"Il Cattolico in Politica" secondo Giampaolo Crepaldi

Un manuale per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica.

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di Antonio D’Angiò

ROMA, giovedì, 12 gennaio 2012 (ZENIT.org).- “Il Cattolico in Politica” di Giampaolo Crepaldi, Vescovo di Trieste, ma in quest’ambito diremmo innanzitutto Presidente dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuàn sulla Dottrina Sociale della Chiesa, è stato pubblicato dalla casa editrice Cantagalli nell’autunno del 2010.

Come evidenzia il Cardinale Bagnasco nella prefazione, “Questo libro è dedicato al politico, a chi intende, o già lo fa, impegnarsi in un partito, candidarsi alle cariche pubbliche, esercitare ruoli istituzionali o amministrativi”.

E se questo “manuale per la ripresa”, come recita il sottotitolo, può essere uno strumento, il fine è quello più volte enunciato da Papa Benedetto XVI, cioè la nascita in Italia di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica.

Il libro è suddiviso in due sezioni, una dedicata ai “criteri” e l’altra ai “contenuti” di questo impegno in politica, entrambe di dieci capitoli ciascuna, che si possono ritenere come singole lezioni di un corso di politica.

Ma, prima di questa parte più didattica e della quale parleremo più avanti, accenniamo innanzi tutto al capitolo introduttivo intitolato “Resistenza, Attesa, Ripresa” che è un breve e interessante ausilio alla comprensione e all’inquadramento storico degli ultimi cinquant’anni della presenza politica dei cattolici.

Crepaldi ripercorre questo cammino segnalando tutta una serie di libri, encicliche, documenti che hanno segnato questi tre periodi denominati della resistenza, dell’attesa, della ripresa. Del primo, tra gli anni sessanta e settanta (la resistenza), uno dei testi di riferimento è il libro del filosofo Augusto Dal Noce dal titolo “Il problema dell’ateismo”. Della seconda fase, tra gli anni ottanta e novanta (l’attesa) uno snodo dottrinale fondamentale è stata l’Enciclica di Giovanni Paolo II Fides et Ratio mentre del terzo (la ripresa), la Nota del 2002 della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’azione e il comportamento dei cattolici nella vita politica “è un momento di grande significato”.

Poiché, come dice l’autore, trattasi di un manuale, diamo qui indicazioni su come orientarsi per un suo approfondimento o per una sua divulgazione che può essere fatta anche per capitoli, ambiti, sezioni.

Come accennato in precedenza, la sezione dei criteri, che riteniamo più teorica, è formata da dieci capitoli che possono essere suddivisi a nostro avviso in due ambiti per facilitarne l’approccio: il primo che chiamiamo “teorico-religioso” ed il secondo “teorico-politico”. Del primo (c.d. teorico-religioso) ne possono fare parte i capitoli intitolati “La dimensione pubblica del Cristianesimo”, “La Dottrina sociale della Chiesa tra fede e ragione”, “I principi della Dottrina sociale della Chiesa”, “La Nota dottrinale della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2002” e “L’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI”

Nel secondo ambito (c.d. teorico-politico) possono rientrare gli altri cinque capitoli dal titolo “Il problema della laicità della politica”, “La coscienza del cattolico in politica”, “Il significato dei principi non negoziabili”, “Unità dei cattolici in politica?” e “Allargamento della ragione politica e nuove ideologie”.

Qui abbiamo trovato un’importante affermazione fatta da Crepaldi nel capitolo che parla dell’unità politica dei cattolici e che attiene alle responsabilità: “Dietro la diaspora dei cattolici in politica (…) c’è soprattutto una carenza di tipo dottrinale. Significa che la dottrina della Chiesa non è convenientemente promossa e recepita, che i pastori non vengono adeguatamente accostati, che i teologi non operano tenendo conto della loro funzione ecclesiale, che le università cattoliche non producono una coerente cultura cattolica, che i centri culturali cattolici non operano in coerenza con il Magistero”.

La sezione dei contenuti che riteniamo, invece, più programmatica, può essere suddivisa anche in questo caso in due ambiti: il primo che chiamiamo “universale (o globale)” ed il secondo “locale (o nazionale)”. Del primo ne possono fare parte i capitoli dal titolo “La difesa della vita”, “Protezione e valorizzazione della famiglia”, “La libertà delle famiglie di educare i figli”, Promuovere il diritto alla libertà religiosa” e “Il lavoro e la lotta sussidiaria alla povertà”.

Nel secondo ambito facciamo rientrare gli altri cinque capitoli intitolati “Riforma dello Stato in vista del bene comune”, “Le immigrazioni e la società del futuro”, “La gestione responsabile dell’ambiente”, “L’Europa e la sua identità” e “La nazione e lo sviluppo dei popoli”.

E, anche in questo caso, vogliamo segnalare una frase di Crepaldi che attiene alle responsabilità tratta dal capitolo sulla gestione responsabile dell’ambiente: “La politica deve sì tenere conto della scienza , ma anche non ne deve dipendere in modo cieco. Serve la consapevolezza che in questa società del rischio anche gli esperti non sono sempre affidabili e che è possibile creare nuovo rischio proprio mediante interventi scorretti. Certe politiche ambientali sbagliate creano nuovo rischio ambientale”.

Per arrivare al breve cenno conclusivo, in cui in quel titolo “Tutto si tiene insieme” Crepaldi ricorda e un poco ammonisce che “La guida di Benedetto XVI è molto chiara, le indicazioni date sono complete e non permettono titubanze, l’età dei ‘tuttavia’ sembra finita, si profila un nuovo compito dei laici cattolici impegnati in politica solido sui principi e accorto nelle strategie”.

Diremmo noi, come considerazione conclusiva, che il forte richiamo alle responsabilità singole è parte integrante della forza delle convinzioni religiose.

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ZENIT Staff

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