African Migrants Crossing the Mediterranean

Wikimedia - Cortesia Guardia di Finanza

Il naufragio a Nord della Libia "si sarebbe potuto evitare"

Cordoglio del Centro Astalli per l’ennesima tragedia del mare di cui sono vittime i migranti. “È il prezzo che paghiamo per aver interrotto Mare Nostrum”

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L’ennesima strage nel Mar Mediterraneo è avvenuta ieri al largo della Libia: un barcone con a bordo centinaia di migranti si è ribaltato, 25 morti e tanti dispersi, 400 le persone salvate dalla Guardia Costiera italiana.

Il Centro Astalli, sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS, esprime ancora una volta profondo cordoglio per le decine di vittime del naufragio di ieri a largo della Libia. “Siamo di fronte all’ennesimo tragedia che si sarebbe potuta evitare mettendo in atto una politica seria e responsabile da parte degli stati e delle istituzioni europee – si legge in una nota -. Questo ennesimo naufragio mostra in tutta la sua evidenza l’inefficacia dell’azione di salvataggio e soccorso messa in atto dall’Ue”.

Di qui la richiesta “ancora una volta all’Ue e ai governi nazionali di mettere in cima alle priorità del loro agire misure volte ad evitare la morte di chi ad oggi non ha altra possibilità per chiedere asilo in Europa se non quella di pagare dei trafficanti. Negli ultimi mesi assistiamo attoniti alla morte di persone in mare nel momento in cui, avvistate e avvicinate, dovrebbero essere soccorse e salvate dalle navi deputate. Oggi paghiamo il prezzo altissimo della scelta nefasta di interrompere l’operazione Mare Nostrum e sostituirla con Triton che oggi mostra ancora una volta di non riuscire ad adempiere il suo mandato: soccorrere e salvare vite”.

Il Centro Astalli ribadisce ancora una volta “l’urgenza della creazione di canali umanitari sicuri. Servono vie legali che permettano a chi scappa da guerre e persecuzioni di chiedere asilo in Europa senza rischiare la vita in mano ai trafficanti”.

Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, afferma: “Se l’Europa non riesce a salvare le vite umane che tenta di soccorrere, chiediamoci cosa non sta funzionando. A questo punto pare evidente che il salvataggio di vite umane e l’accoglienza dei rifugiati non è un problema meramente di opportunità o possibilità economica. Bisogna cambiare rotta e ridefinire il senso di una civiltà che, pur di non accogliere, uccide”.

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ZENIT Staff

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