Il diritto all'obiezione di coscienza precede la legge

Afferma un esperto durante un congresso di giuristi cattolici

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MADRID, mercoledì, 23 settembre 2009 (ZENIT.org).- Qualsiasi persona può ricorrere all’obiezione di coscienza anche se non c’è una legge che la riconosca specificamente, ha affermato il docente di Diritto Ecclesiastico e membro della Reale Accademia di Giurisprudenza e Legislazione spagnola Rafael Navarro Valls.

L’esperto è intervenuto sabato al I Congresso di Giuristi Cattolici, organizzato dall’Associazione Cattolica di Propagandisti e dalla Fondazione Universitaria San Pablo CEU.

Il Congresso si è svolto venerdì e sabato sul tema “Diritto e Morale”, come ha reso noto il servizio stampa dell’Università, che ha ospitato l’evento.

Navarro Valls è intervenuto difendendo il diritto all’obiezione di coscienza partendo dal dibattito attualmente in corso in Spagna.

“A qualcuno al Tribunale Supremo è stato messo in testa che perché l’obiezione di coscienza sia efficace è necessario che ci sia una legge che la riconosca espressamente”, ha affermato.

L’esperto ha affrontato anche altre questioni, come la nuova legge sull’aborto che il Governo sta preparando e che ha definito “anticostituzionale”.

Per il giurista, il disegno di legge sull’aborto del Governo socialista spezza il principio per cui la vita del nascituro merita una tutela, consacrato dal Tribunale Costituzionale nel 1985.

Navarro Valls ha osservato che nel progetto del Governo l’aborto non si presenta come un conflitto di interessi, ma come “l’imposizione di una volontà”.

Ha anche aggiunto che, se il Governo cercasse davvero di difendere la volontà della donna incinta, sarebbe necessario che le autorità pubbliche, oltre a dare la possibilità di abortire, offrissero una serie di prestazioni per aiutare la donna a portare avanti la gravidanza.

Con questi aiuti, che si potrebbero canalizzare attraverso la Sicurezza Sociale, ha detto, “il legislatore dimostrerebbe che la sua intenzione non è massacrare migliaia di feti ogni anno, ma compiere realmente la volontà della madre”.

Su questo disegno di legge, l’avvocato dello Stato Jesús Trillo-Figueroa ha affermato venerdì allo stesso Congresso che nel testo il principio di generalità della legge si vede sostituito dalla “legge per cui ciò che conta è quello che ti piace”.

“Su questo si costruisce l’aberrazione di dire che si ha diritto a un figlio – ha avvertito –. Un figlio può forse essere oggetto di diritto?”.

L’avvocato ha parlato anche della legge che regola il “matrimonio” omosessuale, così come della giurisprudenza espressa negli ultimi anni dal Tribunale Costituzionale.

Per Trillo-Figueroa, quest’ultima è “la più inquietante”, e proseguendo sulla stessa linea potrebbe “cambiare davvero le cose”.

La prima edizione del Congresso dei giuristi cattolici ha cercato di riunire questi esperti per mettere in comune le loro inquietudini e creare forum di dibattito che favoriscano la discussione, hanno spiegato gli organizzatori al termine dell’evento.

Tra le conclusioni dell’incontro, sono stati sottolineati il rifiuto della visione laicista del mondo attuale, che vuole confinare la religione all’ambito individuale; le implicazioni nella concezione dell’essere umano; la rivendicazione del valore di un’antropologia metafisica; l’importanza del valore della famiglia, del matrimonio, della paternità e della maternità.

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ZENIT Staff

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