Il deserto come tempio

Lectio Divina sulle letture liturgiche della I Domenica di Quaresima 2015

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Monsignor Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO a Parigi, offre oggi la seguente lectio divina sulle letture liturgiche della I Domenica di Quaresima (Anno B), 22 febbraio 2015.

***

Il deserto come tempio

I Domenica di Quaresima1 – Anno B – 22 febbraio 2015. 

Rito Romano 
Gen 9,8-15; Sal 24; 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15  

Rito Ambrosiano 
Is 57,15-58,4a; Sal 50; 2Cor 4,16b-5,9; Mt 4,1-11

1) Gesù, il nuovo Adamo ed il nuovo Mosè. 

La Quaresima dura quaranta giorni in ricordo del digiuno di Gesù, nostro Signore e fratello, nel deserto dove fu tentato, come oggi leggiamo nel Vangelo, che ce ne fa un racconto sintetico2. Scrivendo che Gesù è “sospinto” nel deserto, possiamo interpretare che l’evangelista Marco parla di Gesù come di un nuovo Adamo e di un nuovo Mosè. Il vecchio Adamo fu spinto fuori dal giardino terrestre ed entrò nel deserto della vita. A questo riguardo Sant’Ambrogio di Milano commenta: “Bisogna ricordarti come il primo Adamo è stato cacciato fuori dal paradiso nel deserto, perché la tua attenzione sia richiamata sul modo in cui il secondo Adamo torna dal deserto al paradiso. Vedi infatti come la prima condanna viene sciolta nello stesso modo in cui era stata legata, e come i benefici divini sono ristabiliti sulle tracce degli antichi. Adamo viene da una terra vergine, Cristo viene dalla Vergine; quello è stato fatto a immagine di Dio, questo è l’Immagine di Dio (Col 1,15). Mediante una donna è venuta la stoltezza, mediante una vergine, la sapienza ; la morte è venuta da un albero, la vita dalla croce. Adamo è stato cacciato nel deserto, Cristo viene nel deserto: infatti sapeva dove trovare il condannato che sarebbe stato ricondotto al paradiso, liberato dalla sua colpa… Senza guida, come avrebbe potuto ritrovare nel deserto la strada smarrita, colui che nel paradiso aveva perso per mancanza di una guida, la strada che stava seguendo?” 3

Seguiamo dunque Cristo che non solo è il nuovo Adamo, ma anche il nuovo Mosè, e potremo tornare dal deserto al paradiso. 

Seguiamo Cristo che, andando nel deserto, si inserisce nella storia della salvezza del suo popolo, del popolo eletto e dell’umanità. 

Dopo l’uscita dall’Egitto, quella storia prosegue con una migrazione di quarant’anni nel deserto. In questi quarant’anni di esodo si trovano i giorni dell’incontro con Dio: i quaranta giorni che Mosè passò sul monte, nel digiuno assoluto, lontano dal suo popolo, nella solitudine della nube, sulla cima della montagna (Es 24,18). Ritroviamo questa durata di quaranta giorni nella vita di Elia: perseguitato dal re Acab, egli cammina quaranta giorni nel deserto, tornando all’origine dell’alleanza, alla voce di Dio, per una nuova tappa della storia della salvezza (1 Re 19,8). 

Nel suo stare nel deserto, Gesù rivisse le tentazioni del suo popolo, le tentazioni di Mosè. Come Mosè, si offrì in santo e amoroso scambio: essere cancellato dal libro della vita per salvare il suo popolo (cfr Es 32,32). Gesù infatti divenne l’Agnello di Dio, per portare i peccati del mondo. Lui è il vero Mosè, che è veramente “nel seno del Padre” (Gv 1,18) faccia a faccia con lui, per rivelarlo. Nei deserti del mondo, è veramente la fonte dell’acqua viva (cfr. Gv 7,38), colui che non si limita a parlare, ma è, in persona, la Parola di vita vera (cfr. Gv 14,6). Dall’alto della croce, ci diede l’alleanza nuova. Lui, il nuovo e vero Mosè, è entrato mediante la sua risurrezione nella vera Terra promessa, il cui accesso è stato rifiutato a Mosè e, con la chiave della croce, ce ne apre la porta.  
 
2) Il nuovo Popolo guidato dal nuovo Mosè nel deserto. 

La Quaresima è il tempo di penitenza che precede la Pasqua e dura quaranta giorni in ricordo del digiuno di nostro Signore nel deserto.L’immagine del deserto è una immagine assai eloquente della condizione umana. Il Libro dell’Esodo narra l’esperienza del popolo di Israele che, uscito dall’Egitto, peregrina nel deserto del Sinai per quarant’anni prima di giungere alla terra promessa. Durante quel lungo viaggio, gli ebrei sperimentarono tutta la forza e l’insistenza del tentatore, che li spingeva a perdere la fiducia nel Signore e a tornare indietro; ma, al tempo stesso, grazie alla mediazione di Mosè, impararono ad ascoltare la voce di Dio, che li chiamava a diventare il suo popolo santo. Seguendo Cristo, il nuovo Mosè, possiamo comprendere che per realizzare pienamente la vita nella libertà occorre superare la prova che la stessa libertà comporta, cioè la tentazione. Solo liberata dalla schiavitù della menzogna e del peccato, la persona umana, grazie all’obbedienza della fede che la apre alla verità, trova il senso pieno della sua esistenza e raggiunge la pace, l’amore e la gioia. Dunque, il deserto è il luogo della purificazione, è il “luogo austero, la terra arida senza acqua” in cui Dio conduce il suo popolo o colui al quale egli vuole rivelarsi, colui col quale vuole parlare. 

Per aiutare a capire e vivere il deserto come luogo “indispensabile” per la vita nostra, presento un elenco di alcuni personaggi biblici, per i quali il deserto fu un luogo davvero indispensabile. 

Abramo. Per questo Patriarca il deserto fu partire dalla casa paterna, dal luogo della sua sicurezza materiale e fisica, per inoltrarsi in un mondo a lui ignoto, in un luogo di cui non conosceva neppure il nome: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria, dalla casa di tuo padre, verso il Paese che io ti indicherò” (Gn 12, 1). 

Mosè ebbe la vita segnata dal deserto. Infatti, il deserto segnò il luogo della sua chiamata e il momento determinante della sua vita: “Mosè stava pascolando il gregge di Jetro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb” (Es 3, 1). 

Elia se ne andò per salvarsi, giunse a Betsabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli invece si inoltrò nel deserto per una giornata di cammino” (1 Re 19, 3-4). 

Per il profeta Osea, uno dei più travagliati profeti, il deserto rappresenta il luogo dell’incontro in cui Dio dice parole di amore: Perciò ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto perché è là che io voglio parlare al suo cuore”. (Os 2, 16) 

Ma questa esperienza del deserto non è limitata agli uomini dell’Antico Testamento, essa è pure esperienza dei grandi personaggi del Nuovo Testamento e di Gesù stesso. 

Il PrecursoreIn quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea; egli portava un vestito di peli di cammello ed una cintura di pelle attorno ai fianchi e suo cibo erano locuste e miele selvatico”. (Mt 3, 1-4). 

Gesù stesso. Subito dopo lo Spirito Lo condusse nel deserto e vi rimase per quaranta giorni”. (Mc 1, 12).Al mattino Gesù si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava”.(Mc 1, 35) 

I discepoli di Cristo. Il deserto è il luogo a cui il Signore li invita per stare con lui e discorrere del loro lavoro: “Gli Apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venite in disparte, in un luogo
solitario, e riposatevi un po’ “. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte”.
 (Mc 6, 30-32) 

Nella Bibbia, il deserto dunque rappresenta un momento privilegiato dell’ incontro con Dio. Facciamo di questa Quaresima un momento di deserto perché anche per noi sia un luogo di silenzio, cioè di capacità di tacere noi per ascoltare Dio che parla al nostro cuore. 
Nel deserto di questa quaresima facciamo pratiche di pietà (preghiere) e di carità (elemosine) affinché Dio “ grazie al nostro il digiuno quaresimale, vinca le nostre passioni, elevi lo spirito, infonda la forza e doni il premio” della vita con Lui per sempre” (prefazio IV di Quaresima).

Non dimentichiamo però che la penitenza è pura formalità o solo rimorso se non è fatta per amore. Se digiuniamo senza unirci di cuore a Cristo, imitandolo, e pregandolo che voglia far suo il nostro digiuno, che lo voglia associare al suo, cosicché noi possiamo essere in lui e lui in noi. 
 
3) Le vergini consacrate e il deserto. 

Non consideriamo cosa difficile vivere per 40 giorni quello che le Vergini consacrate nel mondo sono chiamate a fare per tutta la vita. E’ in questo senso che il Vescovo eleva la preghiera di consacrazione su di loro: “Sii tu per loro la gioia, l’onore e l’unico volere; sii tu il sollievo nell’afflizione; sii tu il consigliere nell’incertezza; sii tu la difesa nel pericolo, la pazienza nella prova, l’abbondanza nella povertà, il cibo nel digiuno.” (RCV, n 38). 

La verginità induce a fuggire ogni forma di attaccamento, in un atteggiamento di ascesi e di penitenza. Al tempo stesso, la maternità spirituale richiede l’impegno a condividere con generosità ciò che si ha a disposizione per il bene dei fratelli, testimoniando in modo particolare la carità di Cristo. Le vergini consacrate vivono nella solitudine, perché hanno rinunciato ad avere una famiglia naturale, ma con Cristo, loro Sposo, non si isolano, non si separano dal mondo. Con Lui loro sono nel mondo senza essere del mondo. Per essere fedeli a questa vocazione tengono sempre presente l’invito del Vescovo: “Nutrite la vostra vita religiosa con il corpo di Cristo, fortificatela con il digiuno e la penitenza, alimentatela con la meditazione della Parola, con l’assidua preghiera e con le opere di misericordia” (Proposta di omelia del RCV). E così testimoniano una vita veramente umana e piena, perché rinnovata dall’Amore. Queste donne consacrate all’Amore di Dio testimoniano che il cuore umano è “da Dio” e dunque “per Dio”, e che possiede una grandezza che gli viene direttamente da Colui che l’ha fatto, Dio origine e termine d’ogni amore. Esse dimostrano la solidità e la tenerezza dell’amore di Dio. 

*

NOTE

1 Tre sono in particolare i temi, che ci vengono proposti dalla liturgia quaresimale: 1. Il tema pasquale. Poiché la Quaresima è preparazione alle celebrazioni pasquali, il tema morte-vita assumono un’importanza primaria. Comincia fin dalla seconda domenica (la Trasfigurazione) e si fa più esplicito nelle ultime due settimane. 2. Il tema battesimale. La Quaresima nella sua struttura fondamentale si formò attorno al sacramento del Battesimo amministrato agli adulti durante la veglia pasquale. I cristiani prendono maggior coscienza del proprio battesimo. 3. Il tema penitenziale. Viene sviluppato soprattutto all’inizio della Quaresima (mercoledì delle ceneri e il vangelo delle tentazioni di Gesù della prima domenica). Nella Quaresima la Chiesa, sposa del Cristo che soffre e muore, vive più intensamente l’aspetto penitenziale.

2 Vangelo della I Domenica di Quaresima::“In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,12-15).

3 Sant’Ambrogio (circa 340-397), Vescovo di Milano e Dottore della Chiesa. 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Archbishop Francesco Follo

Monsignor Francesco Follo è osservatore permanente della Santa Sede presso l'UNESCO a Parigi.

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione