Il Papa al RnS: "Prima pensavo foste una 'scuola di samba', poi ho capito che siete una corrente di grazia"

50.000 persone oggi allo Stadio Olimpico per l’incontro di Francesco con il Rinnovamento nello Spirito. Tra canti e preghiere, il Papa invita il movimento a celebrare Pentecoste 2017 a San Pietro

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Luciano Ligabue può solo sognarla un’accoglienza così. Avvolto dall’abbraccio di 50.000 membri del Rinnovamento nello Spirito Santo, l’ingresso di Papa Francesco nello Stadio Olimpico, per la prima delle due giornate della 37ma convocazione nazionale del movimento, è stata segnata da un’ovazione che, vista la circostanza, si potrebbe definire proprio “da stadio”.

Per raggiungere il palco – lo stesso del concerto di Ligabue di ieri sera – Bergoglio ha percorso a piedi un tratto del prato del campo; in quel momento era impossibile contare le mani alzate dagli spalti gremiti che volevano salutare, fotografare, sventolare cartelloni e bandierine, e manifestare gesti d’affetto al Pontefice. Tutto accompagnato da cori, canti e inni, che hanno fatto subito entrare il Papa nel clima di festa dell’evento.

Ad accompagnare il Pontefice il presidente del Rns Salvatore Martinez e il reggente della Casa pontificia, padre Leonardo Sapienza. Proprio Martinez ha preso per primo la parola, dicendo: “Santità, si rallegri il suo cuore. Il rinnovamento è unito intorno a lei e l’unità sarà il segno della nostra credibilità”. Ha poi fatto partire il canto d’invocazione dello Spirito Santo, al quale si è unito lo stesso Francesco ricordandolo da tante Messe celebrate a Buenos Aires con il movimento.

Per il Papa più che un’udienza si è trattato infatti di un ritorno a casa. La familiarità con il RnS è apparsa chiara nelle sue parole che, tra il serio e il faceto, non hanno risparmiato critiche e raccomandazioni, ma anche lodi e incoraggiamenti al movimento. Come quando ha raccontato di esser stato inizialmente diffidente, da vescovo di Buenos Aires, nei confronti del Rinnovamento. “Dicevo: questi sono una ‘scuola di samba’”, ha scherzato, riferendosi al modo di pregare dei seguaci caratterizzato da canti e gestualità.

Ha poi aggiunto subito dopo di aver capito che dietro quei ‘movimenti c’era invece una profonda spiritualità e una grazia che passava. Ha quindi rivalutato il Rinnovamento, imparando ad apprezzarne il modo di vivere la fede. Tanto che nel 2013 fu nominato Assistente ecclesiastico per l’Argentina. Solo che, qualche mese dopo, dovette partire per Roma per un certo Conclave. E a Buenos Aires non ha più fatto ritorno.

Durante il suo discorso, Francesco ha ricordato poi gli impegni fondamentali di tutti i membri del Rinnovamento carismatico che, ha definito “una corrente di grazie” e parte di una “grande orchestra” che è la Chiesa, dove ogni voce diversa è funzionale a creare un’unica armonia.  Ha anche raccomandato ai “responsabili” – che, ha detto, “preferisco chiamare ‘servitori’” – di custodire sempre il dono dell’umiltà, cercando di “non ingabbiare lo Spirito Santo” né essere “controllori” della grazia di Dio: “Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non fate la ‘dogana’ dello Spirito Santo”, ha affermato Francesco.

E ha ricordato anche che “quando qualcuno si crede più importante di un altro, incomincia la peste… Nessuno può dire io sono il capo, voi come tutta la Chiesa avete un solo capo e Signore: il Signore Gesù. Il capo del Rinnovamento è il Signore Gesù. Lo possiamo dire con la potenza che ci dà lo Spirito Santo”.

Il Vescovo di Roma ha inoltre pregato con tutti fedeli, dicendo: “Signore, guarda il tuo popolo in attesa dello Spirito Santo, guarda i giovani, guarda le famiglie, guarda i bambini, guarda gli ammalati, guarda i sacerdoti, i consacrati le consacrate guarda noi vescovi, guarda tutti, e concedi a noi quella santa ubriachezza, quella dello Spirito, quella che ci fa parlare tutte le lingue, le lingue della carità, sempre vicino ai fratelli e sorelle che hanno bisogno di noi”. “Insegnaci – ha proseguito – a non lottare fra di noi per avere un pezzo in più di potere, ad essere umili, ad amare più la Chiesa che il nostro partito, a ricevere lo Spirito, invia Signore il tuo Spirito su di noi”.

Poco prima, il Pontefice aveva risposto ai testimoni scelti per l’incontro per rappresentare ogni fascia dei membri del RnS: un sacerdote, un giovane, una coppia di sposi e una disabile. La prima parola l’ha rivolta ai sacerdoti, ai quali ha chiesto una “doppia vicinanza”: “a Gesù”, con la preghiera e l’adorazione, e “alla gente”, con l’amore.

Ha poi parlato di famiglia, definendola “il luogo in cui Gesù cresce nell’amore dei coniugi, nella vita dei figli”. Per questo, “il nemico attacca tanto la famiglia, il demonio non la vuole e cerca di distruggerla, cerca di fare in modo che l’amore non sia lì”, ha sottolineato il Santo Padre. “Le famiglie sono una Chiesa domestica – ha aggiunto – Gli sposi sono peccatori come tutti, ma vogliono andare avanti nella fede, nei figli e nella fede dei figli. Il Signore benedica la famiglia, la renda forte in questa crisi dove il diavolo vuole distruggerla”.

Parlando di famiglia, non si può trascurare il ruolo svolto dai nonni che sono “l’assicurazione della nostra fede”. “Gli anziani come il buon vino hanno la libertà dallo Spirito Santo”, ha detto Bergoglio, ricordando l’episodio della presentazione di Gesù al Tempio, dove venne accolto da due anziani Simeone e la profetessa Anna. “Proprio gli anziani che tante volte scartiamo sono la saggezza della Chiesa. E quella nonnina Anna ha canonizzato le chiacchiere perché, invece di fare pettegolezzi, andava da una parte all’altra a dire che era arrivato il Salvatore”.

E se gli anziani sono il simbolo del passato, della storia e della memoria, i giovani sono la speranza del futuro. “Sarebbe triste che un giovane custodisse la sua gioventù in una cassaforte”, ha detto il Papa. Così facendo, “la gioventù diventa vecchia, uno straccio e non serve più a niente”. La gioventù invece “è per rischiarla, con speranza. È per scommetterla su cose grandi. La gioventù è per darla, perché altri conoscano il Signore. Non risparmiate per voi la vostra gioventù, andate avanti”.

Il Pontefice ha risposto anche alla ragazza non vedente che aveva raccontato di aver visto la luce nella sua vita, nonostante la cecità: la luce di Cristo. “I fratelli e sorelle che soffrono, che hanno una malattia, che sono disabili, sono fratelli e sorelle unti dalla sofferenza di Gesù Cristo, che imitano Gesù nel momento difficile della sua croce”, ha affermato Francesco. “Questa unzione della sofferenza la portano loro avanti per tutta la Chiesa”. Quindi, “grazie tante – ha detto il Papa – per la speranza che voi testimoniate, quella speranza che ci porta avanti cercando la carezza di Gesù”.

Dopo le preghiere e i canti di esultanza (tra cui anche un flashmob) – durante i quali Bergoglio si è inginocchiato sul palco – il Pontefice ha concluso il grande incontro con una richiesta: “Aspetto tutti voi carismatici del mondo per celebrare insieme al Papa il vostro grande Giubileo, nella Pentecoste del 2017, nella piazza San Pietro”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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