Il Natale supera la guerra

Il film ‘Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia’ racconta della Tregua di Natale avvenuta durante la Grande Guerra tra soldati francesi, tedeschi e scozzesi

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“Io sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre”. Così scriveva Oriana Fallaci nel suo Niente e così sia, libro di testimonianza sulla guerra del Vietnam.

La guerra appunto, un’insulsa prova di forza da parte di uomini e nazioni convinti che, grazie alle armi e alla brutalità, si possano sottomettere e governare popolazioni, cancellando i diritti e la dignità degli uomini. Esistono però sentimenti in grado di attraversare trasversalmente gli eventi, capaci cioè di legare gli animi superando le differenze ideologiche e razziali.

Questo è il caso della Tregua di Natale del 1914 tra soldati tedeschi, francesi e scozzesi, rappresentata nel commovente film del 2005 Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia. La pellicola, scritta e diretta da Christian Carion e presentata fuori concorso al Festival di Cannes 2005, racconta la storia di due cantanti lirici che si recano sul fronte tedesco la vigilia di Natale, per allietare con il loro canto le truppe.

Basta la prima strofa di Silent Night per attirare l’attenzione del “nemico” scozzese, che risponde a suon di cornamusa con Adeste Fidelis. Anche l’esercito francese si unisce ai canti e così i tre diversi schieramenti si riuniscono e decidono di dichiarare tregua per una notte, per avere la possibilità di festeggiare tutti insieme il Santo Natale. Il terreno di guerra muta così in un terreno di condivisione, dove vengono scambiati whisky e champagne, abbracci e sorrisi, speranze e sogni. I soldati sanno di andare incontro all’ira dei propri superiori, ma la gioia del Natale è più forte della paura per le autorità.

Ecco che allora nella notte di Natale i soldati delle diverse fazioni decidono di “seppellire i loro morti il giorno in cui Cristo è nato”. Purtroppo però la guerra è una macchina sterminatrice, e passato il giorno di Natale le truppe sono costrette a tornare ad uccidersi a vicenda.

In questo film, che racconta fatti realmente accaduti, assistiamo a momenti di grande impatto emotivo, come la partita di calcio giocata da soldati che fino al giorno prima combattevano l’uno contro l’altro. La religione e la sacralità del Natale riescono a farsi strada lungo le trincee e il cappellano cattolico scozzese ha la possibilità di celebrare la Santa Messa. Tutti partecipano alla funzione, e in una scena che ricorda il finale di Orizzonti di Gloria di Stanley Kubrick, i soldati non riescono a trattenere le lacrime all’udire dell’Ave Maria.

Trova spazio anche l’ironia, con il dibattito su quale nome dare ad un gatto che passava di lì: Felix per i tedeschi, Nestor per i Francesi. Ed è proprio la sequenza del gatto che può essere presa come metafora esplicativa del film. Sia che si chiami Felix o che si chiami Nestor, quel gatto rimane sempre lo stesso, con la stessa capacità di trasmettere gioia e allegria, ai francesi come ai tedeschi. Così, sia che un uomo indossi la divisa scozzese, francese o tedesca, rimane sempre un uomo, con le stesse speranze, con le stesse paure, ma soprattutto con la stessa voglia di interrompere un’inutile guerra, di ritrovare la propria umanità.

Si possono così superare le differenze culturali, si possono varcare quelle barriere mentali che hanno portato milioni di vittime; un soldato francese può rispondere con il proprio “Joyeux Noël” al “Frohe Weihnachten” di un soldato tedesco, ridendoci insieme.

La guerra, anche se solo per una notte, si è dovuta arrendere di fronte ad un universale pacifismo; l’assurdità del conflitto armato è stata smascherata dalla forza del sentimento popolare. Oggi più che mai questo film ci può aiutare a vivere il Natale non solo sotto il segno della goliardia.

 In una società in cui il valore della solidarietà è continuamente minato dall’egoismo e dalla vanità, e in cui quelle stesse barriere che hanno portato alla Grande Guerra cento anni fa sono ancora presenti e forti tra noi, pensare a quei soldati che hanno deposto le armi per festeggiare insieme la nascita del Bambinello ci può aiutare a ricordare perché Cristo è venuto tra noi e lo festeggiamo la Notte di Natale: l’unione di tutti gli uomini e l’amore per il prossimo.

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Gianluca Badii

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