Il Papa a Tor Bella Monaca tra gente "buona" con l'unico "difetto" di essere povera

Nel quartiere alla periferia di Roma, Francesco incontra malati, suore e fedeli. Intavola un dialogo con i bambini e nell’omelia ricorda che la “doppia faccia” allontana da Cristo

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“La gente di Tor Bella Monaca è gente buona. Ha solo un difetto, lo stesso che avevano Gesù, Giuseppe e Maria, quello di essere poveri. La povertà, con la differenza che Gesù e Giuseppe avevano lavoro, tanta gente non ha invece da dar da mangiare ai figli”.

Realista e sensibile ai drammi dell’uomo, Papa Francesco nella sua visita di oggi pomeriggio nel quartiere romano di Tor Bella Monaca posa subito lo sguardo sulle difficoltà e le problematiche sociali che segnano questa zona nella periferia sud della Capitale.

Nell’incontro con il Consiglio pastorale, poco prima della Messa nella parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore, Francesco parla infatti della “ingiustizia e discriminazione” che mettono a dura prova la “bontà” delle persone, e denuncia la piaga della disoccupazione che spinge spesso giovani o genitori di famiglia a cedere a guadagni facili ma illeciti.

“Grazie per quello che fate”, dice quindi il Papa. Ed invita alla vicinanza e all’ascolto perché “quando la gente si sente accompagnata e ben voluta non cade nella rete dei cattivi, dei mafiosi che sfruttano la gente povera per farle fare il lavoro sporco. Poi se la polizia li trova, trova la povera gente e non i mafiosi che pagano la loro sicurezza, voi lo sapete”.

Bisogna perciò “stare vicino alla gente”, ha insistito Bergoglio: “Noi non possiamo andare con il ‘tu devi, tu devi’, ma con quella vicinanza che è la carezza che Gesù ci ha insegnato”. Vicinanza quindi “anche a quello che io so che ha fatto fuori due, tre persone”. “Sì, avvicinati” anche a lui, dice il Papa, “perché anche quello ha un cuore e c’è tanta ingiustizia” e non si combatte questa “facendo manifestazioni politiche e poi andando a mangiare una bella pizza con la birra tutti insieme, ma con la vicinanza concreta”.

Parole, queste, che rimarranno incise nel cuore dei circa 40mila abitanti venuti in grandissimo numero ad accogliere il Santo Padre. Chi con bandierine o striscioni, chi armato di tablet e smartphone, chi pronto a sollevare i propri neonati per una benedizione.

A proposito di bambini, proprio i piccoli sono stati i protagonisti dei primi momenti di Bergoglio a Tor Bella Monaca. Un migliaio di loro, provenienti dall’oratorio o dalle altre realtà della parrocchia, hanno incontrato il Pontefice nel campo sportivo fuori dal Centro Caritas di Santa Giovanna Antida, regalandogli una maglia di calcio.

È seguito poi il consueto ‘botta e risposta’. Domande semplici, da catechismo, del tipo: “Cosa ha provato quando è stato eletto Papa?”; “Se Dio perdona tutti, come mai esiste l’inferno?” e “Che vuol dire vivere da cristiano?”. Francesco risponde a tono, con frasi semplici ma di effetto, come: “Precetti e divieti da soli non ti fanno un buon cristiano. Cristiano è l’amore di Gesù”. Racconta poi ai bimbi dell’orgoglio di Satana, dell’inferno e del rifiuto di Dio; ricorda quindi la storia del buon ladrone crocifisso accanto a Gesù, per spiegare che “va all’Inferno chi rifiuta il perdono del Dio e va in Paradiso chi invece chiede e accetta il perdono di Dio”.

Prima dei ragazzi, il Papa si era fermato a poca distanza presso il Centro in via dell’Archeologia, nel quale operano le Missionarie della Carità, per volontà della stessa Madre Teresa che vide nel quartiere romano – all’epoca solo una ‘striscia’ di terra della Casilina – la possibilità di vivere il loro carisma “tra i più poveri dei poveri”. Il Papa ha quindi abbracciato circa 80 disabili e malati in rappresentanza di quelli assistiti dalle suore, e ha salutato cinque famiglie bisognose, italiane e straniere.

L’appuntamento nel Centro è durato così a lungo che il Santo Padre è arrivato con circa mezz’ora di ritardo nella grande parrocchia a forma di vela, progettata dell’architetto Pierluigi Spadolini e dell’ingegnere Riccardo Morandi per l’esterno. Una parrocchia giovane, edificata tra il 1985 ed il 1987, il cui interno è corredato da cemento e legno d’ulivo, visitata già da Giovanni Paolo II nel 1988.

Francesco vi entra a capo chino per la Santa Messa, seguito dal cardinale Vallini e dal vescovo di settore Marciante, accolto dal parroco don Francesco De Franco. Intanto i canti e le chitarre dei giovani delle comunità neocatecumenali accompagnano l’ingresso del Vescovo di Roma.

Nell’omelia, tutta a braccio, il Papa si sofferma sul Vangelo di Giovanni in cui Gesù caccia via i mercanti dal tempio. “Due cose mi colpiscono di questo Vangelo: un’immagine e una parola”, dice. L’immagine è quella di Gesù che “con la frusta in mano”, scaccia “tutti questi che approfittavano del tempio per fare affari, questi affaristi che vendevano animali per i sacrifici, scambiavano monete… C’era il tempio sacro con questo sporco fuori”. E Gesù va a fare quindi un po’ di “pulizia”.

La frase è invece che “tanta gente credeva in lui. Ma Lui non si fidava di loro perché conosceva tutti…”. Una frase “terribile”, osserva il Papa, perché significa che “noi non possiamo ingannare Gesù, Lui ci conosce da dentro”. Cristo “non si fidava” di questa gente. E questa – suggerisce Bergoglio – “può essere una bella domanda a metà Quaresima: Gesù si fida di me?”: “Gesù si fida di me? O faccio la doppia faccia? Faccio il cattolico, il vicino alla chiesa, poi vivo come un pagano”.

“Gesù lo sa, Lui sa” qual è la verità. Perché Gesù “conosce tutto quello che è dentro il nostro cuore”. Quindi “noi – ammonisce il Papa – non possiamo ingannare Gesù”, come “non possiamo fare finta di essere santi, chiudere gli occhi, fare così… e poi portare una vita che Lui non vuole”.

Sappiamo con che appellativo Cristo bolla questi doppia faccia: “ipocriti”. Meglio allora essere “peccatori” che ipocriti, dice infatti Papa Francesco: “Ci farà bene entrare oggi nel nostro cuore e guardare Gesù e dire: ‘Signore guarda ci sono cose buone, ma anche ci sono cose non buone. Gesù tu ti fidi di me? Sono peccatore…’. Quello non spaventa Gesù – soggiunge – A Lui quello che lo allontana è la doppia faccia, fare il giusto per coprire il peccato nascosto. ‘Ma io vado in Chiesa tutte le domeniche…’. Ma se il tuo cuore non è giusto, se tu non fai giustizia, se tu non ami, se tu non vivi secondo lo spirito delle Beatitudini, non sei cattolico, sei ipocrita!”.

Allora “entriamo nel nostro cuore”, esorta Francesco, sicuramente troveremo “cose che non vanno bene”, troveremo tante “sporcizie”, quante ne ha trovate Gesù fuori dal tempio. “Peccati di egoismo, superbia, orgoglio, cupidigia, invidia, gelosie… tanti peccati”. Ma proprio per questo dobbiamo rivolgerci al Signore e gridare: “Io voglio che tu ti fidi di me… Allora io ti apro la porta e tu pulisci la mia anima”.

E dobbiamo farlo senza alcuna paura, dice il Papa, perché se Gesù per fare pulizia fuori dal tempio usava una frusta con le cordicelle, per pulire la nostra anima utilizza un’altra ‘arma’: la misericordia. “Aprite il cuore alla misericordia di Gesù”, esorta infatti il Pontefice; diciamogli: “Vieni pulisci con la tua misericordia, con le tue parole dolci, con le tue carezze”. E “se noi apriamo il nostro cuore alla misericordia di Gesù, perché pulisca la nostra anima, Gesù si fiderà di noi”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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