"Il Padre nostro"

Alla riscoperta delle più importanti preghiere cristiane (Prima parte)

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Le abbiamo imparate quando eravamo piccoli, spesso le abbiamo mandate giù a memoria e magari continuiamo a ripeterle oggi, più per abitudine che per fede, senza apprezzarne il significato. Stiamo parlando delle preghiere. La spiegazione del loro contenuto può essere oggetto, chiaramente in modo diverso, sia di una catechesi che di una lezione di religione a scuola. Vogliamo iniziare questo percorso di riscoperta a partire dalla preghiera del cristiano: il “Padre Nostro”.

Raccontano i Vangeli di Luca e Matteo che fu lo stesso Gesù a insegnare ai discepoli questa preghiera, ma le parole del Signore sono tutt’altro che frutto di qualcosa di improvvisato. Forse non ci abbiamo mai fatto caso ma le parole del “Padre nostro” sono disposte secondo una precisa struttura.

Lasciamo da parte la versione secondo Luca e prendiamo in esame quella secondo Matteo che è quella che comunemente recitiamo.

La preghiera si compone di una invocazione e di 7 richieste:

0) Padre nostro che sei nei cieli

1) sia santificato il tuo nome

2) venga il tuo regno

3) sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra

4) Dacci oggi il nostro pane quotidiano

5) rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori

6) e non ci indurre in tentazione

7) ma liberaci dal male.

La struttura

Con l’invocazione il fedele si rivolge a Dio e lo invita all’ascolto delle sue richieste. Fra queste domande, le prime tre riguardano Dio mentre le ultime quattro riguardano l’uomo. Questa divisione la ritroviamo anche, ad esempio, nella recita del rosario, quando la voce guida recita la prima parte e gli altri fedeli recitano la seconda.

La domanda più importante è la quarta. Infatti, oltre a trovarsi in posizione centrale, questa richiesta è incorniciata dalle domande 3 e 5 che sono le uniche a contenere una espansione della frase principale introdotte dalla parola “come”. Ma la sua preminenza sulle altre domande è data dal diretto collegamento con la parola “Padre” contenuta nell’invocazione: infatti è proprio il padre colui che nelle società antiche sfamava i propri figli.

Il significato

Passiamo ora a una breve spiegazione della preghiera.

0)  Solo sull’invocazione si potrebbero scrivere molti trattati di teologia! Invocare Dio con la parola “Padre” è una novità introdotta dal cristianesimo. Infatti nell’antichità Dio poteva essere considerato padre degli dei come per i greci, o padre di un popolo, come per Israele. Ma mai nessuna religione si era rivolta alla propria divinità invocandola con una tale confidenza e estendendo la paternità di Dio ad ogni uomo. La parola “nostro” sottolinea la vicinanza di Dio all’orante, mentre le parole “che sei nei cieli” mettono in evidenza l’alterità di Dio rispetto al mondo e quindi la sua distanza o trascendenza.

Per approfondimenti o informazioni: www.nicolarosetti.it

(Articolo tratto da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)

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Nicola Rosetti

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