Il Papa ai cristiani in Medio Oriente: senza comunione non c'è testimonianza

Per vivere dignitosamente, “occorre favorire condizioni di pace e di giustizia”

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 10 ottobre 2010 (ZENIT.org).- “Senza comunione non può esserci testimonianza: la grande testimonianza è proprio la vita di comunione”. E’ quanto ha detto questa domenica Benedetto XVI nel presiedere nella Basilica Vaticana la Messa d’apertura dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi.

L’incontro, che riunirà in Vaticano fino al 24 ottobre prossimo 185 Padri sinodali, ha come tema: “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”.

“Questa regione del mondo – ha detto il Pontefice –, Dio la vede da una prospettiva diversa, si direbbe ‘dall’alto’: è la terra di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; la terra dell’esodo e del ritorno dall’esilio; la terra del tempio e dei profeti; la terra in cui il Figlio Unigenito è nato da Maria, dove ha vissuto, è morto ed è risorto; la culla della Chiesa, costituita per portare il Vangelo di Cristo sino ai confini del mondo. E noi pure, come credenti, guardiamo al Medio Oriente con questo sguardo, nella prospettiva della storia della salvezza”.

La Chiesa, ha continuato il Papa, è stata “costituita per essere, in mezzo agli uomini, segno e strumento dell’unico e universale progetto salvifico di Dio” ed è questa la prospettiva con la quale occorre guardare al Medio Oriente.

“Guardare quella parte del mondo nella prospettiva di Dio significa riconoscere in essa la ‘culla’ di un disegno universale di salvezza nell’amore, un mistero di comunione che si attua nella libertà e perciò chiede agli uomini una risposta”, ha spiegato.

Richiamando quindi il tema dell’Assise sinodale Benedetto XVI ha detto che la “comunione è la vita stessa di Dio che si comunica nello Spirito Santo, mediante Gesù Cristo. È dunque un dono, non qualcosa che dobbiamo anzitutto costruire noi con le nostre forze. Ed è proprio per questo che interpella la nostra libertà e attende la nostra risposta: la comunione ci chiede sempre conversione, come dono che va sempre meglio accolto e realizzato”.

Il Papa ha poi precisato che “lo scopo di questa Assise sinodale è prevalentemente pastorale” e che “pur non potendo ignorare la delicata e a volte drammatica situazione sociale e politica di alcuni Paesi, i Pastori delle Chiese in Medio Oriente desiderano concentrarsi sugli aspetti propri della loro missione”.

“Questa occasione – ha evidenziato – è poi propizia per proseguire costruttivamente il dialogo con gli ebrei, ai quali ci lega in modo indissolubile la lunga storia dell’Alleanza, come pure con i musulmani”.

Il Pontefice, pur auspicando che i fedeli possano ravvivare “la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente”, ha ricordato che “quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione”.

“Tutti dunque sono chiamati a dare il proprio contributo: la comunità internazionale, sostenendo un cammino affidabile, leale e costruttivo verso la pace; le religioni maggiormente presenti nella regione, nel promuovere i valori spirituali e culturali che uniscono gli uomini ed escludono ogni espressione di violenza”.

Successivamente nell’introdurre la preghiera mariana dell’Angelus recitata insieme ai fedeli e ai pellegrini riuniti in piazza San Pietro il Papa ha ricordato che nei Paesi mediorientali, “purtroppo segnati da profonde divisioni e lacerati da annosi conflitti, la Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima comunità di Gerusalemme”.

“Questo compito è arduo – ha concluso –, dal momento che i cristiani del Medio Oriente si trovano spesso a sopportare condizioni di vita difficili, sia a livello personale che familiare e di comunità. Ma ciò non deve scoraggiare: è proprio in quel contesto che risuona ancora più necessario e urgente il perenne messaggio di Cristo: ‘Convertitevi e credete nel Vangelo’ (Mc 1,15)”.

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ZENIT Staff

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