Il gioco d'azzardo sotto la lente d'ingrandimento

Se da un lato ne vengono enfatizzati i benefici, dall’altro ne vengono nascosti i danni

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La scorsa settimana, Londra ha ospitato la conferenza e l’esposizione ICE Total Gaming, nei pressi di Canary Wharf.

In coincidenza dell’evento, la compagnia britannica H2 Gambling Capital, che descrive se stessa come “leader nella consulenza dell’industria del gioco, del marketing intelligence e dei dati di squadra”, ha pubblicato un rapporto contenente le più recenti statistiche sul gioco d’azzardo in tutto il mondo.

Secondo una sintesi del rapporto, pubblicata dall’Australian Associated Press, annualmente, in tutto il paese, le perdite medie a testa, causate dal gioco d’azzardo sono pari a 1.144 dollari per un totale annuo di 21.500.000.000 dollari. Il gioco si svolge per lo più alle macchine da poker e l’Australia è il primo paese al mondo in fatto di gioco d’azzardo.

Secondo quanto riferisce il rapporto, il dottor Charles Livingstone, ricercatore sul gioco alla Monash University, afferma che l’Australia detiene la più alta concentrazione di macchine da poker nel mondo.

Lo studioso osserva anche come la più alta concentrazione di macchine da poker si riscontra nelle aree più economicamente svantaggiate.

Il senatore federale indipendente Nick Xenophon ha dichiarato che i dati sono “un urgente richiamo a svegliarsi” ai politici e ha aggiunto che il 40% delle perdite deriva da giocatori patologici. Xenophon continua a premere per un tetto massimo di un dollaro a scommessa alle macchine da poker, assieme ad un limite orario sulle perdite in eccesso.

Se da un lato l’Australia detiene il primato delle più alte perdite per persona, gli Stati Uniti, con una popolazione di gran lunga più numerosa, detengono il medesimo primato in termini assoluti, con perdite annuali di 136 miliardi di dollari.

Il gioco d’azzardo monopolizza le cronache australiane, con l’imminente approvazione di un secondo casinò a Sydney.

Hanno avuto luogo tentativi di limitare le perdite da gioco d’azzardo, quando l’anno scorso lo stato della Victoria ha introdotto il divieto degli sportelli automatici nelle sedi di gioco. Il Ministro Michael O’Brien ha affermato che sei mesi dopo il provvedimento, si è riscontrato un declino del 6,7% nel totale dei soldi spesi alle macchine da poker (cfr. ABC, 2 dicembre 2013).

In seguito, l’11 dicembre, News.com Australia ha riferito che nell’anno conclusosi a settembre scorso, le spese alle macchine da poker è scesa dagli 11,2 ai 10,2 miliardi di dollari. Ciononostante, la spesa per il gioco online è salita a 110 milioni di dollari.

Le buone notizie, tuttavia, non sono durate: lo scorso 27 gennaio il quotidiano Melbourne’s Age ha riferito che in Victoria le perdite alle macchine da poker sono nuovamente in aumento, dopo l’iniziale declino dovuto al divieto.

L’Australia è senz’altro ben lontana dall’essere l’unico paese con livelli preoccupanti di gioco d’azzardo. Lo scorso 4 dicembre, il quotidiano London Telegraph ha affermato che lo scorso anno, i britannici hanno giocato 46 miliardi di sterline ai terminali per scommesse, con un aumento di almeno il 50% negli ultimi 4 anni.

I giocatori possono scegliere da una varietà di giochi dalle macchine per scommesse e, secondo l’articolo, i profitti dei centri scommesse sono significativamente alti, intorno al 7%, se paragonati all’anno precedente e del 49% più alti che nel 2009.

Venendo agli Stati Uniti, le scommesse online sono un’area che vede una rapida crescita e, secondo un articolo del Washington Post dello scorso 5 febbraio, fino a 10 stati americani quest’anno prenderanno in considerazione la legalizzazione di questa forma di gioco.

Otto stati hanno preso in considerazione tali progetti di legge nel 2013 ma solo due, Nevada e New Jersey li hanno approvati.

Per quanto concerne forme più tradizionali di gioco d’azzardo, in un recente articolo pubblicato lo scorso 31 gennaio sul Tallahasses Democrat, David Blankenhorn, presidente dell’Institute for American Values, con sede a New York, afferma che le slot machines sono “una fonte di perdite”.

Le slot machines, equivalente americano delle macchine da poker australiane, oggi totalizzano il 70% di tutto il ricavato dei casinò americani.

La Florida sta valutando di espandere il numero di slot machines e Blankenhorn ha messo in guardia da tale provvedimento, evidenziando che sono destinate a incoraggiare un comportamento di dipendenza.

“Nessun giocatore abituale è stato mai battuto, né mai batterà, una slot machine, tutto quello che fanno è prenderti i soldi”, ha commentato.

L’incentivo alla dipendenza provocato dalle slot machine è stato descritto in un articolo dello scorso 6 luglio, pubblicato sul Washington Post. Le macchine usano effetti sonori positivi per allettare i giocatori, anche quando hanno conseguito delle parziali perdite.

Il neuroscienziato comportamentista Michael J. Dixon, dell’Università di Walterloo, nell’Ontario, ha spiegato che, attraverso  uno studio del design e degli algoritmi informatici nelle slot machines, è stato riscontrato che queste ultime incoraggiano il comportamento irrazionale e danno ai giocatori un’illusione di controllo.

Lo scorso 27 gennaio, sul Tampa Bay Times, Paul Davies, membro dell’Institute of American Values, ha scritto che la gente non va sviata dalla promessa che un incentivo al gioco possa portare benefici economici allo stato.

Davies ha notato che in Illinois, stato con 10 casinò, in cui lavorano 7.828 persone, e, allo stesso tempo, il Gaming Board dello stato afferma che 9.957 giocatori patologici hanno visto il loro nome posto su una lista che proibisce loro di entrare in un casinò. “In altre parole, i casinò hanno aiutato a creare più dipendenza dal gioco che posti di lavoro”, ha affermato.

Nella misura in cui, i governi dovessero prendere in considerazione espansioni future del gioco d’azzardo, dovrebbero valutare tutti i lati negativi di incoraggiare le già notevoli opportunità per le persone di perdere soldi.

[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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