Il dramma degli aborti clandestini in Inghilterra

Un’indagine rivela che 98mila (il 54%) interruzioni di gravidanza sono illegali, ma nessuna sanzione colpirà i medici coinvolti

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

È del mese scorso la notizia della condanna rivolta dal Consiglio d’Europa all’Italia “a causa dell’elevato e crescente numero di obiettori di coscienza”. Il Consiglio aveva così accolto il reclamo presentato dalla Ong International Planned Parenthood Federation European Network (Ippf), la quale accusava il nostro Paese di non garantire il rispetto della legge 194 sull’interruzione di gravidanza per via dei tanti medici obiettori di coscienza.

Se in Italia i medici che adempiono un loro diritto, qual è appunto l’obiezione di coscienza, diventano un motivo di ammonimento da parte dell’Unione europea, in Inghilterra i loro colleghi che praticano aborti clandestini la fanno franca.

È stato diffuso a gennaio e confermato nei giorni scorsi il numero di aborti illegali praticati nel 2012 nella sola Inghilterra: 98mila. Questi dati sono stati sollevati per la prima volta durante un’interrogazione parlamentare e hanno trovato riscontro in un’indagine della sanità inglese che si è conclusa di recente. Pertanto, il 54% degli aborti che sono stati effettuati in Inghilterra in quell’anno sono illegali e i medici coinvolti sono inquisibili.

Secondo l’Abortion Act del 1967, nessuna interruzione di gravidanza può essere praticata senza l’avallo di almeno due medici, che devono valutare se davvero ci siano rischi per la salute della donna. Ebbene, i dati emersi dall’indagine dimostrano che in 98mila casi nel solo anno 2012 i medici firmavano carte di autorizzazione a procedere all’aborto a donne incinte che non avevano nemmeno mai incontrato. Addirittura si è riscontrato che uno di questi medici ha firmato così tante carte in bianco che venivano utilizzate ancora nel 2014, sebbene lui fosse già in pensione da qualche anno.

E ora che la colpevolezza di questi professionisti è stata appurata? Non accadrà nulla. È quanto ha riferito il General Medical Council (Gmc), equivalente dell’ordine dei medici, intenzionato a non prendere nessun tipo di provvedimento – nemmeno un piccolo richiamo – contro nessuno di loro.

Ha destato sconcerto il fatto che in alcuni casi, come rilevato da un’inchiesta dell’Indipendent secondo cui nel censimento nazionale inglese mancano all’appello quasi 5mila bambine, le motivazioni che spingono le donne ad abortire sono dettate dal sesso femminile del nascituro. L’aborto selettivo, praticato diffusamente oltre i confini europei, è illegale nel Regno Unito.

Intervistato dal Telegraph, David Burrowes, deputato dei conservatori, ha detto a proposito di questa indagine sugli aborti clandestini: “C’è qualcosa di spaventoso in tutto questo. Ci dice come sinistra e incredibile sia diventata la pratica dell’aborto nel Regno Unito, dove un gran numero di medici può sfacciatamente infrangere la legge e l’establishment medico omettere di riferire questi crimini alla polizia”.

Ha preso posizione contro quanto emerso dall’indagine anche Lord David Steel, colui che nel 1967 ha introdotto la legge sull’aborto in Inghilterra. “È davvero deplorevole quello che avviene, non era questo lo spirito della mia legge”, ha dichiarato.

“Questo prova in modo evidente che viviamo in una cultura dove l’aborto è on demand– ha invece dichiarato Jim Dobbin, parlamentare laburista -. Sessantasette dottori approvavano l’aborto tranquillamente senza sapere niente delle donne che lo richiedevano. Ancora peggio, gli avvocati e i medici del Gmc hanno deciso di tenere questi crimini per loro (e di non informare la polizia). Questo disonora il Gmc e fa dell’Abortion Act una presa in giro”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Federico Cenci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione