Il Papa augura all'Argentina concordia e prosperità nel suo Bicentenario

Celebrazione nella Basilica di Nostra Signora di Luján

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BUENOS AIRES, giovedì, 27 maggio 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha auspicato concordia e prosperità all’Argentina in un messaggio letto il 25 maggio durante la celebrazione, nella Basilica di Nostra Signora di Luján, del Bicentenario di questa Nazione.

Prima di iniziare il Te Deum, il Nunzio Apostolico e “inviato straordinario” pontificio alla celebrazione, l’Arcivescovo Adriano Bernardini, ha letto un messaggio del Papa al Presidente Cristina Fernández de Kirchner, che era presente, e al popolo argentino.

Nel suo messaggio, il Santo Padre scrive: “Esprimo vivamente il mio affetto e la mia vicinanza spirituale a tutti gli argentini, che raccomando nelle mie preghiere, chiedendo al Signore che li benedica abbondantemente con la concordia, la pace e la prosperità”.

Nel corso della celebrazione, alla quale hanno partecipato anche governanti stranieri e altre autorità, l’Arcivescovo di Mercedes-Luján, monsignor Agustín Radrizzani, ha affermato che il Bicentenario è “un’opportunità di crescita”, presentando le celebrazioni per l’anniversario a partire dalle dimensioni della memoria, dell’identità, della riconciliazione e delle sfide.

“Impariamo dalla nostra crisi, facciamo dei nostri disaccordi un’opportunità di crescita. Piangere sulle ceneri non serve a niente. La mancanza di speranza non ha mai aiutato. Si può crescere solo nella comunione e nell’amore reciproco”, ha dichiarato nella Basilica di Nostra Signora di Luján, patrona dell’Argentina, luogo scelto dal Capo di Stato per celebrare il Te Deum il 25 maggio.

Per il presule, il Bicentenario “interpella, interroga, richiede soluzioni, stimola a elaborare progetti politici, a presentare proposte sociali e culturali, a migliorare la qualità delle nostre istituzioni”, perché “qui è in gioco la nostra capacità di essere Nazione”.

“Siamo di fronte a un’opportunità unica, anche a livello mondiale, dove la cosiddetta globalizzazione ci sfida a non perdere la nostra identità e a non ripiegarci su noi stessi. Si tratta di arricchirci donandoci. E’ anche un’occasione propizia e perfino necessaria per una maggiore integrazione al continente”.

Monsignor Radrizzani ha poi richiamato le parole di Benedetto XVI dicendo che bisogna promuovere “una maggiore fedeltà alla democrazia, visto che è l’unica che può garantire l’uguaglianza e i diritti di tutti”, “una democrazia con valori, cioè che cerchi la verità e si provi nella giustizia”.

C’è poi “la sfida di un’istruzione per tutti e che, come diceva il grande educatore della gioventù San Giovanni Bosco, abbia l’obiettivo di creare cittadini onesti e buoni cristiani”.

Un’altra sfida “improcastinabile”, ha aggiunto, è quella di “saldare il nostro debito con le popolazioni indigene”.

Entrambi questi compiti, ha rimarcato, “ci permetteranno di costruire il nostro futuro in pace e prosperità”.

Monsignor Radrizzani ha quindi indicato che serve “un dialogo magnanimo e sereno, che significa aprire la strada attraverso la parola, e per questo dobbiamo ascoltarci con rispetto e rafforzare il consenso su riferimenti comuni e costanti, al di là di interessi personali e di parte”.

L’Arcivescovo ha riconosciuto che “non sarà facile includere tutti, promuovere l’uguaglianza e lo sviluppo sociale”, e che “senza la presenza e l’aiuto divino ciò è impossibile, visto che la povertà più grande è quella di non riconoscere la presenza del Mistero di Dio e del suo amore nella vita dell’uomo”.

Il presule ha quindi concluso l’azione di grazie affidando il Bicentenario alla Madonna di Luján, perché ottenga da Gesù “la forza e la saggezza che ci conducano in modo deciso verso la Patria di fratelli alla quale aspiriamo”.

Allo stesso modo, ha chiesto al Signore di concedere agli argentini “umiltà per poterti servire nei poveri; speranza per superare le difficoltà; pazienza per saper costruire con generosità e gioia; fame e sete di giustizia per lavorare per un mondo nuovo; misericordia per saperci perdonati; un cuore puro per scoprirti in tutti; essere artefici della pace ogni giorno della nostra vita. In una parola, di non vergognarci mai di credere in Te e di vivere coerentemente il Vangelo. Gesù Cristo, Signore della storia, abbiamo bisogno di te. Sii nostro Pastore e guidaci sempre”.

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ZENIT Staff

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