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Il dono delle ciabatte

Quando la salute viene a mancare, a volte, c’è più tempo per stare con Lui, si relativizza tutto e si scopre ciò di cui si ha veramente bisogno

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Ho potuto visitare all’ospedale dov’era ricoverato, Michel, un amico provato da varie malattie. Lui, persona attivissima, di quelle che, come si suol dire, “una ne pensano, dieci ne fanno”, un corridore nato.
Gli domando come va. Mi ha descritto la malattia improvvisa, le cure, le raccomandazioni dei medici: “Non fare questo, non fare quello; non mangiare né questo, né quello. D’ora innanzi si scordi quell’impegno, quell’attività. Per un lungo periodo, “ciabatte, letto, poltrona, qualche passo…”.
Mi sono complimentato con lui, chiedendogli come mai e da dove quella sua inaspettata e invidiabile serenità nella completa e forzata inattività.
A questa domanda ha subito risposto con un sorriso come di chi doveva rivelare qualcosa di bello e di grande, ma capiva che non gli sarebbe stato facile trovare le parole.
Dopo qualche esitazione data dall’emozione, guardandomi bene in faccia, vincendo la paura di buttar via una “perla”, mi balbettò: “Il mio ricovero in ciabatte mi ha offerto il tempo di stare con Lui che mi ha dato luce, pace e capacità di relativizzare tutto. Sono vere le sue parole dette alla faccendiera Marta: una sola è la cosa di cui c’è bisogno”.
Grazie, Michel… non solo per il dono che Gesù ha fatto a te; ma anche per il regalo che le tue ciabatte hanno fatto a me.
Ciao da p. Andrea
***
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Andrea Panont

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