Il martirologio dei SS. Gervasio e Protasio

Una visita alla Basilica romana di San Vitale

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di Paolo Lorizzo*

ROMA, sabato, 1 settembre 2012 (ZENIT.org).- Lasciandosi alle spalle la magnifica Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, già terme degli imperatori Diocleziano e Massimiano, si percorre una delle vie più interessanti del centro storico romano: via Nazionale. La via ripercorre per buona parte l’antico tracciato del Vicus Longus dislocato lungo la valle di S. Vitale con numerose testimonianze archeologiche, la più importante delle quali è senza dubbio l’area dei Mercati di Traiano. Via Nazionale, l’arteria che collega piazza Esedra alla valle dei Fori, non è caratterizzata soltanto da testimonianze archeologiche.

A partire dalla fine del XIX secolo ci fu un’intensa attività edilizia (come del resto nell’attigua area sallustiana) con un’urbanizzazione che, per alcuni tratti, potremmo definire ‘selvaggia’ a causa della costruzione di molti edifici divenuti ormai simbolo di Roma, come la chiesa di S. Paolo dentro le Mura (1880), il Palazzo delle Esposizioni (1883), il Teatro Eliseo (1900) e il Palazzo Koch, costruito nel 1892 e sede della Banca d’Italia.

Accanto al Palazzo delle esposizioni, mirabile edificio in stile neoclassico che ricalca pienamente il gusto edilizio della fine dell’800, ai piedi di una lunga scalinata moderna realizzata nel 1859 da Papa Pio IX, è situata la Basilica di S. Vitale. La sua particolarità è quella di essere completamente affossata rispetto agli edifici circostanti, visto che la sua costruzione corrisponde ad un ampliamento avvenuto nel 402 ad opera di Papa Innocenzo I di un oratorio del IV secolo, mentre gli edifici circostanti sono stati edificati solo recentemente, quando l’interro circostante aveva già raggiunto una considerevole quota.

L’oratorio iniziale venne dedicato ai figli di Vitale, Gervasio e Protasio, gemelli milanesi, martiri cristiani citati dalla Datiana historia ecclesiae Mediolanensis secondo la quale i due fratelli vissero durante le persecuzioni dell’imperatore Nerone. Temporalmente però è più probabile collocarli nel III secolo durante le persecuzioni degli imperatori Decio, Valeriano o Diocleziano. Un documento del V secolo (che ne descrive la Passio, poco affidabile dal punto di vista storico ma da cui è possibile prenderne qualche spunto) sostiene che i loro genitori, Vitale e Valeria vennero uccisi durante le persecuzioni, alla cui notizia i due fratelli vendettero i loro beni e si ritirarono in meditazione per dieci anni. Vennero catturati a Milano e torturati fino a quando vennero giustiziati e sepolti in un’area cimiteriale nella campagna milanese. Le reliquie vennero rinvenute ed identificate nel 386 su mandato del Vescovo di Milano Ambrogio che aveva avuto una visione sul luogo esatto dove scavare per riportare alla luce i resti dei due martiri. Attualmente le spoglie dei martiri sono conservate all’interno di un’urna nella chiesa di S. Ambrogio a Milano.

L’edificazione della Basilica di San Vitale fu possibile grazie alla donazione da parte della matrona romana Vestina di tutti i suoi averi, che permisero la trasformazione dell’oratorio in un grande edificio a triplice navata. Fu nel Sinodo del 595 che comparì nel titulus per la prima volta il termine Sancti Vitalis, mentre in quello del 499 la basilica era ancora identificata con il titulus Vestinae, in onore della fedele donatrice.

L’edificio si presenta con una facciata preceduta da un vestibolo o portico d’ingresso scandito da cinque archi sorretti da quattro colonne, i cui lavori effettuati alla fine degli anni ’30 ne hanno ripristinato l’aspetto originario d’età paleocristiana. Ai cinque archi del portico, originali del V secolo, ne corrispondevano altri cinque in facciata che vennero successivamente murati.

Originale è il portale d’ingresso intagliato del XVII secolo ma sormontato da un’iscrizione e uno stemma di Papa Sisto IV più antichi di due secoli, a testimoniare il completo rifacimento dell’edificio avvenuto nel 1475. Per tutti coloro i quali amano l’origine dell’arte cristiana, la visione d’insieme e l’ingresso illudono lo spettatore che immagina di poter prendere parte ad un contesto storico tardo-antico completamente intatto.

Varcata la soglia d’ingresso invece l’emozione svanisce lasciando spazio ad una sensazione di frustrazione. La classica triplice navata con colonne di riutilizzo è sostituita da un’unica navata coperta con un soffitto ligneo e un pavimento realizzati nel 1934, in un trionfo decorativo di epoca tardo-rinascimentale e barocca. L’ambientazione paleocristiana è quasi del tutto assente e soltanto i quattro altari laterali (due per lato) del V secolo, fortemente rimaneggiati, ne ricordano l’antica origine.

In compenso il transetto possiede un bel ciclo di affreschi realizzati da Agostino Ciampelli sotto Papa Clemente VIII nel 1595 raffiguranti ‘La lapidazione ed il martirio di san Vitale’ ed altri di contorno realizzati da Tarquinio Ligustri e Andrea Comodo raffiguranti ‘Le Storie dei Martiri e dei Profeti’.

Nonostante l’edificio non faccia parte dei classici circuiti turistici, meriterebbe maggiore attenzione e degno di un’analisi non soltanto superficiale come spesso la sua ubicazione impone.

* Paolo Lorizzo è laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università degli Studi di Roma de ‘La Sapienza’. Esercita la professione di archeologo.

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ZENIT Staff

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