Il Governo prende le distanze dalla legge 40

Il Movimento per la Vita si dice “sorpreso e addolorato” per la scelta del presidente Renzi di non difendere la legge davanti alla Consulta, che si esprimerà sul caso il 14 aprile

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Due appelli sono giunti al Parlamento affinché si garantisca la libertà di ricerca sugli embrioni umani e si permetta la fecondazione assistita per coppie non sterili affette da patologie genetiche e cromosomiche. Entrambi sono partiti dall’Associazione Luca Coscioni. Sul caso si esprimerà la Corte costituzionale il 14 aprile, decidendo così a proposito del divieto previsto dalla legge 40 del 2004 che nega l’accesso alla fecondazione eterologa.

Il Movimento per la Vita è intervenuto sulla vicenda con un comunicato del presidente Gian Luigi Gigli, il quale afferma che “sorprende e addolora la decisione della Presidenza del Consiglio di non intervenire martedì 14 davanti alla Consulta per difendere la legge 40/2004”. Secondo Gigli “sorprende, perché il governo smentisce in tal modo il dato politico di una legge approvata nel 2004 a larga maggioranza dal Parlamento e sottoposta anche alla prova referendaria”.

“La politica lascia trasparire così una pericolosa subordinazione al potere giudiziario e lascia la legge indifesa di fronte ad un progressivo smantellamento a colpi di sentenze – aggiunge -. Il primato della politica vorrebbe che, se si vuol cambiare una legge, lo si faccia nelle aule parlamentari ed alla luce del sole”.

Inoltre la vicenda “addolora”, perché “prelude all’introduzione nel nostro ordinamento di un pericoloso principio di tipo eugenetico che neppure la stessa legge 194 sull’aborto aveva mai osato invocare”, sostiene Gigli. Che commenta: “La possibilità di una selezione eugenetica rischia di contribuire al diffondersi di un’idea di società capace di accoglie i sani e i forti e non già i fragili e i malati. Tanto più quando nel nostro Paese diviene ogni giorno più difficile adottare bambini”.

“Non esiste il diritto ad avere un figlio, ancor meno il diritto ad avere un figlio sano – conclude Gigli -. Non esiste un diritto all’autodeterminazione senza bilanciamento con la tutela dei soggetti fragili coinvolti nelle scelte, a meno che non si pretenda di non considerare più l’embrione umano come un essere umano”.

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ZENIT Staff

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