Il cieco risanato: un simbolo della nuova evangelizzazione

Durante la Santa Messa di chiusura del Sinodo dei Vescovi, Benedetto XVI cita la figura di Bartimeo, più che mai attuale in un mondo che rischia di perdere la fede

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di Luca Marcolivio

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 28 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Il tema della guarigione è stato posto al centro della riflessione di papa Benedetto XVI, durante la Santa Messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, celebratasi stamattina nella Basilica Vaticana.

Il protagonista della lettura evangelica di oggi (Mc 10,46-52) è Bartimeo, il cieco cui Gesù restituisce la vista. La sua guarigione, ha ricordato il Papa durante l’omelia, è l’ultimo prodigio che Gesù compie prima della Passione, “e non a caso è quella di un cieco”.

Nei Vangeli la cecità simboleggia la condizione dell’uomo “che ha bisogno della luce di Dio, la luce della fede, per conoscere veramente la realtà e camminare nella via della vita”. Riconoscersi ciechi e “bisognosi di questa luce” è “essenziale” se non si vuole rimanere “ciechi per sempre”, ha osservato il Santo Padre.

Nel Vangelo di Marco, Bartimeo è rappresentato come un uomo che “ha perso la luce e ne è consapevole, ma non ha perso la speranza” e, incontrando Gesù, intuisce la possibilità di essere guarito. Riacquisendo la vista, egli ritrova la “pienezza della propria dignità”, con Gesù come guida.

La figura di Bartimeo affascinò a suo tempo Sant’Agostino che ipotizzò la caduta in disgrazia di questo personaggio, precedentemente noto per la sua “prosperità molto grande”, la cui guarigione era stata oggetto di “tanta risonanza quanto era grande la fama della sventura capitata al cieco”.

L’interpretazione offerta dal Santo Vescovo di Ippona, ha commentato Benedetto XVI, suggerisce una riflessione sul rischio della perdita delle ricchezze “non materiali”. Esplicito quindi il riferimento all’affievolimento della fede da parte di interi popoli nelle “regioni di antica evangelizzazione”.

Vi sono quindi persone che “hanno perso una grande ricchezza, sono «decadute» da un’alta dignità – non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana – hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza”, ha spiegato il Papa.

Sono proprio questi ultimi i destinatari della “nuova evangelizzazione”, ovvero “di un nuovo incontro con Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, che può aprire nuovamente i loro occhi e insegnare loro la strada”. Significativa, dunque, ha osservato il Pontefice, la concomitanza con la Liturgia odierna, che propone il Vangelo di Bartimeo e la conclusione dell’Assemblea Sinodale.

“Questa Parola di Dio – ha aggiunto – ha qualcosa da dire in modo particolare a noi, che in questi giorni ci siamo confrontati sull’urgenza di annunciare nuovamente Cristo là dove la luce della fede si è indebolita, là dove il fuoco di Dio è come un fuoco di brace, che chiede di essere ravvivato, perché sia fiamma viva che dà luce e calore a tutta la casa”.

La nuova evangelizzazione, inoltre, riguarda in primo luogo la “pastorale ordinaria” che deve essere maggiormente “animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la Comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna”.

Il Santo Padre ha quindi sottolineato tre linee pastorali emerse dall’ultimo Sinodo. In primo luogo una rinnovata cura ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana – Battesimo, Cresima ed Eucaristia – e al “sacramento della misericordia di Dio”, la Penitenza.

È proprio attraverso i sacramenti che il Signore compie la sua “chiamata alla santità”. Durante il Sinodo è stato più volte ripetuto che “i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l’esempio della vita e con le opere della carità”, ha ricordato il Papa.

Un secondo aspetto sottolineato da Benedetto XVI ha riguardato la “missio ad gentes” che è anch’essa parte della nuova evangelizzazione. Sono infatti numerose le aree del mondo – in particolare in Africa, in Asia e in Oceania – dove gli abitanti aspettano “con viva attesa, talvolta senza esserne pienamente coscienti, il primo annuncio del Vangelo”. La globalizzazione e l’incremento dei flussi migratori, inoltre, rendono necessario il “primo annuncio” anche nei paesi di antica evangelizzazione.

Il terzo punto posto in evidenza dal Papa è relativo alle “persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo”, in particolare nei paesi più secolarizzati. Per costoro la chiesa sta cercando “di adoperare anche metodi nuovi, curando pure nuovi linguaggi, appropriati alle differenti culture del mondo”. Il tutto senza trascurare i “metodi tradizionali, sempre validi”.

Numerose sono le iniziative di nuova evangelizzazione già esistenti: tra queste Benedetto XVI ha citato le “missioni cittadine, il «Cortile dei gentili», la missione continentale”. Progetti che “il Signore, Buon Pastore, benedirà abbondantemente”, ha commentato il Papa, in quanto “provengono dallo zelo per la sua Persona e per il suo Vangelo”.

I protagonisti della nuova evangelizzazione, ha quindi concluso il Santo Padre, sono assai simili a Bartimeo, avendo essi “fatto l’esperienza di essere risanati da Dio, mediante Gesù Cristo” e la loro caratteristica principale è la gioia del cuore di cui parla il Salmista: «Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia» (Sal 125,3).

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ZENIT Staff

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