Nozze / Pixabay CC0 - debowscyfoto, Public Domain

Il matrimonio è una missione ed una vocazione per la santità

Alla vigilia del VI convegno nazionale di Mistero Grande, monsignor Renzo Bonetti rimarca la necessità di una “formazione permanente” per gli sposi. E offre una chiave di lettura per la Amoris laetitia

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La base dell’amore coniugale non è un sentimento ma un sacramento. È proprio la natura sacramentale dell’amore tra uomo e donna, creati a immagine e somiglianza di Dio, a rendere i due una carne sola, oltre che soggetti di una missione.
Sono questi i veri fondamenti che la Chiesa universale non deve dimenticare, se vuole preservare l’identità del matrimonio cristiano ed edificare la santità dei coniugi.
Un obiettivo che il Progetto Mistero Grande persegue da quasi dieci anni, trainato dallo straordinario zelo del suo fondatore, monsignor Renzo Bonetti. Formatore di migliaia di coppie, Bonetti è stato anche Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia della Conferenza Episcopale Italiana (1995-2002) e consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia (2003-2009). Nella sua pastorale, ha anticipato alcune delle intuizioni espresse nella esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco.
Monsignor Renzo Bonetti (foto www.misterogrande.org)
In vista del VI convegno nazionale teologico-pastorale di Mistero Grande, sul tema Per la grazia del sacramento delle nozze: vivere ed annunciare la bellezza del maschile e del femminile (Sacrofano, 30 giugno – 3 luglio), Zenit ha intervistato monsignor Bonetti, che ha spiegato il suo metodo pastorale, offrendo anche una chiave di lettura della Amoris laetitia.
Monsignor Bonetti, come è nato Mistero Grande?
Mistero Grande” è un’espressione ripresa da San Paolo ed è un riferimento a Cristo e alla Chiesa: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!” (Ef 5, 31-32). Con «Mistero Grande» la Scrittura definisce la Bellezza e la Pienezza dell’amore realizzato nell’unione Cristo – Chiesa e “rappresentato” negli sposi per la grazia del sacramento. Solo in Gesù, quindi, possiamo comprendere in pienezza la bellezza del maschile e del femminile. L’uomo e la donna si capiscono solo alla luce di Cristo. Si può aggiungere anche un particolare: troviamo l’espressione “una sola carne” nella Genesi e poi, nuovamente, soltanto nel Vangelo di Matteo (cfr. Mt 19,5). Anche papa Francesco nella Amoris laetitia fa questo tipo di osservazione (cfr AL 77).
Mistero Grande, quindi, esprime quella ricchezza e quel dono straordinario che è nascosto dentro la realtà della relazione uomo-donna, immagine e somiglianza di Dio. Il rischio attuale è quello di perdere l’originalità e la bellezza che l’uomo e la donna hanno nel mistero della redenzione e della salvezza nella costruzione del Regno.
Il Progetto Mistero Grande vuole porre l’accento in particolare sulla sacramentalità del matrimonio, dalla quale ricavare ancor più l’identità degli sposi e quindi le conseguenze spirituali per il loro vissuto concreto, perché il sacramento è fatto per vivere bene tutti i giorni, non solo per determinate circostanze.
Nelle sue catechesi, lei insiste molto sulla natura ‘missionaria’ della coppia: cosa intende?
Dal sacramento del matrimonio scaturisce una missione. Ciò significa che il matrimonio è un sacramento che coinvolge gli sposi, che è dato agli sposi ma non è finalizzato agli sposi (cfr. CCC 1534). Il fine è la costruzione del Regno di Dio, non costruire una ‘buona coppia’. Questa dimensione della missione è un aspetto poco approfondito teologicamente, perché ci si accontenta di essere buoni sposi e basta. Sarebbe come accontentarsi, nell’Eucaristia, che il pane sia pane e basta. O accontentarsi dell’acqua quando c’è il battesimo. Nel matrimonio, l’unione uomo-donna, già buona di per sé, è stata elevata a segno di manifestazione del Mistero, di questo donarsi di Gesù all’umanità e alla Chiesa.
Quale sarà il tema del vostro prossimo convegno a Sacrofano?
I convegni che facciamo annualmente hanno proprio lo scopo di andare ad approfondire la grazia del sacramento del matrimonio. Quello di quest’anno ha lo scopo di approfondire come il dono dello Spirito Santo tocchi la concretezza del maschile e del femminile. È nel maschile e nel femminile che si esprime questo dono; non si esprime con azioni aggiunte, con nuove ritualità, con iniziative particolari, con celebrazioni o altro. Il sacramento che si esprime attraverso il maschile e il femminile, esprime una potenza divina. Quindi, quel maschile e quel femminile diventano segno, recuperano la bellezza e, soprattutto nel contesto attuale, diventano una possibilità di annuncio della Bellezza originaria. Credo che rischiamo di perdere molto tempo nella discussione delle problematiche maschile-femminile, non rendendoci conto che questo indica un nostro deficit testimoniale. Le coppie di oggi non trasmettono ai giovani un ideale di bellezza maschile-femminile, dei due che vivono in pienezza la loro unità e distinzione. Noi rimaniamo imperfetti ma abbiamo davanti il dono dello Spirito Santo per andare verso questo ideale.
Parliamo della Amoris laetitia: quali sono gli spunti più interessanti di questa esortazione apostolica che, a suo avviso, sono stati trascurati nel dibattito mediatico?
Ciò che viene trascurato nella Amoris Laetitia è… tutto ciò che non è l’ottavo capitolo! Eppure, dai tempi della Familiaris Consortio, non c’è mai stato un documento pontificio sulla famiglia che abbia parlato così tanto di immagine e somiglianza. Il Papa parla moltissimo anche di sacramento, di amore, di grazia, di “chiesa domestica” ma parla anche di presenza di Gesù tra gli sposi e di missione degli sposi. Eppure tutti questi argomenti sono sottaciuti e disattesi, perché preferiamo soffermarci su aspetti ‘problematici’ o ‘innovativi’. Invece va colto quanto di positivo c’è in questo documento, che certamente è una ricchezza per la Chiesa. Lo Spirito Santo non è rimasto muto.
Qual è, secondo lei, la corretta ermeneutica del capitolo?
La corretta ermeneutica del Capitolo 8, si assume dal n° 307: “Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza”. Il Papa, poi, aggiunge: “La tiepidezza, qualsiasi forma di relativismo, o un eccessivo rispetto al momento di proporlo, sarebbero una mancanza di fedeltà al Vangelo e anche una mancanza di amore della Chiesa verso i giovani stessi” (AL 307).
È proprio questo il lavoro di Mistero Grande: mai nascondere la luce dell’ideale più pieno, non proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano oggi. “Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture” (AL 307), scrive il Papa. Non possiamo, quindi, non curare la formazione delle coppie di sposi. E tuttavia, in quanti luoghi si fa questa formazione? Quante coppie vengono accompagnate dalla direzione spirituale nelle nostre parrocchie? Quanti sono i preti disponibili per questo ruolo? Sfido io a vedere se esiste un cammino di santità senza una guida spirituale. La mia tristezza è che in molte parrocchie, le coppie devono accontentarsi della predica domenicale. Se facciamo un parallelo con la formazione dei preti, perché conservino la consapevolezza di essere sacramento di Gesù Pastore, quanta formazione si fa per gli sposi perché conservino la consapevolezza di essere sacramento di Gesù in «tensione d’amore verso»? Essi diventano sacramento permanente di una presenza di Gesù che ama la Chiesa e che ama l’umanità. Quanta formazione diamo loro?
Le coppie, quindi, anche dopo il matrimonio hanno bisogno di una formazione permanente?
Certo, anche loro ne hanno bisogno. Invece tendiamo a dare loro una formazione a tasselli. Lo sforzo di Mistero Grande è quello di prendere le cose alla sorgente. La sorgente è il sacramento. È la fede nel sacramento che rivela la qualità del matrimonio. Nella Amoris laetitia si parla a più riprese della vocazione, proprio perché il matrimonio è realmente una vocazione. Attenzione, però: vocazione significa riferimento a Gesù. Non può esserci alcuna consapevolezza della propria vocazione, né alcuna preparazione al matrimonio, se non c’è un rapporto con Gesù. Le bellissime verità sul matrimonio non sono finora diventate prassi pastorale, né il matrimonio è ancora considerato un sacramento pubblico per la missione.
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Per approfondimenti: http://www.misterogrande.org/

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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