonesi; Chiese in comunione con Roma ed altre che stanno fuori di tale comunione, ed in entrambe esistono, uno accanto all’altro, molteplici riti”.

“Negli sconvolgimenti degli ultimi anni è stata scossa la storia di condivisione, le tensioni e le divisioni sono cresciute, così che sempre di nuovo con spavento siamo testimoni di atti di violenza nei quali non si rispetta più ciò che per l’altro è sacro, nei quali anzi crollano le regole più elementari dell’umanità”, ha denunciato.

Dopo che “per secoli sono vissuti pacificamente insieme con i loro vicini ebrei e musulmani”, attualmente “i cristiani sono la minoranza più oppressa e tormentata”.

Nonostante voci autorevoli abbiano  condannato gli atti di violenza nei confronti dei cristiani, ha riconosciuto il Papa, queste posizioni “sono troppo deboli”.

L’ostacolo, ha indicato, “è il collegamento tra avidità di lucro ed accecamento ideologico”.

In questo contesto, “sulla base dello spirito della fede e della sua ragionevolezza”, il Sinodo ha voluto sviluppare “un grande concetto del dialogo, del perdono e dell’accoglienza vicendevole, un concetto che ora vogliamo gridare al mondo”.

“L’essere umano è uno solo e l’umanità è una sola – ha dichiarato –. Ciò che in qualsiasi luogo viene fatto contro l’uomo alla fine ferisce tutti”.

Le parole e i pensieri del Sinodo devono essere dunque “un forte grido rivolto a tutte le persone con responsabilità politica o religiosa perché fermino la cristianofobia” e “si alzino a difendere i profughi e i sofferenti e a rivitalizzare lo spirito della riconciliazione”.

Il risanamento, ha commentato, “può venire soltanto da una fede profonda nell’amore riconciliatore di Dio”.

“Dare forza a questa fede, nutrirla e farla risplendere è il compito principale della Chiesa in quest’ora”, ha aggiunto.

Riferendosi al Sinodo, il Pontefice ha poi voluto sottolineare l’“indimenticabile” ospitalità della Chiesa ortodossa sperimentata “con grande gratitudine” durante il suo viaggio a Cipro, dal 4 al 6 giugno scorso, durante il quale ha consegnato l’Instrumentum Laboris dell’assise sinodale.

“Anche se la piena comunione non ci è ancora donata, abbiamo tuttavia constatato con gioia che la forma basilare della Chiesa antica ci unisce profondamente gli uni con gli altri”, ha indicato.

A questo proposito, ha citato “il ministero sacramentale dei Vescovi come portatore della tradizione apostolica, la lettura della Scrittura secondo l’ermeneutica della Regula fidei, la comprensione della Scrittura nell’unità multiforme incentrata su Cristo sviluppatasi grazie all’ispirazione di Dio e, infine, la fede nella centralità dell’Eucaristia nella vita della Chiesa”.

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ZENIT Staff

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