Il coraggio di cantare la vita

Si è tenuta a Pavia la XVI edizione del Cantavita

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di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 8 gennaio 2009 (ZENIT.org).- Si è svolta il 16 dicembre scorso a Pavia la XVI edizione del “Cantiamo la vita” (www.cantiamolavita.it, www.cantare.info) un concorso nazionale di musica leggera, promossa dal Movimento per la Vita italiano, con la collaborazione di Federvita Lombardia, e dal ’96 realizzata dal Centro pavese di Accoglienza alla Vita.

Si tratta di una piccola "Sanremo del bene” finalizzata a sviluppare e consolidare una cultura che canti la bellezza della vita umana. Secondo gli organizzatori si tratta di “una festa della vita: non si parla di leggi, non si fanno polemiche. Si propone di raccontare l’umanità  e l’amore dei tantissimi volontari che tutti gli anni, in Italia, accolgono migliaia di madri in difficoltà, aiutandole a far nascere i loro bambini”.

Per raccontare quanto è accaduto, ZENIT ha intervistato, Gianni Mussini, Vicepresidente del Movimento per la Vita e promotore dell’iniziativa.

Cantiamo la vita 2008. Com’è andata?

Mussini: Ho appena finito di scrivere le e-mail di ringraziamento ai giornali e agli altri media che se ne sono occupati. Non posso ricordarli tutti, ma non posso assolutamente tacere due nomi: il direttore di Avvenire, Dino Boffo, che ha dato – come sempre – molto risalto alla nostra manifestazione; e l’amministratore unico delle televisioni “La 6” e “Rete55”, che già dall’anno scorso riprendono l’evento e lo promuovono sullo schermo. Un modo di tener fede alla missione evangelica di porre la fiaccola sopra il moggio.

Mi parli della serata…

Mussini: Ha vinto per la seconda volta di fila il nostro festival Camilla Biraga con “Rondini di neve” (di T. Ravasi e M. Bellagente). Secondo classificato Carlo D’Andrea con  il suo pezzo “Quel profumo di limoni”; terza piazza per Giancarlo Airaghi con “Il pozzo avvelenato”. Premio speciale per il miglior testo, dedicato a don Leo Cerabolini, a Giacomo Mariani con “Solideo” (di G. Mariani – F. Sportelli), premiato dalla piccola Tania, ospite della Casa di Accoglienza alla vita di Belgioioso (fondata appunto da don Leo).

Oltre ai concorrenti, quali erano gli altri ospiti?

Mussini: Innanzitutto vanno ricordati i fedelissimi e bravissimi presentatori Luisa Moscato e Carlo Pastori; con loro il presidente della Giuria, il poeta Davide Rondoni, che sul palco ha detto cose belle e intense. Sul piano strettamente musicale, ricordo la formidabile orchestra jazz messa insieme dal direttore artistico Moreno Gemelli; quindi il gruppo emergente dei Modà (che aveva al seguito un folto gruppo di fan); infine, e soprattutto, la straordinaria performance di Fabio Concato, che ha presentato al pubblico alcuni dei suoi brani più felici, tra cui la storica “Una domenica bestiale”.

E l’ormai tradizionale premio “Pavia città della vita”, assegnato in collaborazione con il Comitato Madonna di Piazza Grande?

Mussini: Sì, la Madonna che benedice Piazza della Vittoria, a Pavia… Il premio è andato quest’anno alla memoria di don Zeno Saltini che, come recita la motivazione, è stato sempre «dalla parte degli ultimi e dei dimenticati», inventando dalle macerie del lager di Fossoli una comunità dove l’unica legge fosse quella della fratellanza e dell’amore. Nomadelfia, appunto. Grazie alla sua «genialità controcorrente», don Zeno ha saputo individuare «i due nervi scoperti della modernità: la famiglia minacciata o imborghesita; la vita manipolata e offesa». Ma c’è stato anche un altro premio…

  E cioè?

Mussini: La medaglia ufficiale del Comune è stata consegnata dal Sindaco di Pavia Piera Capitelli alla memoria di Giancarlo Bertolotti, vero «medico della vita» i cui meriti troppo a lungo erano stati sinora misconosciuti dalla città ufficiale, con prese di posizione ideologiche che gli hanno sinora impedito l’attribuzione del premio “San Siro”, massima onorificenza cittadina.

So che da qualche anno “Cantiamo la vita” va al di là del momento strettamente musicale…

Mussini: Infatti Cantiamo la vita si era aperto sin dalla mattinata nel Collegio universitario Santa Caterina, dove il responsabile nazionale giovani del Movimento per la Vita, Leo Pergamo, napoletano di Scampia, ha stregato gli studenti del liceo classico “Foscolo” illustrando le speranze suscitate dai giovani cattolici di quel martoriato territorio, grazie all’aiuto di parroci intrepidi. Ma, prima del gran finale in musica, il nostro evento era proseguito nel pomeriggio nella storica Pasticceria Vigoni con la pubblica conversazione tra i giovani di Federvita Lombardia e Gianluigi Calderone, regista della fiction televisiva su don Zeno. Da brividi le parole di Calderone: «Per me non credente, il momento più bello della vita è quando ascolto la messa a Nomadelfia».

Un bilancio?

Mussini: La prima cosa che ho chiesto agli amici più esperti, per esempio a Rondoni e Pastori, è stata di indicarmi le cose, anche piccole, che non hanno funzionato. Non mi piacciono le celebrazioni, tanto meno le auto-celebrazioni…

Che cosa le hanno detto?

Mussini: Sono stati molto, molto contenti del livello raggiunto dal nostro festival. Mi hanno però dato un paio di suggerimenti preziosi.

Per esempio?

Mussini: Ne dico uno: ridurre i discorsi, anche quelli promozionali pro vita: tanto più incisivi quanto più sono brevi e conformi al ritmo complessivo dell’evento. Cose su cui spesso amorevolmente litigo con i nostri simpatizzanti e volontari, che per un eccesso di entusiasmo vorrebbero si parlasse continuamente ed esplicitamente dei nostri valori e del nostro mondo. Ma ci sono due controindicazioni…

Quali?

Mussini: La prima: in una serata di musica e spettacolo si “parla” con la musica e con lo spettacolo. Il formidabile numero acrobatico dei ragazzi di Nomadelfia ha reso più avvincente e credibile il momento dell’assegnazione del premio “Pavia città della vita” alla memoria di don Zeno, pur con tutti quei discorsi (per altro sobri e intonati) delle autorità presenti.

E la seconda?

Mussini: Per Cantiamo la vita il teatro è sempre gremito. Molti i pro-life locali, ovviamente. Ma sempre più numerosi ne arrivano da tutta Italia. Ci sono però anche molti curiosi che vengono semplicemente per assistere a un bello spettacolo. Altri ancora sono attratti dagli ospiti di turno, quest’anno i Modà e Fabio Concato. Per non parlare del pubblico televisivo, nazionalpopolare per definizione… E’ evidente che a tutti costoro è opportuno e doveroso proporre le cose belle in cui crediamo, a partire dallo splendore nascosto del concepito e da quello, spesso non meno nascosto, di tante volontarie e tanti volontari che – per stare all’Italia – aiutano ogni anno quasi diecimila donne e coppie a non abortire. Ma un conto è proporlo in letizia, con un ritmo agile e leggero; un altro conto è infarcire il copione di appelli etici o di spot a favore di questa o quella nostra iniziativa. In quest’ultimo caso il rischio è di essere controproducenti, se non proprio di lavorare – come si diceva una volta – per il re di Prussia, cioè per i nostri avversari, che si fregano le mani ogniqualvolta qualcuno di noi si mette a fare messe cantate fuori di chiesa…

Un commento finale?

Mussini: Più che un commento, lasciatemi dire la mia gioia nel vedere come, ancora una volta, l’indimenticabile amico Giancarlo Bertolotti abbia lavorato per la buona riuscita di Cantiamo la vita, una manifestazione a cui era particolarmente legato (forse perchè “povera e bella” come lui).  Quando era ancora tra noi, Giancarlo acquistava ogni anno cinquanta biglietti da regalare a qualcuno (infermiere e infermieri, medici, studenti) da avvicinare con dolcezza alla causa… Ebbene, quest’anno dalla sua Sant’Angel
o Lodigiano sono arrivati in cinquanta praticamente solo per assistere alla sua premiazione. Cinquanta: i conti tornano!

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ZENIT Staff

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