Il migrante, "simbolo dell'amore di Dio"

Nel quarto giorno di lavori alla Pontificia Università Urbaniana, per il VII Congresso Mondiale della pastorale delle migrazioni, riflessioni sulla dignità dei migranti

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Quarto giorno di lavori alla Pontificia Università Urbaniana, per il VII Congresso Mondiale della pastorale delle migrazioni, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, sul tema “Cooperazione e sviluppo nella pastorale delle migrazioni”.

La sessione del mattino è stata dedicata al tema La dignità del migrante.

Primo intervento della mattinata è stato quello di mons. Silvano M. Tomasi, CS, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, Ginevra (Svizzera). Partendo dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ha analizzato le situazioni in cui i migranti sono privati dei loro diritti e ha ricordato come “il principio della dignità umana implica che i bisogni vitali della persona debbano essere assicurati. L’emigrazione, quando si tratta di una risposta alla necessità di sopravvivenza dalla povertà estrema e dalla fame, dalle minacce alla vita, dalla violenza generalizzata, e condizioni simili, non può essere impedita”. Approfondendo il tema della dignità, mons. Tomasi ha esaminato alcuni passi della Bibbia dove emerge che “il migrante, lo straniero, è il simbolo dell’amore di Dio”. Ha, inoltre, ricordato che, quando accadono tragedie che coinvolgono i migranti, a subirne le conseguenze è l’intera comunità.

La sessione è proseguita con una tavola rotonda sul tema Giovani migranti: potenzialità nel costruire ponti di cooperazione tra le società verso lo sviluppo.

Mons. Barthélemy Adoukonou, Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura (Santa Sede), è intervenuto parlando dei giovani migranti “come potenziale per l’edificazione di ponti tra le società e lo sviluppo” ed ha analizzato la difficile situazione dell’Africa occidentale da cui molti giovani partono in cerca di una vita migliore.

Padre Maurizio Pettenà, CS, Direttore Nazionale dell’Australian Catholic Migrant & Refugee Office, è invece intervenuto trattando il tema della pastorale per i migranti soprattutto “in relazione ai minori non accompagnati richiedenti asilo in Australia e per gli studenti internazionali”. Ha ricordato alcuni criteri fondamentali per garantire la dignità dei migranti.

Infine, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, OSA, Arcivescovo di Panama e Presidente del Segretariato Episcopale dell’America Centrale, ha parlato sulla specificità dell’essere giovani, sulle varie forme di vulnerabilità, passando poi ad esaminare le circostanze e le esigenze particolari degli adolescenti e dei giovani migranti, per offrire, infine, alcune considerazioni circa il potenziale per costruire ponti di cooperazione. Questo potenziale necessita alcune condizioni fondamentali per costruire un futuro desiderabile per i migranti, come l’integrazione legale, lavorativa e socio-culturale.

Nell’arco della giornata, le delegazioni delle conferenze episcopali di Spagna, Argentina, Angola e São Tomé e Príncipe, Germania e Stati Uniti d’America hanno presentato il lavoro pastorale che svolgono con i migranti portando testimonianze concrete.

La sessione pomeridiana è stata dedicata ai gruppi di studio e agli interventi dei Delegati Fraterni.

S.Eminenza Stefanos, Metropolita di Tallinn e di tutta l’Estonia, ha parlato di come l’Unione Europea stia affrontando le problematiche legate a chi richiede asilo e di come, spesso, si creano reazioni che sfociano in forme di razzismo e xenofobia. E’ necessario assicurare ai migranti assistenza per i bisogni quotidiani della vita “ma è altrettanto importante per loro la possibilità di offrire ai propri figli delle buone condizioni per l’educazione e l’istruzione, così come delle prospettive per il futuro che non esistevano nel loro Paese d’origine”.

Mons. Siluan, Vescovo della Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, ha introdotto il tema della diaspora romena. Ha spiegato quali decisioni la Chiesa offra per accompagnare i migranti di fede ortodossa e ha sottolineato la priorità di intensificare “la vita liturgica nelle parrocchie, attraverso progetti sociali, educativi e culturali destinati a rispondere in modo concreto alle sollecitazioni giunte dagli stessi fedeli. La Chiesa Ortodossa Romena – ha affermato – si impegna ad offrire la possibilità ad ogni romeno cristiano ortodosso che si trova all’estero di poter ascoltare i sacri riti nella lingua materna”.

Rev. Catherine Anne Graham, Coordinatrice dell’Anglican Refugee and Migrant Network, con sede a Hong Kong (Cina), ha detto che la Chiesa anglicana sta lavorando in sinergia con le altre Chiese per creare collaborazione nell’accoglienza e nell’accompagnamento dei migranti. In particolare, ha sottolineato l’importanza di sviluppare nuovi metodi per offrire vicinanza a chi lascia il Paese di origine portando l’esempio della M/V Flying Angel, una nave utilizzata per avvicinare chi lavora per mare, offrendo sostegno materiale e spirituale.

La Dott.ssa Doris Peschke, Segretaria Generale della Churches’ Commission for Migrants in Europe, con sede a Bruxelles (Belgio), ha invitato ad accogliere lo straniero quale immagine di Dio. Partendo dalla narrazione evangelica della Samaritana, ha spiegato l’importanza della collaborazione ecumenica per assistere lo straniero. Anche la Chiesa Luterana è impegnata nella cooperazione tra diverse religioni per offrire protezione a chi emigra. La collaborazione tra le Chiese è indispensabile per accogliere varie forme di diversità.

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ZENIT Staff

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