Il mistero Pasquale rivelato dal pentimento del ladrone

Il Presidente del Rinnovamento nello Spirito spiega perchè la fede salva

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di Salvatore Martinez

ROMA, venerdì, 30 marzo 2012 (ZENIT.org) – La più bella preghiera pasquale. Uno dei malfattori, appeso alla croce insieme a Gesù, disse: «“Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”» (cfr Lc 23,42-43).

Questo “quadro evangelico” ci permette di entrare nel mistero della Pasqua, che mai potrà dirsi definitivamente sondato.

Rileggiamo, così, un insolito dialogo tra due uomini appesi a una croce, sospesi tra terra e cielo: da una parte il Figlio di Dio, destinato dalle Scritture a una morte ignominiosa quanto ingiusta; dall’altra un comune malfattore, che pagava il prezzo legale dei suoi crimini.

Ancor più insolito è il tenore di questo dialogo: si parla di vita ultraterrena.

Il malfattore crede che la morte non sia la parola finale della sua esistenza terrena; crede che c’è un “cielo” in cui è possibile entrare e da questo cielo chiede a Gesù di non essere escluso.

La domanda è accolta; la risposta di Gesù non lascia dubbi: «Oggi con me sarai nel paradiso».

Il “buon” ladrone, in fondo, rompendo il silenzio ribalta la storia, la riscrive. La sua è la più straordinaria professione di fede che i Vangeli ci raccontino, la più sofferta, la più intima. Al suo fianco, inchiodato a un legno, c’è Dio, non un altro uomo corrotto dal peccato e meritevole di un destino di morte.

È l’estremo, incredibile, irripetibile dialogo del Dio divenuto uomo con l’uomo che chiede di divenire Dio, di stare con Dio, di rimanere per sempre con lui nel regno dei cieli.

Questo ladrone formula la migliore “preghiera pasquale” che ci possa capitare di udire. È il migliore viatico alla Pasqua di Gesù nella nostra vita.

Il ladrone è la bocca del mondo che non si dimentica del Paradiso; è la voce sofferente di un mondo che non si arrende, quando Dio sembra morire, e invoca la Pasqua di risurrezione.

È questo ladrone che combatte e vince l’errore in cui l’umanità stava precipitando, considerando tutto ormai finito.

Un monito per la nostra umanità, sempre più abituata all’inferno di questo mondo e sempre meno attratta dalla gioia del Paradiso: in Gesù tutto “sta per compiersi”, non per finire! In Gesù tutto ha sempre inizio.

Nell’ora della morte avere fede è già Pasqua. Non è possibile meritare la Pasqua di Gesù senza i sentimenti del buon ladrone. Nessun’altra voce si unì in aiuto di Gesù, se non la sua. Con energia e fermezza non badò allo scandalo che soffriva: il ladrone sceglie di avere fede come nessun altro in quell’ora tremenda.

Il ladrone non si lasciò impressionare vedendo Gesù in croce, impotente nella debolezza della carne spogliata dai peccati altrui. Il suo cuore non si lasciò intimorire, pur dinanzi alla schiera dei carnefici che acclamavano alla morte. Neanche il clamore del popolo inferocito lo impressionava, né il fanatismo degli infedeli o il vituperio dei bestemmiatori e dei calunniatori.

Di tutto ciò il malfattore non ebbe cura, ma con franchezza professò la sua fede, dicendo ad alta voce: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

A ben vedere è questo il primo, grande annuncio della Pasqua, il primo anticipo di luce della Pasqua che accende le tenebre del monte Golgota.

Questa professione di fede, che parte dal cuore di un uomo, dice che ogni cuore umano è fatto per la Pasqua, non per la morte; per la gloria, non per la sconfitta umana.

Come avrebbe potuto Gesù non rispondere dinanzi a tanta fede? Lui che si era commosso per la fede della gente stanca che lo seguiva (cfr Mc 6,34 ss), per la fede del centurione (cfr Mt 27,54), per la fede della Cananea (cfr Mt 15,21-28), ora ha dinanzi a sé l’umanità che chiede la Pasqua, che vuole risorgere; che non crede nella morte, ma nella vita; che non vuole la tristezza, ma la gioia; che non è fatta per l’inferno, ma per il Paradiso.

Ecco cosa incarna il “buon ladrone”: il bene che non conosce confini, che supera i limiti della terra, che dilata la vita umana sino a renderla, in Gesù, divina, eterna.

“Oggi con me sarai nel paradiso”. C’è tutto in questa risposta di Gesù.

“Oggi”. È così annunziato un nuovo inizio: l’accesso all’eternità per tutti gli uomini. Un nuovo tempo, che non va rinviato.

“Oggi”. Non domani, perché la risurrezione è il tempo presente di Dio.

“Oggi”. È questo il metro di Dio, la sola misura del tempo divino. L’eternità è nel presente. L’eternità è Gesù, sempre e per sempre vivo.

[Per ogni approfondimento si consiglia la lettura del libro di Salvatore Martinez: Ridire la Fede ridare la speranza, rifare la carità, Edizioni RnS, 2011]

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ZENIT Staff

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