Il concerto senza il Papa

Un esempio di impegno responsabile

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Le cure del suo ministero riducono le apparizioni in pubblico del Pontefice. La sedia bianca al centro della prima fila dell’Aula Nervi è rimasta vuota: qualcuno ha visto nell’assenza del Vescovo di Roma dal concerto in suo onore una presunta dissociazione da una altrettanto presunta “mondanità” del Vaticano.

In primo luogo, se Francesco avesse considerato l’evento incompatibile con le regole austere vigenti presso la Santa Sede, non avrebbe avuto problemi per depennarlo dal calendario delle manifestazioni culturali programmate in Vaticano, che comunque non gli costano nulla, mentre ne accrescono il prestigio dato che con esse gli artisti e gli intellettuali rendono omaggio alla massima Autorità religiosa cattolica.

Se non vi è dunque traccia di mondanità, non vi è neppure dissenso da essa. Ed allora perché il Papa non ha presenziato al concerto? Semplicemente in quanto egli doveva occuparsi di questioni più urgenti ed importanti.

Se l’immagine serve per comunicare, per far capire agli altri la realtà, e a tal fine risulta indubbiamente utile il suo valore estetico – e qui il Papa rivela quanto deve per formazione intellettuale ai grandi poeti e scrittori dell’America Latina – il gesto serve invece ad incidere sulla realtà, a modificarla. Ed il gesto dell’assenza dal concerto sta a significare che la Chiesa si governa prima di tutto lavorando.

Quando chiesero ad un comandante dei Carabinieri perchè partecipasse poco alle cerimonie pubbliche, egli che lo Stato lo pagava per difendere la comunità dal crimine, non di presenziare cerimonie. Il Papa è al suo posto per guidare la Chiesa.

Arrivato al Soglio di Pietro alla stessa età in cui vi fu elevato Roncalli, settantasette anni, papa Francesco sa che non ha tantissimo tempo per realizzare il suo programma.

E non c’è soltanto l’età avanzata a spingerlo per fare presto: c’è soprattutto la rapidità delle dinamiche con cui evolve il mondo di oggi: nessuno sa dove ci porterà la crisi economica e sociale in cui il mondo è immerso del 2008.

E’ vero che Ratzinger divenne Papa addirittura a settantotto anni, ma il suo si annunziò subito come un pontificato di transizione, o meglio di assestamento dopo gli sconvolgimenti geo strategici in cui era stato “magna pars” il predecessore Giovanni Paolo II.

Francesco sa che il grande problema del mondo di oggi consiste nel promuovere un riequilibrio nei rapporti di forze tra il Nord e il Sud, tra i Paesi ricchi ed i Paesi poveri, e che nel frattempo la Chiesa può partecipare a questo compito in quanto tale riequilibrio avviene prima di tutto nel suo stesso seno.

Fino ad ora la simpatia del Papa, la sua grande umanità, il suo prestigio, maturato in una condizione ambientale difficile come quella dell’America Latina, tutto l’insieme delle sue doti personali gli hanno procurato un sostegno generale ed entusiasta, e tutte queste qualità potranno soltanto affinarsi nell’esercizio del magistero pontificale, nell’opera che il Vescovo di Roma verrà realizzando.

Tuttavia sarebbe illusorio credere che non vi siano resistenze, diffidenze, atteggiamenti addirittura ostili, dentro e fuori la Chiesa. Non si dimentichi che Giovanni Paolo II subì un tentativo di assassinio all’inizio del suo pontificato, quando fu chiaro il disegno che egli perseguiva: non vi è naturalmente motivo di temere che ciò si ripeta per il successore, dato che non viviamo più tempi di guerra fredda, ma il futuro non sarà necessariamente rose e fiori.

In America Latina si dice che dopo ogni Domenica della Palme vengono molti Venerdì Santi. E’ dunque logico, ed è bene, che il Papa lavori, anche in qualità di Primate d’Italia. Poco dopo il concerto nell’Aula Nervi si è scatenato un nuovo attacco contro il debito pubblico del nostro Paese: i mezzi di informazione lo avevano previsto; poteva forse esserne all’oscuro il Papa? Ancora poche ore, ed il nostro Governo, pur non entrando formalmente in crisi, si è diviso in modo insanabile tanto sui rapporti con il Potere Giudiziario quanto sui temi economici.

Siamo sicuri che quegli stessi mezzi di informazione su cui si specula sull’assenza del Papa dall’Aula Paolo VI non avrebbero fatto facili ironie sul Pontefice che “va al concerto mentre l’Italia affonda?”. Se siamo coscienti delle difficoltà che ci stanno di fronte, conforta sapere che il Vescovo di Roma condivide l’impegno di tutti gli uomini di buona volontà: cerchiamo dunque di imitare il suo esempio. 

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Alfonso Maria Bruno

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