Il cristianesimo è una questione di cuore

Il Presidente del Rinnovamento nello Spirito sostiene che il mondo deve rinnovarsi imparando da Maria

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di Salvatore Martinez

ROMA, mercoledì, 23 maggio 2012 (ZENIT.org) – Abbiamo bisogno del cuore di Maria per avere uno sguardo nuovo su questo nostro mondo, per procedere a testa alta, senza vergogna della nostra fede, magnificando Dio “in anticipo”, come Maria nel Cantico del Magnificat, sapendo che Dio “vede e provvede”, certi che l’ultima parola, anche dinanzi agli scandali e alle sofferenze più grandi, spetta sempre al Signore.

La Chiesa ha bisogno di un cuore nuovo; l’Europa, il mondo hanno bisogno di un cuore nuovo per dare corso a una nuova evangelizzazione: proviamo noi per primi a diventare, da oggi, questo “cuore nuovo”, imparando da Maria.

Il cristianesimo è un affare di cuore! “Una storia d’amore oltre ogni limite” ricordava Papa Benedetto a Verona, nel 2006, in occasione del IV Convegno Ecclesiale Nazionale. La Parola di Dio è Parola d’amore scritta agli uomini; si adatta, naturalmente e soprannaturalmente, più al cuore che alla mente.

L’11 maggio 1970, così pregava il servo di Dio Paolo VI: “Vieni o Spirito Santo e dà a noi un cuore grande, aperto alla tua silenziosa e potente parola ispiratrice; un cuore chiuso ad ogni meschina ambizione; un cuore forte ad amare tutti, a servire tutti, a soffrire con tutti; un cuore solo, beato di palpitare con il cuore di Dio”.

Queste espressioni mi  sembrano come un “ritratto mariano”. Dipingono la natura divina del cuore umano, quando si lascia adombrare  e permeare dallo Spirito Santo.

Il cuore spirituale di Gesù è il cuore di Maria per la più intima unione di spirito e di volontà tra di loro. Se sta scritto dei primi cristiani che essi erano «un cuor solo e un’anima sola» (At 4, 32), a più forte ragione quest’unione è verissima tra Gesù e Maria.

Maria non può forse dire: «Il cuore di mio figlio è il cuore mio e non ho che uno stesso cuore con lui»? Il cuore di Gesù, cioè lo Spirito Santo, è il cuore di Maria”. Così scriveva san Giovanni Eudes, fondatore della “Congregazione di Gesù e di Maria” consacrata al cuore di Maria (in “Rivelazione”, 1, 35).

Occorre chiedersi, allora: “Come sta il mio cuore; dove sta il mio cuore; cosa dice il mio cuore?”. Domande decisive, queste, in un tempo che vive una crescente siccità di valori spirituali, perché ha smesso di “coltivare il cuore”, cioè l’intimità con Dio, l’interiorizzazione della sua Parola, il primato dell’interiorità.

Quando Dio sceglie evangelizzatori, quando ci chiama insistentemente ad essere testimoni del suo amore, Dio guarda il cuore dell’uomo. Quello che accadde a Maria, in modo perfetto e irripetibile, accade oggi, in diversa misura, anche a noi, così come è accaduto nei secoli a tanti amici di Dio vissuti prima della venuta di Maria.

Mosè, capo d’Israele e legislatore, fu scelto per il suo cuore, non per la sua dialettica, poiché era balbuziente.

Davide fu scelto dal profeta Samuele e unto “re” d’Israele per il suo cuore, non per la sua nobiltà di rango o per la formazione militare, cose a lui estranee.

Geremia o Timoteo furono eletti profeti per il loro cuore, non per l’esperienza e la saggezza maturate, dal  momento che erano troppo giovani.

Maria, da cui doveva nascere il Re dei re, non fu scelta in una città rinomata, tra leragazze più accreditate; fu eletta madre di Dio per il suo cuore.

Non a caso è proprio il cuore di Maria ciò che subito appare nella sua celebre esultanza dinanzi a Dio che l’ha scelta. Il Magnificat (cf Lc 1, 46-55) è il canto del cuore, dell’intelligenza del cuore.

Nel Magnificat Dio si rivela al cuore di un’umile serva, perché la ragione umana, l’uomo non sottomesso al potere dell’amore, non potrà mai cantare le verità contenute nelcanto del Magnificat.

È il cuore che pensa, che rilette, che concepisce progetti, che prende decisioni, che assume responsabilità, che ingaggia sfide, che ricerca la fraternità. È il cuore che gioca il ruolo centrale nella nostra vita esteriore e racchiude in sé la pienezza della vita spirituale e materiale insieme.

L’uomo “senza cuore” è il vero ateo, perché Dio è amore. Solo chi non vuole amare rifiuta Dio.

È atea una politica senza cuore; è atea un’economia senza cuore; è atea una cultura senza cuore; è atea una solidarietà umana senza cuore; è atea una famiglia senza cuore.

Senza il cuore l’amore non si fa relazione; ancor più non si farà donazione di sé.

Il grande teologo Hans Urs von Balthasar scrisse un giorno:

L’uomo è fatto secondo misurae limite, ma Dio non conosce misura, perché Dio è un seduttore di cuori” (in “Il cuore del mondo”).

Maria, la grande sedotta da Dio, ci svela come è possibile innamorarsi di Gesù e nonsmettere di seguirlo, di amarlo sino alla fine, di generarlo nello Spirito più che nella carne.

Ce lo insegna il grande sant’Agostino: “Maria fu più beata nell’accogliere la fede in Cristo, che nel concepire il corpo di Cristo. A quel tale, infatti, che aveva esclamato: «Beato il ventre che ti ha portato!», il Signore replicò: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la custodiscono» (Lc 11, 27-28).

Il fatto di essere madre non sarebbe servito a nulla a Maria, se non avesse portato Cristo più felicemente nel cuore che nella carne” (in “La santa verginità”, 3, 3).

Per ogni approfondimento: Salvatore Martinez, “I cinque sguardi di Maria – Per una nuova evangelizzazione” (Edizioni Rinnovamento nello Spirito Santo)

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ZENIT Staff

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