Il Consiglio d'Europa contro la restrizione dell'obiezione di coscienza

Approva una risoluzione per riconoscerla di fronte ad aborto o eutanasia

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di Jesús Colina

STRASBURGO, venerdì, 8 ottobre 2010 (ZENIT.org).- L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa ha respinto questo giovedì il rapporto del deputato britannico Christine McCafferty, che voleva restringere i diritti fondamentali dei cittadini all’obiezione di coscienza, soprattutto per chi lavora nel settore sanitario di fronte all’aborto o all’eutanasia.

Il progetto di risoluzione è stato totalmente sostituito da un nuovo testo, che afferma, difende e promuove il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza.

Dopo il dibattito, nel quale è stato modificato il testo proposto dalla Commissione per le Questioni Sociali, la risoluzione adottata afferma che “nessun ospedale, istituzione o persona può essere sottoposto a pressioni, considerato responsabile o subire alcuna discriminazione per il suo rifiuto di effettuare, accogliere o assistere a un aborto o a un atto di eutanasia”.

Il testo adottato invita gli Stati membri a elaborare regolamentazioni ampie e precise che definiscano e regolino l’obiezione di coscienza nel campo della salute e dei servizi medici.

Grégor Puppinck, direttore dello European Center for Law and Justice, istituzione che con argomentazioni giuridiche aveva denunciato i pericoli del rapporto McCafferty, ha espresso a ZENIT la sua soddisfazione di fronte allo straordinario e inaspettato cambiamento.

“Il Consiglio d’Europa ribadisce il valore fondamentale della coscienza umana e della libertà di fronte ai tentativi di manipolazione ideologica della scienza e della medicina”, ha constatato l’esperto.

“Il rapporto McCafferty era un’aberrazione, e siamo soddisfatti per essere riusciti ad aprire gli occhi dell’Assemblea. Molte organizzazioni non governative si sono mobilitate in questo senso”, ha aggiunto.

Il testo si applica non solo ai medici, ma a tutto il personale medico impegnato in modo diretto o indiretto in un atto o in una procedura di aborto o eutanasia.

La risoluzione si applica non solo agli individui, ma anche alle istituzioni, agli ospedali e alle cliniche, sia private che pubbliche. La McCafferty voleva costringere gli ospedali cattolici a effettuare aborti.

Per Puppinck, “il testo della signora McCafferty era particolarmente pericoloso”, perché il suo obiettivo principale era profondamente simbolico, cercando di fare dell’obiezione di coscienza qualcosa di “immorale”.

Per questo motivo, la risoluzione approvata “è una grande vittoria della cultura della vita e della giustizia”, ha concluso il direttore dello European Center for Law and Justice.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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