Il dialogo della vita: il paradiso dei bambini di Nagib Mahhfuz

Il Premio Nobel per la Letteratura parla del rapporto tra cristianesimo e islam e la necessità di dialogo tra le due religioni

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Nel 1969 il Premio Nobel per la Letteratura Nagib Mahfuz pubblicò la raccolta di racconti brevi La taverna del gatto nero all’interno della quale spicca, per la semplicità e la profondità, Il paradiso dei bambini. Si tratta di un dialogo serrato tra padre e figlia su una tematica attuale e talvolta problematica: il rapporto tra cristianesimo e islam e la necessità di dialogo tra le due religioni. Ebbene, il racconto di Mahfuz offre una straordinaria chiave di lettura e ci indica una possibile via da seguire. La freschezza e la spontaneità delle domande della bambina, che non riesce ad accettare di separarsi dall’amica del cuore nell’ora di religione, e le risposte semplici e piene di amore del padre costruiscono un piccolo manuale sull’islam, sui suoi rapporti con il cristianesimo e sulla possibilità di convivenza serena.

Il padre ricorda da subito alla figlia la necessità di seguire e restare fedeli la religione dei propri genitori sia che si tratti di islam o cristianesimo. Nel tratteggiare le caratteristiche dell’islam ribadisce che l’islam è “l’ultima moda” ovvero è il sigillo delle religioni, che Dio crea ogni cosa, che Dio è onnipotente, governa la vita e la morte e giudicherà le azioni terrene degli uomini. Per quanto riguarda il cristianesimo spiega con delicatezza alla figlia che i cristiani credono che Dio, incarnato in Gesù Cristo, sia stato crocifisso, e che questo però non è vero per l’islam. Le rammenta quindi che se Gesù è un profeta al pari di Maometto, questo profeta nell’islam non è figlio di Dio e non è morto in croce.

Indiscusso protagonista del racconto è la bambina, con la sua logica ferrea, con la sua raffica di disarmanti perché, ma soprattutto con i suoi sentimenti diretti e non mediati.

Il grande insegnamento che si deve trarre dal testo che qui proponiamo è una spinta al dialogo tra le persone, al dialogo della vita. La magica penna di Mahfuz ci ricorda che differenze sul piano teologico e dogmatico appartengono agli adulti, che molto spesso  le antepongono all’umanità e ai sentimenti. Al contrario i bambini si aprono immediatamente all’altro senza pregiudizi e preconcetti. La protagonista musulmana del racconto vuole restare sempre l’amica Nadia, cristiana, semplicemente perché si diverte e sta bene con lei. A nulla valgono gli sforzi del padre per convincerla che è normale che non frequentino la stessa ora di religione in quanto appartengono a due fedi diverse perché lei vuole restare sempre con l’amica “Anche nell’ora di religione!”.

“Il paradiso dei bambini” fa scoprire un modo di vivere l’islam diverso da quello cui siamo abituati, illustra chiaramente che negli anni Sessanta in un paese come l’Egitto non solo islam e cristianesimo vivevano nel reciproco rispetto, ma soprattutto che le persone non venivano etichettate per la propria appartenenza religiosa. Si viveva un rispetto nella differenza che ora sempre essere dimenticato e cancellato dalla memoria. Ma il pregio principale del testo qui presentato è quello di mostrare una via tanto nuova, quanto antica, del dialogo: il dialogo della vita, il dialogo dei cuori. E ancora una volta a insegnarcela è una bambina che diventa la vera maestra della famiglia, la maestra dei sentimenti puri e sinceri e dell’apertura all’altro senza se e senza ma.  

***

– Papà…

– Dimmi…

– Io e  la mia compagna Nadia stiamo sempre insieme.

– Certamente, tesoro, è la tua compagna di classe…

– In aula, in cortile, persino in mensa.

– E’ una cosa bella e poi Nadia è una bimba bella ed educata.

– Nell´ora di religione però io vado in un´aula e lei in un´altra.

Lanciò un´occhiata alla mamma e la vide sorridere mentre era intenta nel cucito. Sorrise a sua volta e commentò:

– Ma è solo nell´ora di religione…

– Perché, papà?

– Perché tu segui una religione e  lei un´altra.

– Come mai, papà?

– Tu sei musulmana mentre Nadia è cristiana.

– Perché, papà?

– Sei ancora piccola. Un giorno lo capirai.

– Ma io sono grande, papà!

– Ma no sei ancora piccola, tesoro!

– E perché io sono musulmana?

Doveva essere disponibile e accorto e soprattutto non tradire i metodi educativi moderni al primo tentativo.

– Il tuo papà è musulmano, la tua mamma è musulmana, quindi anche tu sei musulmana.

– E Nadia?

– Suo papà è cristiano, sua mamma è cristiana, quindi anche lei è cristiana.

– Forse è perché il suo papà porta gli occhiali?

– No, non c´entrano nulla gli occhiali.  E’ che anche suo nonno era cristiano…

Era risoluto a risalire tutte le generazioni all’infinito finché non si fosse stancata e avesse cambiato argomento. Ma la piccola domandò:

– Chi è meglio?

Rifletté un istante, poi rispose:

– La religione musulmana è buona e anche la cristiana è buona.

– Una delle due deve essere migliore per forza.

– Son buone entrambe.

– E se divento cristiana per stare sempre con Nadia?

– Niente affatto, tesoro mio, non è possibile. Ognuna di voi deve restare come il suo papà e la sua mamma.

– Ma perché?

I fatti stavano spiegando all’uomo la tirannide dei metodi educativi moderni!

– Non vuoi proprio aspettare quando sarai grande?

– No, papà.

– Bene. Tu sai cos´è la moda: a uno piace una moda, uno invece ne preferisce un´altra. Tu sei musulmana e questa è l´ultima moda, per questo devi restare musulmana.

– Allora Nadia segue una moda vecchia?

Maledette tu e la tua Nadia! Era evidente che aveva commesso un errore, nonostante tutti gli accorgimenti e le attenzioni. Si era infilato in un vicolo cieco dal quale non sarebbe più uscito.

– E’ una questione di gusto, ma ciascuna di voi deve restare come la sua mamma e il suo papà.

–  Posso dire a Nadia che la sua è una moda vecchia e che la mia è nuova?

Il padre si precipitò a precisare:

– Tutte le religioni sono buone, chi è musulmano adora Dio e chi è cristiano pure.

– Allora perché lei lo adora in un’aula e io in un’altra?

– Perché c’è chi Lo adora in un modo e chi lo adora in un altro modo.

– E che differenza c’è?

– Lo  imparerai l´anno prossimo o quello dopo. Per ora ti basti sapere che sia i musulmani sia i cristiani adorano Dio.

– E chi è Dio, papà?

Prese fiato. Rifletté un istante, prendendo tempo, poi rispose:

– Che cosa ti ha detto la maestra a scuola?

– Ha recitato la sura del Corano, ci ha insegnato le preghiere. Però chi è Dio non lo so.

Rifletté nuovamente, nascondendo un sorriso.

– E’ il creatore del mondo intero.

–  Di tutto quanto?

–  Di tutto quanto.</p>

– Che cosa significa “creatore”?

– Significa che ha fatto ogni cosa.

– E come, papà?

– Grazie a un immenso potere…

– E dove vive?

– Ovunque nel mondo.

– E prima del mondo?

– Lassù.

– In cielo?

– Sì.

– Voglio vederlo.

– Impossibile.

– Nemmeno in televisione?

– Impossibile.

– L’ha mai visto qualcuno?

– Nessuno.

– E tu come fai a sapere che è lassù?

– E’ così..

– Chi sa per cer
to che lui è lassù?

– I profeti.

– I profeti?

– Sì, come il nostro Signore Maometto.

– E come ha fatto a saperlo?

– Aveva un potere speciale.

– Aveva una vista acutissima?

– Sì.

– Perché, papà?

– Dio lo ha creato così.

– Perché, papà?

Cercò di mantenere la calma e rispose:

– Egli è libero di fare ciò che vuole.

– E quando lo ha visto Dio com´era?

– Molto grande, molto forte, onnipotente…

– Proprio come te, papà.

Trattenne una risata e commentò:

– Nessuno Gli assomiglia.

– Perché vive lassù?

– La terra non basta a contenerLo, ma Egli vede ogni cosa.

La bambina si distrasse per poco, ma poi riprese:

–  Comunque Nadia mi ha detto che ha vissuto sulla terra.

– E’ perché vede ogni luogo, così è come se vivesse dappertutto.

– Mi ha detto che lo hanno ucciso!

– Ma Lui è vivo, non muore.

– Nadia però ha detto che l’hanno ucciso…

– No, tesoro mio, hanno solo creduto di averlo ucciso, ma Egli è vivo e non muore.

– E nonno è vivo anche lui?

– No, il nonno è morto.

– E’ stato ucciso?

– No. E’ morto da solo.

– E come?

– Si è ammalato ed è morto.

– Allora la mia sorellina morirà? E’ ammalata…

Si adombrò, mentre la mamma fece un gesto di stizza, e si affrettò a tranquillizzarla:

– Ma no, guarirà a Dio piacendo!

– Perché il nonno è morto?

– Si è ammalato da grande.

– Anche tu ti sei ammalato da grande. Perché non sei morto?

La mamma la rimproverò e la bambina, smarrita, iniziò a guardare prima l´uno poi l´altra in cerca di una risposta.

– Muoriamo quando Dio vuole che muoriamo.

– E perché Dio vuole che muoriamo?

– Egli è libero di fare quel che vuole.

– E la morte è bella?

– No, tesoro mio.

– E perché mai Dio vuole una cosa brutta?

– E’ bella quando Lui desidera che accada.

– Ma tu hai detto che non è bella.

– Mi sono sbagliato, amore mio.

– Perché la mamma si è arrabbiata quando ho detto che tu muori?

– Perché Dio non l’ha ancora voluto.

– E perché lo vuole, papà?

– E’ lui che ci porta sulla terra ed è lui che fa che ce ne andiamo.

– Perché, papà?

– Vuole che facciamo delle belle cose prima di andarcene.

– E perché non restiamo?

– Il mondo non riuscirebbe a contenerci se tutti restassimo.

– E lasciamo tutte le cose belle?

– Andremo in un luogo dove le cose saranno ancora più belle.

– Dove?

– Lassù.

– Da Dio?

– Sì.

– Lo vedremo?

– Sì.

– E sarà bello?

– Certamente.

– Allora dobbiamo andarci subito!

– Ma non abbiamo ancora fatto tante belle cose…

– Il nonno le aveva fatte?

– Sì.

– Che cosa aveva fatto?

– Aveva costruito una casa e aveva coltivato un orto.

– E che cosa aveva fatto Totò, il mio cuginetto?

Sul viso del padre scese un velo di tristezza, rivolse uno sguardo commosso alla moglie e rispose:

– Anche lui ha costruito una piccola casa prima di andarsene.

– Lolò, il figlio dei vicini, invece mi picchia e non fa niente di buono.

– E’ proprio un monello.

– Allora lui non morirà.

– Solo quando Dio lo desidererà.

– Anche se non farà nulla di buono?

– Tutti muoiono. Chi compie buone azioni buone va da Dio e chi si comporta male andrà all´inferno.

La bambina sospirò e tacque. Il padre si rese conto di quanto fosse stata ardua l’impresa. Non sapeva quanti errori avesse commesso. La raffica dei perché aveva risvegliato in lui interrogativi celati nel suo intimo. Tuttavia la piccola non lasciò trascorrere molto tempo prima di sbottare:

– Voglio stare sempre con Nadia.

Il padre la guardò attonito.

– Anche nell´ora di religione!

L’uomo scoppiò in una fragorosa risata. Anche la mamma non riuscì a trattenere una risata. E commentò sbadigliando:

– Non immaginavo di potere sostenere una tale conversazione!

La mamma, con aria consolatrice, commentò:

–         La bimba crescerà e un giorno potrai spiegarle tutte le cose che sai a riguardo.

Il marito si volse alterato verso di lei per capire fino a che punto avesse parlato sul serio o se piuttosto si stesse prendendo gioco di lui. Ma la donna aveva già ripreso a cucire.

[traduzione dall’arabo di Valentina Colombo, titolo originale “Gannat al-atfal”]
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Valentina Colombo

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