"Il fuoco della Pentecoste può fermare il fuoco delle armi, dell'odio e della vendetta"

Il Papa riceve in udienza i partecipanti alla plenaria della Roaco e li esorta a coltivare la pace “a più mani”. Un pensiero poi per i fratelli e le sorelle di Iraq, Siria, Terra Santa, Ucraina e Romania

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Più che un’udienza, per Papa Francesco incontrare i partecipanti alla 87° Assemblea della ROACO, “Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali”, è stato un nuovo abbraccio a tutte le Chiese d’Oriente a circa un mese dal pellegrinaggio in Terra Santa. Un viaggio rimasto nel cuore del Pontefice, che nell’udienza di oggi ha infatti rimarcato come “grande è stata la consolazione e grandi sono l’incoraggiamento e la responsabilità che scaturiscono da quel pellegrinaggio”, nell’ottica del “cammino verso la piena unità di tutti i cristiani” e del dialogo interreligioso.

C’è bisogno delle preghiere di tutti “perché quel viaggio apostolico, come un buon seme, porti frutti abbondanti”, ha detto il Papa. Sarà il Signore poi “a farli germogliare e crescere”, se noi “ci affidiamo a Lui con la preghiera e perseveriamo, nonostante le contrarietà, sui sentieri del Vangelo”. E, a proposito di frutti rigogliosi, non si può dimenticare l’ulivo piantato nei Giardini Vaticani, insieme al Patriarca di Costantinopoli e i Presidenti israeliano e palestinese, Peres e Abbas, durante la storica “Invocazione di Pace” della domenica di Pentecoste. Quell’ulivo, ha detto il Santo Padre, “richiama quella pace che è sicura solo se è coltivata a più mani. Chi si impegna a coltivare non deve però dimenticare che la crescita dipende dal vero Agricoltore che è Dio”.

Del resto, ha soggiunto, “la vera pace, quella che il mondo non può dare, ce la dona Gesù Cristo”. Essa, allora, “può risorgere sempre”, nonostante “le gravi ferite che purtroppo subisce anche oggi”. Su tutte, “le persistenti discriminazioni” in Medio Oriente, spesso dovute a “cause religiose”. Queste tuttavia – ha sottolineato il Santo Padre – possono essere vinte da ogni popolo e comunità proprio con quella “unità e carità” con cui “i discepoli di Cristo coltivano la pace”.”Vi ringrazio sempre perché voi collaborate a questo ‘cantiere’ con la carità, che costituisce la finalità più vera delle vostre organizzazioni”, ha detto quindi il Santo Padre alla ROACO. E ha ricordato che “i primi chiamati a coltivare la pace sono proprio i fratelli e le sorelle d’Oriente, con i loro Pastori”.

L’auspicio è che essi, “sperando a volte contro ogni speranza, rimanendo là dove sono nati e dove fin dagli inizi è risuonato il Vangelo del Figlio di Dio fatto uomo, possano sperimentare che sono «beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». E possano avere sempre il sostegno della Chiesa universale, per conservare la certezza che il fuoco della Pentecoste, la potenza dell’Amore, può fermare il fuoco delle armi, dell’odio e della vendetta”.

“Le loro lacrime e le loro paure sono le nostre, come del resto la loro speranza!”, ha affermato il Papa, “ne sarà dimostrazione la nostra solidarietà, se riuscirà ad essere concreta ed efficace, capace di stimolare la comunità internazionale in difesa dei diritti dei singoli e dei popoli”. Il pensiero del Pontefice è andato poiai fratelli e le sorelle della Siria e dell’Iraq, ai loro Vescovi e Sacerdoti, a cui ha espresso la vicinanza di tutta la Chiesa Cattolica. Il pensiero si è esteso anche alla Terra Santa e al Vicino Oriente, come pure “all’amata Ucraina, nell’ora tanto grave che sta vivendo”, e alla Romania, sulla cui situazione si sono incentrati i lavori della ROACO.

“Vi esorto a continuare l’impegno profuso a loro favore – ha ribadito Bergoglio -. Il vostro soccorso nelle nazioni più colpite può rispondere a necessità primarie, specialmente dei più piccoli e deboli, come dei molti giovani tentati di abbandonare la patria d’origine”. E poiché le Comunità Orientali sono presenti in tutto il mondo, “voi cercate di portare sollievo e sostegno ovunque ai numerosi profughi e rifugiati, restituendo dignità e sicurezza, col dovuto rispetto per la loro identità e libertà religiosa”.

Un ultimo incoraggiamento infine a portare avanti la formazione delle nuove generazioni e degli educatori e, in vista del Sinodo dei Vescovi, a dare priorità al tema della famiglia alla luce dell’Esortazione apostolica Ecclesia in Medio Oriente. “In effetti – ha concluso Papa Francesco – la Santa Famiglia di Nazareth, che ha vissuto … il dolore della persecuzione, dell’emigrazione e del duro lavoro quotidiano, ci insegna a confidare nel Padre, a imitare Cristo e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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