Il dono più grande del Signore è la sua amicizia

Durante l’Udienza Generale il Papa medita sulle guarigioni miracolose di Gesù

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 dicembre 2011 (ZENIT.org) – Anche questa settimana papa Benedetto XVI ha meditato durante l’Udienza Generale sulla preghiera di Gesù. Il tema specifico scelto dal Santo Padre è stato quello della preghiera del Signore nel contesto dei suoi miracoli di guarigione.

“Si tratta di una preghiera – ha spiegato il Papa – che, ancora una volta, manifesta il rapporto unico di conoscenza e di comunione con il Padre, mentre Gesù si lascia coinvolgere con grande partecipazione umana nel disagio dei suoi amici, per esempio di Lazzaro e della sua famiglia, o dei tanti poveri e malati che Egli vuole aiutare concretamente”.

Il Pontefice ha poi citato la “guarigione del sordomuto” (cfr Mc 7,32-37) in cui Gesù vuole che la guarigione avvenga “in disparte, lontano dalla folla”. Ciò avviene non solo “per evitare che si formino interpretazioni limitative o distorte della persona di Gesù” ma anche perché Cristo e il sordomuto “si trovino soli, avvicinati da una singolare relazione”.

Questa guarigione miracolosa, tuttavia, non è spiegabile se non in base alla relazionalità esistente tra Gesù e il Padre. “L’attenzione al malato, la cura di Gesù verso di lui, sono legati ad un profondo atteggiamento di preghiera rivolta a Dio”, ha osservato il Papa a tal proposito.

“La forza che ha sanato il sordomuto – ha aggiunto – è certamente provocata dalla compassione per lui, ma proviene dal ricorso al Padre. Si incontrano queste due relazioni: la relazione umana di compassione con l’uomo, che entra nella relazione con Dio, e diventa così guarigione”.

L’altro miracolo citato da Benedetto XVI è la resurrezione di Lazzaro (cfr Gv 11,1-44): in questo episodio spicca profondamente l’umanità del Figlio di Dio, specie nell’amicizia e nell’affetto sincero con Lazzaro e con le sorelle di quest’ultimo, Maria e Marta, e nel pianto in cui Gesù scoppia avvicinandosi alla tomba dell’amico.

Anche in questa circostanza, tuttavia, Cristo ringrazia il Padre per averlo ascoltato e le due relazioni di Gesù – quella con l’uomo e quella con Dio – “vanno insieme”, ha osservato Benedetto XVI.

La resurrezione dell’amico di Betania, quindi, è tutt’uno con la preghiera rivolta per lui da Gesù al Padre: la malattia e la morte di Lazzaro “vanno considerate come un luogo in cui si manifesta la gloria di Dio”.

La conclusione che si può trarre dai due episodi evangelici menzionati è quindi che “non dobbiamo attenderci un compimento immediato di ciò che noi chiediamo, della nostra volontà, ma affidarci piuttosto alla volontà del Padre”, ha detto il Papa.

Sulla scorta del Catechismo della Chiesa Cattolica che afferma che “il Donatore è più prezioso del dono” (2604), è quindi necessario che “prima che il dono venga concesso”, si faccia adesione “a colui che dona”. E il dono più grande che Dio ci dà “è la sua amicizia, la sua presenza, il suo amore”.

Se da un lato è “l’attenzione per l’altro” di Gesù a spingerlo al “dialogo costante” con il Padre, dall’altro è proprio la relazione con Dio a renderlo “attento in modo unico alle situazioni concrete dell’uomo per portarvi la consolazione e l’amore di Dio”.

La preghiera è dunque qualcosa che “apre la porta a Dio” e “ci insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare consolazione, speranza e luce”.

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ZENIT Staff

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