Il Concilio Vaticano II: una svolta ecumenica

Ieri, a Milano, l’incontro dal titolo “Cattolicesimo e chiesa ortodossa russa. Passato e presente”

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Si è tenuto ieri, a Milano, presso la Scuola FAES di Monforte, un incontro dal titolo “Cattolicesimo e chiesa ortodossa russa. Passato e presente”. Relatore è stato il Cav. Lav. Ing. Rosario Alessandrello, Presidente della Fondazione Centro per lo sviluppo dei rapporti Italia-Russia.

La conferenza ha ripercorso la storia del Cristianesimo in Russia, con particolare attenzione ai rapporti tra le Chiese sorelle. Alessandrello ha iniziato la sua relazione ricordando che lo scisma del 1054 segna il distacco da Roma delle Chiese cristiane di rito bizantino fedeli ai primi sette concili ecumenici. “La più numerosa tra queste – ha spiegato Alessandrello – è la Chiesa russa”. “Le Chiese ortodosse, che contano oggi otto patriarcati e molte Chiese indipendenti (dette autocefale o semiautonome), riconoscono un primato di onore al patriarca di Costantinopoli. I fedeli sono circa 230 milioni”, ha proseguito Alessandrello.

Il quale ha poi spiegato che “Kiev, in particolare, è la culla storica dell’ortodossia russa perché qui nel X secolo si compì l’evangelizzazione dell’antica Rus’, evento culminato nel 988 nel battesimo del Principe Vladimir di Kiev, quando il popolo russo ricevette la sua identità cristiana. Per secoli Kiev fu sede del primate della Chiesa russa (fino al suo trasferimento a Mosca nel XVI secolo) e rimane ancora oggi città carica di retaggio simbolico”.

Si è poi parlato dei tentativi, nel corso della storia, di riunificare la Chiesa Ortodossa alla Chiesa Cattolica, tuttavia sistematicamente “caduti nel vuoto”. Una svolta è stata rappresentata dal Concilio Ecumenico II, laddove il tema dell’unità dei cristiani è stato posto al centro delle discussioni.

A Concilio concluso, infatti, “è avvenuta l’abolizione reciproca della scomunica dell’anno 1054 in un incontro tra il patriarca Atenagora e Papa Paolo VI”, ha ricordato Alessandrello. “In effetti, nel Novecento – ha proseguito il relatore -, per il Cristianesimo pochi giorni sono storici come il 5 gennaio 1964. Cinquant’anni fa Paolo VI e il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Atenagora, si incontrarono e si abbracciarono a Gerusalemme. Il 6 gennaio il Papa rese la visita al patriarca. Si chiudeva quasi un millennio di scomuniche e d’incomunicabilità. Era una svolta”.

Ma nuove azioni sono attese in futuro per consentire di respirare insieme ai “due polmoni d’Europa” – mutuando una definizione di Giovanni Paolo II. “La personalità del patriarca Kirill e il Pontificato di Ratzinger – è stato ricordato – hanno contribuito a spostare l’asse del rapporto tra Roma e l’ortodossia sui temi della collocazione del Cristianesimo nel mondo contemporaneo, in particolare accettando la sfida di rivivificare il rapporto tra Cristianesimo ed Europa, in una prospettiva che Mosca concepisce come euro-russa. Un cambiamento rilevante anche da un punto di vista geopolitico”.

Risalgono al passato più recente una serie di significativi episodi: l’appello di Papa Francesco al presidente russo Putin perché difenda i cristiani in Oriente, la manifestazione di una comune devozione di Francesco e Putin alla Vergine Maria e l’annuncio del Santo Padre di un viaggio in Terra Santa per celebrare con il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, i 50 anni dall’incontro tra Paolo VI e il patriarca Atenagora e riaffermare così l’unità dei cristiani nel mondo come essenziale traino di pace.

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Federico Cenci

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