Il governo vuole stravolgere il matrimonio e il popolo si ribella (Seconda parte)

Domenica primo dicembre si terrà il referendum per ribadire nella Costituzione che il matrimonio è un’unione tra un uomo ed una donna. Intolleranza e minacce da parte del governo

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E’ in atto una massiccia campagna di disinformazione.

Nonostante tutti i certificati che nell’iniziativa del referendum così come nel quesito referendario sul matrimonio come unione tra uomo e donna non ci sia niente di illegale, omofobo, discriminante, la campagna CONTRO chi vuole difendere il matrimonio naturale sta crescendo di giorno in giorno raggiungendo proporzioni inimmaginabili. 

E’ chiarissimo e dichiarato che con la definizione di matrimonio come unione tra un uomo e una donna, la Croazia non discrimina la comunità omosessuale.

Ciònonostante viene costantemente ripetuta la tesi che con la scelta PER il matrimonio la Croazia sia  sulla strada di diventare un paese omofobico.

Sembra che i politici eletti al governo non abbiano nessuna intenzione di ascoltare la voce del popolo. Sembrano interessati a rispondere solo a scelte ideologiche. 

Così il Presidente della Croazia Ivo Josipovic ha ripetutamente annunciato l’intenzione di partecipare  al referendum ed esprimere il voto CONTRARIO, come pure il primo ministro Zoran Milanovic, il quale sostiene che la definizione di matrimonio come unione tra un uomo e una donna rappresenta un “ostilità nascosta nei confronti di una minoranza”.

Anche i ministri invitano pubblicamente al voto contrario. Tra questi il più accanito è il Ministro della scienza, dell’ educazione e dello sport Zeljko Jovanovic il quale ha inviato una lettera circolare ai tutti i Presidi minacciando con il licenziamento quelli che oseranno esprimersi nelle scuole a favore del referendum.

Jovanovic è lo stesso che attraverso il Ministero che dirige ha finanziato il primo “Libro illustrato per l’infanzia-gay” nel quale ai bambini vengono presentate le cosiddette “famiglie arcobaleno”, dove le omosessuali partoriscono i bambini degli omosessuali su accordo, che poi vengono allevati un pò dalle coppie gay femminili e un pò dalle coppie gay maschili.  

Secondo la vice Primo Ministro che è anche Ministro degli Affari esteri ed europei, se il quesito referendario “passa”, questo significherà l’accesso della discriminazione nella Costituzione, il che sarebbe un’ulteriore motivo per il quale gli elettori dovrebbero votare contro. 

Il dibattito è così confuso da indicare il matrimonio naturale addirittura come discriminazione contro gli omosessuali.

I politici sembrano aver paura del potere del popolo, perché – se il referendum avrà successo – non potranno più emanare velocemente e a proprio piacimento delle leggi con le quali proteggono i propri interessi ideologici.

Pertanto diffondono in modo sistematico, paure, panico, offese, menzogne e calunnie.

I politici del governo sembrano capaci di influenzare anche i mass-media.

Pochissimi sono infatti gli organi di informazione che offrono spazi paritari per spiegare le ragioni di quelli favorevoli e quelli contrari alla famiglia naturale.

La radio e la televisione nazionale (HRT), finanziate dai cittadini croati, si sono schierate apertamente contro il matrimonio inteso come unione tra un uomo e una donna.

Redattori e giornalisti  della tv e radio nazionale, così come altre celebrità (attori, musicisti, scrittori) ripetono insistentemente la tesi sulla discriminazione delle minoranze, che si verificherebbe con tale referendum per il matrimonio.

Vari giornali quotidiani e settimanali, nonché numerosi portali online hanno optato per un voto contro, e per impedire che la gente possa esprimere liberamente il proprio punto di vista hanno abolito il commento dei lettori, pubblicando solo i testi contrari al referendum. 

In questo contesto ai 750.000 cittadini che hanno chiesto il referendum per sostenere il matrimonio come unione tra uomo e donna è stato tolto il diritto di parlare.

Agli episodi di intolleranza e ostilità verso i titolari dell’iniziativa “A nome della famiglia”, nessuno risponde. 

Recentemente, al cappellano degli studenti a Zagabria don Damir Stojic , è stato inviato via internet un commento contenente una minaccia di morte per un discorso ad un convegno dove ha parlato del matrimonio in linea con la teologia del corpo del beato papa Giovanni Paolo II. 

Nonostante la gravità del gesto la maggior parte dei media ha trattato questo fatto come informazione di poca importanza. 

Il culmine della campagna contro i promotori del referendum avrà luogo nella capitale croata, a Zagabria, alla vigilia del referendum, il 30 novembre.

La manifestazione è organizzata dai LGBT (lesbiche, gender, bisex, trans gender) e Organizzazioni Non Governative (ONG), le quali (dato insistentemente nascosto ai cittadini croati) sono finanziate dai contribuenti.

Il metodo utilizzato dai governativi è quello di ripetere una bugia cento volte per farla diventare realtà. Uno dei metodi preferiti del capo della propaganda di Hitler, Joseph Goebbels.

Nel tentativo di confondere le idee ci sono stati giornali che hanno titolato addirittura “Gesù e Papa Francesco sono contro il referendum”.

E’ interessante notare che l’iniziativa dei cittadini “A nome della famiglia” ha riunito credenti delle diverse religioni e i non credenti.

In questo contesto la chiesa cattolica non ha esitato a manifestare il suo punto di vista.

I vescovi croati, la conferenza episcopale, gli ordinari nelle proprie diocesi, tutti hanno invitato i fedeli a partecipare al referendum e a votare per la famiglia naturale. 

In una dichiarazione congiunta hanno scritto: “Noi, vescovi della Conferenza episcopale croata, invitiamo tutti i credenti e tutti gli uomini di buona volontà, a votare al referendum e rispondere “SI” alla domanda: “Siete favorevole che nella Costituzione croata venga inserita la disposizione secondo la quale il matrimonio e l’unione tra uomo e donna?”

Ciò è conforme ai valori umani ed evangelici, alla tradizione millenaria e alla cultura del popolo croato e della maggior parte dei cittadini croati. 

Una risposta affermativa al quesito referendario non mette in pericolo le diverse preferenze personali.

Nello stesso tempo, in tutta la Croazia i fedeli si sono mobilitati per una incessante preghiera.

Membri della Rete di preghiera e dei giovani per la famiglia, l’hanno pensata come una novena alla Beata Vergine Maria, che i croati, fin dall’antichità, venerano come Regina.

(La prima parte è stata pubblicata ieri, giovedì 28 novembre)

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Tanja Popec

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