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Il ddl Cirinnà e la debolezza europea che contagia l’Italia

Non tutto quello che si desidera può sempre tramutarsi in diritto, tanto più se, la conseguenza ultima è arrivare a “benedire” le più irricevibili mostruosità

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L’iter che porterà all’approvazione del ddl Cirinnà è ormai avviato definitivamente. Il ‘pregio’ di un testo del genere sta solo nel fatto che accende concretamente i riflettori su nuove realtà sociali fino ad oggi ignorate, ma non per questo non presenti anche nel nostro Paese.
Ci sono coppie che convivono, pur dello stesso sesso, che reclamano dei diritti per poter stare assieme in un modo più dignitoso, senza essere messi ai margini della società.
Credenti o non credenti, ritengo sia giusto e sensato intervenire per porre un adeguato rimedio giuridico, che fino ad oggi ha trovato solo un richiamo nell’art. 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Niente di più.
La Corte Costituzionale e la stessa Commissione Europea hanno negli ultimi tempi spinto il nostro Paese a riconoscere i diritti delle coppie di fatto, comprese quelle dello stesso sesso. In molti comunque si chiedono come mai, visto che i presentatori del ddl assicurano di aver soltanto rispettato tali indicazioni, non si debba assecondare e votare il testo, così come è approdato in Aula. Il contenuto legislativo che è all’attenzione dei senatori va sicuramente a risanare un  ritardo normativo nei confronti di coppie di fatto, sia omo che eterosessuali, ma tenta di eludere la Costituzione, ben curando la forma del provvedimento, a discapito della sua sostanza.
Con gli articoli 3 e 5 del ddl in discussione si assegnano anche alle coppie che non possono contrarre un regolare matrimonio, tutti i diritti di una famiglia, quale società naturale, così come viene “consacrata” all’articolo 29 della Costituzione. L’Italia ha il compito, proprio con l’approvazione di una legge sulle unioni civili, di fissare dei confini in materia che l’Europa, inglobata in un freddo relativismo e nella paradossale negazione delle sue radici cristiane all’interno della propria Carta Costituzionale, ha praticamente cancellato.
Leggo in un tweet del teologo Mons. Costantino Di Bruno: “È incontrovertibile che una persona senza saggezza abbassi la spiritualità dellumanità anche fino a livelli mai sperimentati prima. Il messaggio è chiaro.
Ci sono dei momenti personali, collettivi, di rappresentanza sociale, civile, politica, religiosa, che attraverso l’agire umano possano determinare un distinto cedimento del valore ontologico della natura, sfigurandone la spiritualità e la vocazione essenziale. Accomunando diverse forme di convivenza al senso alto della famiglia, così come viene confermata dalla nostra Costituzione e istituita dal libro della Genesi nella sua esclusività naturale, non si fa altro che spingere l’umanità verso il suo intimo deterioramento, cambiandone i veri connotati e sostituendosi di fatto alla sapienza infinita del Creatore. La posta in gioco è alta! Non riguarda la destra, il centro o la sinistra presenti in parlamento, ma interessa l’equilibrio sociale e il progresso degli uomini, in direzione del bene comune.
Non tutto quello che si desidera può sempre tramutarsi in diritto; né tanto meno possono far testo i diversi stati europei che hanno già legiferato a tal proposito. Specie nei campi etici e sensibili, non può diventare nuovo codice di comportamento oggettivo, ciò che è frutto di una evidente volontà soggettiva, priva di una genesi ontologica, solida garanzia globale. Illuminanti in proposito sono altri tre tweet dello stesso sacerdote: “È incontrovertibile che se il legislatore dona ai desideri lo statuto di diritto, è obbligato a dichiarare diritto ogni altro desiderio”. Anche molto lucido il riferimento alle adozioni previste dal disegno di legge sulle unioni civili:  “È incontrovertibile che ladozione non è un diritto, ma un gesto altissimo di amore, amore che deve essere al maschile e al femminile”.
Diretto poi, senza alcun tentennamento, sulla diversità dei sessi che nessuno può variare a suo piacimento, perché base naturale e immutabile del concepimento: “È incontrovertibile che un uomo sia uomo e che una donna sia donna. È incontrovertibile che solo un uomo e una donna possano concepire”. Ma è sempre la Dottrina Sociale della Chiesa che sul tanto reclamato diritto ai figli, nonostante la mancanza capacità di procreare e di assicurare ai nuovi nati i valori inalienabili dell’essere madre e padre, fissa dei principi ineccepibili per ogni uomo. Il punto 235 così recita: “Il desiderio di maternità e paternità non giustifica alcun “diritto al figlio”, mentre invece sono evidenti i diritti del nascituro, al quale devono essere garantite condizioni ottimali di esistenza, mediante la stabilità della famiglia fondata sul matrimonio e la complementarità delle sue figure, paterna e materna”. 
Non c’è spazio per tutte quelle scorciatoie che portano l’uomo, prima a soddisfare qualsiasi forma di egoismo personale, per poi nel tempo spingere la società verso forme discutibili di superamento di se stessa, fino a giustificare e a “benedire” anche le più irricevibili mostruosità, che la storia ancora fa fatica a far risparmiare completamente all’umanità. In questa direzione, come in quella della crescita e della migrazione di massa, noi dobbiamo dotare l’Europa di saggezza e verità e non assumere tout court le sue debolezze, quali obiettivi immodificabili.
È necessario farlo a tutti i livelli, rilanciando sicuramente, come ha fatto opportunamente il presidente del consiglio Matteo Renzi a Ventotene, Altiero Spinelli e il suo manifesto per una Europa dei popoli unita ed eletta a suffragio universale. Ciò però non basta! Bisogna anche agire verso il nostro vecchio continente, senza spegnere dentro di noi la cultura politica ed economica, che trova la sua forza sociale e democratica nei segni storici universali del cristianesimo. È questa la strada maestra per sconfiggere, senza alcuna contaminazione definitiva, la debolezza europea, che trova nella soggettività etica più avanzata le ragioni truccate della sua proiezione verso il futuro, che spero non contagino l’Italia.
 
 

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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