Il messaggio di un Papa

Omelia del card. Sodano nel 1° anniversario della beatificazione di Giovanni Paolo II

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ROMA, domenica, 6 maggio 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo l’omelia pronunciata il 1° maggio scorso dal cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, nella Messa in onore del Beato Giovanni Paolo II nel primo anniversario della sua Beatificazione. La Messa è stata celebrata nella Chiesa romana di S. Stanislao dei Polacchi, situata in via delle Botteghe Oscure.

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Cari Concelebranti, Amici polacchi, Fratelli e Sorelle nel Signore!

Un anno è passato da quel giorno benedetto del 1° maggio scorso e noi abbiamo ancora scolpito nella nostra memoria la scena grandiosa di Piazza S. Pietro, diventata in quel giorno come il cuore del mondo.

Il Papa Benedetto XVI innalzava all’onore degli altari un grande Pontefice, che lo Spirito Santo aveva posto a guidare la Santa Chiesa di Cristo in un’ora tormentata della sua storia.

Noi oggi siamo qui per rinnovare la nostra gratitudine al Signore per aver dato alla Chiesa un tale Pastore ed, allo stesso tempo, per invocare la sua intercessione per le necessità della Chiesa e del mondo intero.

“Dalla finestra del cielo” il compianto Pontefice sembra ancora guardarci, aveva detto l’allora Card. Ratzinger, nell’omelia della S. Messa per i suoi funerali.

“Dalla finestra del cielo” il nostro compianto Papa Giovanni Paolo II sembra oggi guardarci, anche oggi mentre siamo riuniti in questa Chiesa che gli era tanto familiare, per ricordarlo ed affidarci alla sua protezione.

1) Il messaggio della liturgia

Fratelli e Sorelle nel Signore! Le letture bibliche che ora avete

ascoltato ci hanno introdotto molto bene a comprendere la missione che ha svolto nella Chiesa il nuovo Beato.

Nella prima lettura abbiamo ascoltato il Profeta Isaia che già otto secoli avanti Cristo confortava il popolo d’Israele con l’annuncio dell’avvento di un Messia Salvatore del suo popolo ed invitava poi tutti a gioire per il grande dono della sua venuta. Diceva, infatti, il Profeta: “Come sono graziosi sui monti i piedi del messaggero di gioia, del messaggero che annunzia la pace, del messaggero che reca la buona notizia ed annunzia la salvezza” (Isaia 52, 7).

Guardando ormai con l’occhio dello storico i ventisei anni di Pontificato del Beato Giovanni Paolo II, possiamo ben dire che egli ha ben realizzato la missione del Pastore, qual era prevista dal Profeta Isaia, la missione d’essere un messaggero di gioia per il popolo cristiano, un messaggero di pace, un messaggero di salvezza.

Nel Vangelo poi abbiamo ascoltato le celebri parole dette da Gesù a Pietro: “Se mi ami, Pietro, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle” (Gv 21, 15-17).

Era una missione d’amore che Cristo affidava a Pietro ed il generoso pescatore di Galilea la compì con tutto l’entusiasmo della sua fede, fino a donare la vita per Cristo, fino alla prova suprema del martirio.

Così fu per tanti Successori di Pietro nel corso dei secoli. Così è stato per il nostro grande Papa Giovanni Paolo II. Con un profondo amore a Cristo, si è consacrato totalmente al servizio della comunità cristiana, consumando la sua vita per questo grande ideale apostolico. Appunto per questo noi oggi siamo qui per ringraziare il Signore per avercelo dato e pure per meditare sul messaggio che egli ci ha lasciato.

2) Il primo messaggio del Beato

Miei fratelli, molto è già stato scritto sulla vita e sulle opere del Papa Giovanni Paolo II. Giungerà certo l’ora di fare una sintesi del suo Pontificato, guardando a tutti gli aspetti del messaggio che ci ha lasciato. Ma a me sembra che il primo aspetto del messaggio che ci ha lasciato sia il messaggio della santità, il messaggio d’una vita tutta consacrata a Cristo ed alla diffusione del suo Regno nel mondo.

Karol Wojtyła aveva già vissuto intensamente l’ideale cristiano nella sua cara terra polacca, prima come laico impegnato a Wadovice, poi come sacerdote a Cracovia, successivamente come Vescovo Ausiliare ed infine come Arcivescovo Metropolita su quell’insigne Cattedra di S. Stanislao. Ma fu poi sulla Cattedra di Pietro, che egli potè rivelare al mondo intero tutta la sua tempra adamantina, forgiata da una fede profonda in Cristo nostro Salvatore.

Nei processi che si istituiscono presso i Tribunali ecclesiastici, per vedere se un cristiano, sacerdote o laico, uomo o donna, possa essere considerato degno di essere proposto alla Chiesa come modello di perfezione, si esamina in primo luogo se il candidato abbia praticato le tre grandi virtù teologali: la fede, la speranza e la carità. Ebbene, in Karol Wojtyła abbiamo visto un cristiano generoso, diventato poi Pastore nella Santa Chiesa di Cristo, che avanzava sempre alla luce della stella della fede. Anzi, frequentandolo da vicino, sovente pensavo che egli procedesse nel cammino tracciatogli dal Signore “come se vedesse l’invisibile” (cfr Eb, 11, 27). Così, nella Lettera agli Ebrei è descritto Mosè, Liberatore del popolo eletto dalla schiavitù d’Egitto, che avanzava verso la terra promessa, procedendo “come se vedesse l’invisibile”. In realtà, fu proprio la luce della fede a sorreggere il nostro venerato ed indimenticabile Giovanni Paolo II in tante prove della vita.

Congiunta alla sua fede, la virtù della speranza lo portava ad abbandonarsi totalmente nelle mani del Padre che sempre veglia sui suoi figli. Nei momenti difficili della sua vita, vidi sempre nel Papa una serenità invidiabile, che gli proveniva dalla certezza interiore della continua presenza di Dio nella vita degli uomini e dei popoli.

La virtù, infine, della carità gli proveniva da quel fuoco interiore d’amore a Cristo, che fu la ragione della sua vita. “Per me vivere è Cristo”, aveva confidato l’Apostolo Paolo ai cristiani di Filippi (Fil 1, 21). “Per me vivere è Cristo”, fu pure l’ideale di Giovanni Paolo II.

Sono ora passati più di sette anni dalla scomparsa del compianto Pontefice e le sue virtù eroiche sono state riconosciute dalla Chiesa. Veramente in questo caso “vox populi, vox Dei”, la voce del popolo è la voce di Dio.

In questi anni mi sono soffermato sovente in preghiera dinnanzi al sepolcro dell’amato Papa Giovanni Paolo II. Ogni volta, rimango impressionato dalla fiumana di fedeli che si recano a rendere omaggio a questo uomo di Dio che ha riempito di sé la storia della Chiesa e del mondo in questi ultimi tempi. E’ proprio la sua santità ad attrarre uomini e donne d’ogni condizione sociale a sostare in preghiera di fronte ai suoi resti mortali, affidandosi poi alla sua intercessione.

3) Altri messaggi del Papa

Ovviamente al messaggio della santità sono poi collegati tanti altri messaggi che ci giungono dal grande Pontefice che oggi commemoriamo.

C’è, ad esempio, il messaggio della verità, da proclamare sempre ed ovunque. E qui come non ricordare l’annunzio coraggioso del Vangelo di Cristo da parte del nostro Beato, dalla Cattedra di Roma o dalle piazze del mondo intero? Io ho avuto la fortuna di accompagnarlo in molti di questi viaggi ed ho sempre ammirato la forza con cui proclamava la parola di Dio.

Un altro messaggio tipico che il Beato Giovanni Paolo II ci ha lasciato è il messaggio della solidarietà fra gli individui e le Nazioni. E qui come non ricordare le sue grandi Encicliche ove sono pure affrontati i grandi temi dei diritti umani degli uomini e dei popoli!

Come dimenticare poi il messaggio di pace che il compianto Pontefice ci ha lasciato? Dal 1978 al 1989, nei primi 15 anni di Pontificato, egli visse ancora nell’epoca della cosiddetta “guerra fredda”. Negli anni che seguirono, il Papa si trovò di fronte a numerosi altri conflitti, dalla Terra Santa ai Balcani, dall’Africa Centrale all’Iraq, fino al conflitto limitrofe fra Argentina e Cile. In tutti i casi egli fu artefice di pace, lasciando a noi l’impegno di continuare su tale linea di costruttori di pace nel mondo intero.

Un messaggio importante che
il Beato Giovanni Paolo II ci ha lasciato è pure il suo messaggio mariano. Egli aveva posto il suo Pontificato sotto la protezione materna di Maria, con il suo celebre motto: “Totus tuus”. In tutti i momenti caratteristici del suo magistero, come nei suoi viaggi internazionali, egli non cessava mai di ricordare il carattere mariano della nostra fede. Come non citare, in particolare, il suo continuo pensiero ai Santuari mariani del mondo intero ed in particolare della vostra cara terra polacca, come in particolare i suoi pellegrinaggi ai Santuari di Fatima e di Lourdes? Proprio a Lourdes fu l’ultimo suo viaggio, per la festa dell’Assunta, il 15 maggio 2004.

Sempre parlando dei messaggi che il nostro amato Pontefice Giovanni Paolo II ci ha lasciato, come dimenticare poi il suo appello per l’unità della Chiesa e per il dialogo inter-religioso? Il Concilio Ecumenico Vaticano II ci aveva lasciato due grandi documenti al riguardo, e cioè il noto Decreto sull’ecumenismo “Unitatis redintegratio” del 1964 e la Dichiarazione Conciliare “Nostra aetate” del 1965 sul dialogo con le religioni non cristiane. Il Papa Giovanni Paolo II continuò ad operare nel solco tracciato dal Concilio, con profondo spirito apostolico, di cui oggi gli siamo tutti molto grati.

4) L’anima dell’apostolato

Fratelli e Sorelle nel Signore, come ho detto all’inizio di queste mie parole, Giovanni Paolo II prima di tutto è Beato per la sua santità di vita. Tutti i frutti prodotti dall’albero derivano dalla sua linfa interiore. Così è nella vita dei Santi.

E’ questo un messaggio che il compianto Pontefice ci lascia ad ognuno di noi, Pastori o fedeli, sacerdoti o laici, religiosi o religiose. Così del resto è stato anche nella vita dei grandi Santi Fondatori di Ordini Religiosi, nella vita di grandi Missionari e di grandi Apostoli della gioventù. In realtà, il Santo è un uomo che è tutto di Dio, un uomo che può ripetere le parole di S. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20). Non sempre le storie dei Santi descrivono bene quale è stata la loro vera “vita”. Questi possono essere stati dei giganti nelle loro opere apostoliche, ma bisogna ricordare che tutto promanava da un cuore di uomini e donne profondamente uniti a Cristo. Questa è stata l’anima del loro apostolato.

5) Conclusioni

Cari amici della comunità polacca in Roma, la commemorazione del primo anniversario della Beatificazione del grande Papa Giovanni Paolo II spinga tutti noi a raccogliere in primo luogo il suo messaggio di santità. Potremo così portare anche noi abbondanti frutti di bene ovunque siamo chiamati ad operare, nella Chiesa o nella Società. Amen!

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ZENIT Staff

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