Il pane che dona eternamente la vita

L’incoraggiamento di Benedetto XVI, durante l’Angelus, a nutrirci di Cristo, “pane disceso dal cielo”, e l’appello in favore delle popolazioni asiatiche colpite da calamità naturali

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di Salvatore Cernuzio

CASTEL GANDOLFO, domenica, 12 agosto 2012 (ZENIT.org) – Ancora un appello ha animato il discorso di Benedetto XVI durante l’Angelus di questa mattina, nella residenza estiva di Castel Gandolfo.

Questa volta il pensiero del Santo Padre si è rivolto alle popolazioni delle Filippine, della Repubblica Popolare Cinese e dell’Iran, afflitte dai disastri naturali che hanno provocato loro danni devastanti.

Si parla, infatti, di decine di morti e di migliaia di sfollati nelle Filippine e in Cina per le violente alluvioni, e di oltre 60 villaggi distrutti per un totale di circa 200 morti a causa del terremoto nel Nord-ovest dell’Iran.

“Vi invito ad unirvi alla mia preghiera – ha detto il Papa – per quanti hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastanti calamità. Non manchi a questi fratelli la nostra solidarietà e il nostro sostegno”.

L’accorato appello del Pontefice nasce come frutto della catechesi pronunciata poco prima di introdurre la preghiera mariana, in cui il Santo Padre, richiamando il discorso di Gesù nel Vangelo odierno, si è soffermato sul “pane disceso dal cielo”.

Un pane, che se “mangiato con fede” – ha sottolineato – “trasforma la nostra vita e ci incoraggia a condividere con i nostri fratelli e sorelle che hanno fame di cibo materiale e spirituale e soprattutto di amore e di speranza”. 

È lo stesso pane che Gesù moltiplica insieme ai pesci per sfamare la folla di cinquemila uomini. Questo prodigio “ha un significato profondo”, che Cristo vuole aiutare gli uomini a comprendere, ha precisato il Papa.

“Nel saziare in modo miracoloso la loro fame fisica, li dispone ad accogliere l’annuncio che Egli è il pane disceso dal cielo che sazia in modo definitivo” ha spiegato infatti.

Anche il popolo ebraico – ha ricordato Benedetto XVI – ha conosciuto questo pane di vita eterna mentre si trovava in cammino nel deserto: ovvero la manna, il cibo della Provvidenza divina, che gli ha permesso di mantenersi vivi.

Nel pensiero ebraico, “era chiaro che il vero pane del cielo, che nutriva Israele, era la Legge, la parola di Dio”. Gesù, però, viene a dare una nuova verità: “nel manifestarsi come il pane del cielo, testimonia di essere Lui la Parola di Dio, la Parola incarnata, attraverso cui l’uomo può fare della volontà di Dio il suo cibo, che orienta e sostiene l’esistenza” ha osservato il Pontefice.

Lo conferma Cristo stesso nella lettura di oggi, parlando di sé come del vero pane disceso dal cielo, che dona la vita in eterno. Ha affermato il Santo Padre: “Lui è il cibo che dà la vita eterna, perché è il Figlio unigenito di Dio, che sta nel seno del Padre, venuto per donare all’uomo la vita in pienezza, per introdurre l’uomo nella vita stessa di Dio!”.

Attenzione, quindi, a “dubitare della divinità di Gesù”, perché questo significherebbe “opporsi all’opera di Dio”, ha ammonito il Papa, richiamando l’esempio dei Giudei del passo evangelico di oggi, i quali “non vanno oltre le origini terrene di Gesù e per questo si rifiutano di accoglierlo come la Parola di Dio fattasi carne”.

Citando Sant’Agostino: i Giudei “erano lontani da quel pane celeste, ed erano incapaci di sentirne la fame. Avevano la bocca del cuore malata… Infatti, questo pane richiede la fame dell’uomo interiore”.

Noi, invece, sentiamo realmente questa fame? “La fame della Parola di Dio, la fame di conoscere il vero senso della vita”? Sono interrogativi che dobbiamo porci costantemente e su cui riflettere, secondo Benedetto XVI, dal momento che: “Solo chi è attirato da Dio Padre, chi lo ascolta e si lascia istruire da Lui può credere in Gesù, incontrarlo e nutrirsi di Lui e così trovare la vera vita, la strada della vita, la giustizia, la verità, l’amore”.

Mangiare il pane vivo significa, dunque, rinascere a una vita più vera. È questo il cuore della catechesi di oggi, oltre che la grazia richiesta dal Santo Padre nell’invocazione conclusiva alla Madre di Dio, quale dono della Sua intercessione.

“Invocando Maria Santissima – è la preghiera del Pontefice – chiediamole di guidarci all’incontro con Gesù perché la nostra amicizia con Lui sia sempre più intensa; chiediamole di introdurci nella piena comunione di amore con il suo Figlio, il pane vivo disceso dal cielo, così da essere da Lui rinnovati nell’intimo del nostro essere”. 

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ZENIT Staff

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