"Il mio oggi deve diventare l'oggi di Dio"

Francesco e il Papa per iniziare l’anno universitario: il recente pellegrinaggio degli studenti romani ad Assisi

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di Marina Tomarro

ROMA, venerdì, 16 novembre 2012 (ZENIT.org) – “Gli insegnamenti e il luminoso esempio di vita del serafico padre Francesco suscitino in voi propositi di fedeltà a Cristo e di generoso impegno nella testimonianza del messaggio cristiano” Anche Benedetto XVI con un telegramma, ha voluto essere vicino ai 4000 universitari romani che sabato scorso ad Assisi hanno preso parte al X Pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole promosso dall’ Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. Filo conduttore della giornata un versetto del evangelista Luca “Il Padre lo vide da lontano. L’oggi dell’ uomo l’oggi di Dio”. “La fede non è credere in grandi ideali – ha spiegato il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la pastorale universitaria, nella celebrazione eucaristica che ha aperto la giornata, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli – ma capire che quando io mi muovo il Signore mi ha già preceduto, perchè Cristo ha preso su di se la mia vita”.

Leuzzi  ha incoraggiato i ragazzi a non demordere di fronte alle difficoltà che possono insorgere durante il cammino universitario e a non cedere di fronte a false prospettive di grandi ideali, perché solo Dio è la reale essenza della vita. ”Ricordiamoci sempre – ha continuato- che non dobbiamo perdere tempo e rimandare a domani l’incontro con il Signore, il mio oggi deve diventare l’oggi di Dio, perché solo Cristo insieme al Padre da fondamento concreto alla mia esistenza”. E i ragazzi dopo la celebrazione hanno invaso pacificamente la cittadina umbra per visitare il Sacro Convento e tutti quei luoghi dove risuonano ancora i passi di San Francesco e Santa Chiara. “Francesco e Chiara, sono modelli di vita veramente importanti per noi giovani –racconta Giulia che insieme al suo gruppo di amici dell’ Università europea partecipa per la prima volta al pellegrinaggio – Il coraggio di San Francesco nel seguire la sua vocazione, nonostante avesse uno stile di vita diverso da quello che poi ha dovuto seguire secondo la chiamata di Gesù, e Chiara che dopo pochi anni ha fatto la scelta di abbracciare anche lei la povertà e affidarsi completamente a Dio: questi sono stati atti di coraggio che noi giovani dobbiamo in qualche modo emulare!”

“Questo pellegrinaggio – spiega Paolo anche lui studente dell’ Università Europea – rappresenta per noi una bella occasione per fermarsi durante l’anno, e conoscere gli studenti non solo dell’università che frequentiamo, ma anche di tutti gli altri atenei. Inoltre, io penso che vedere tanti ragazzi della stessa età che si ritrovano per pregare è davvero bello e da speranza!” E per questi ragazzi il pellegrinaggio è stato la prima tappa con cui hanno iniziato il loro cammino nell’anno della fede. “Di solito l’università – dice Manuela matricola alla facoltà di Giurisprudenza presso l’ università la Sapienza – è un momento in cui ci si allontana dalla propria casa, in cui se siamo abituati a un certo ambiente, quello della nostra parrocchia con gli amici di sempre, trovarsi di colpo a vivere a Roma, dove tutto ci è estraneo ci fa sentire soli e dispersi. Io credo che questo Anno della Fede per la mia vita non è un caso perché è un richiamo a concentrarmi, a non perdermi durante il mio percorso di studi, e a trovare una parrocchia dove poter continuare il mio cammino di fede”.

Ma quali sono i proposti degli universitari per quest’anno che si apprestano a vivere? “E’ un impegno prima di tutto personale – racconta Luigi che la prossima estate si laureerà in Lettere all’ università di Tor Vergata – ad esempio essere più fedeli nella preghiera, per quanto mi riguarda. Poi, anche nella testimonianza, perché la fede è una cosa che si trasmette, si condivide e si riceve, quindi essere più pronti a testimoniare!” La giornata è stata conclusa da una fiaccolata partita dal piazzale della Basilica inferiore, e presieduta dal vescovo Enrico dal Covolo rettore della pontificia università Lateranense. “A me pare – ha spiegato – che questi ragazzi siano desiderosi di recuperare valori profondi, cioè la spiritualità, la preghiera, l’amore del Signore Gesù Cristo, come assoluto bene della loro vita, e sono proprio quelle cose che la cultura circostante ormai non dà più a loro. Momenti come questi, di intensa spiritualità, scendono nel loro cuore ed è chiaro che veramente e finalmente, raggiungono quella gioia tanto ricercata.  Un gruppo così notevole di giovani che si trovano insieme e che sono felici può darci una speranza di futuro nuovo”.

[L’articolo è tratto dal sito korazym.org]

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ZENIT Staff

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