Il Catechismo è stato un frutto profetico del Concilio Vaticano II

Il Cardinale Karlic, membro del comitato di redazione, racconta i retroscena della elaborazione del Catechismo della Chiesa Cattolica

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di H. Sergio Mora

ROMA, mercoledì, 24 ottobre 2012 (ZENIT.org) – L’idea di elaborare un Catechismo universale fu lanciata dal Sinodo dei Vescovi del 1985, convocato per celebrare il 20° anniversario del Concilio Vaticano II. I vescovi espressero questo loro desiderio a Giovanni Paolo II e il Beato subito appoggiò l’idea. Tra i membri del comitato di redazione c’era anche il cardinale argentino Estenislao Esteban Karlic, 86 anni, che oggi, a distanza di circa 20 anni, in un’intervista esclusiva concessa a ZENIT racconta alcuni ‘dietro le quinte’ poco noti al grande pubblico.

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Eminenza, qual era il Catechismo universale prima di quello attuale ?

Cardinale Karlic: Nella storia della Chiesa c’è sempre stato un solo catechismo inteso come tale: ovvero quello di San Pio V, chiamato il Catechismo del Concilio di Trento o il Catechismo dei Parroci, pubblicato nel XVI secolo, poco dopo l’invenzione della stampa. È stato questo un modello per il suo grande coraggio. L’attuale Catechismo della Chiesa cattolica, tuttavia, ha delle novità che lo arricchiscono, non solo per l’approvazione del Magistero Pontificio degli ultimi tempi, ma soprattutto per il suo affrontare i problemi contemporanei. Il Catechismo di Trento e quello della Chiesa cattolica sono gli unici due nella storia che sono stati approvati da un Papa e destinati alla Chiesa intera.

Come nacque l’idea di un nuovo catechismo?

Cardinale Karlic: Il Sinodo dei Vescovi del 1985, che celebrava i 20 anni del Vaticano II, ritenne necessario sviluppare un compendio di tutta la dottrina cattolica sulla fede e sulla morale, che poteva servire da riferimento per i catechismi che dovevano essere poi tradotti in tutte le regioni del mondo per un massimo avvicinamento alle diverse culture. Dopo 500 anni di pubblicazione dal precedente Catechismo universale, sembrò opportuno, quindi, fare una sintesi della dottrina apostolica per rispondere alle principali questioni della cultura contemporanea su Dio, sull’uomo e sul mondo. Già ai tempi del Concilio era stata sollevata la questione di un nuovo catechismo, ma non ebbe successo. Con il Sinodo del 1985, l’iniziativa fu ritenuta opportuna e il Papa la approvò.

Quali sono stati i primi passi nella preparazione del Catechismo?

Cardinale Karlic: Il Santo Padre Giovanni Paolo II all’inizio del 1986 convocò una commissione di dodici cardinali e vescovi che dovevano svolgere tutto il lavoro e un comitato di redazione di sette membri che si univano ad un segretario di redazione. Il presidente di entrambi i comitati era l’allora cardinale Ratzinger, che condusse mirabilmente gli incontri. Anche tra i partecipanti si è cercato di creare una rappresentazione della universalità della Chiesa.

E anche lei venne chiamato per la redazione del Catechismo…

Cardinale Karlic: Si e fu una grazia immensa. Mi iscrissi al comitato di redazione già formato in un secondo tempo. Un altro membro che aderì successivamente fu l’attuale cardinale Schonborn, allora professore di teologia in Svizzera. Quando entrammo noi c’era già un testo di base su cui lavorare. Il lavoro vene poi distribuito ai sottogruppi e discusso nelle riunioni congiunte. In questo modo si scrisse il testo che ebbe poi nove versioni successive.

Come si consultò tutta la Chiesa?

Cardinale Karlic: La versione denominata “progetto riveduto”, ritenuta valida per una richiesta universale, venne inviata a tutte le diocesi del mondo, appositamente preparata in modo che i commenti di risposta inviati sarebbero stati ben utilizzati. Le risposte furono circa 25.000, un numero straordinario.

E che si fece con queste risposte?

Caridnale Karlic: Abbiamo avuto un lungo incontro nella periferia di Roma per studiare le risposte. Le recensimmo una per una, anche quelle che arrivarono ​​dopo il termine stabilito. Fu emozionante vedere l’unità nella fede delle varie parti della Chiesa, nell’accettare il testo e la passione per la verità, attraverso la ricerca di espressioni ritenute le più adatte ad esprimere il mistero cristiano rivelato. Quel momento fu determinante nel processo di elaborazione. Fu anche un lavoro molto delicato che non sarebbe stato possibile realizzare senza la grazia del Signore, come disse con gioia serena e profonda uno dei vescovi partecipanti.

Tra questi commenti quale le è rimasto maggiormente impresso?

Cardinale Karlic: Un’osservazione importante, che venne accettata senza indugio, fu di dare una maggiore attenzione alla preghiera. Nel testo della consulta, si propose infatti che la preghiera fosse l’epilogo dell’intero Catechismo della Chiesa Cattolica, come succedeva in quello tridentino.

Ha vissuto a Roma durante gli anni della redazione?

Cardinale Karlic: No, vivevo e lavoravo a Paraná. All’epoca non venivano utilizzati i computer. Ricordo che una volta fui costretto a copiare un testo nove volte per migliorarne l’elaborazione. E un’altra volta dovetti fare un viaggio da Paraná a Santiago del Cile per portare gli scritti del cardinale Medina con i quali avevamo formato un sottogruppo.

A Roma, invece, come si svolgevano i lavori?

Cardinale Karlic: Ci incontravamo in Vaticano. La Commissione e il Comitato dei Vescovi erano guidati dal cardinale Ratzinger, che era responsabile per il Santo Padre. Era un’emozione grandissima al termine delle riunioni la visita del Pontefice. Una volta lo andammo a trovare anche a Castel Gandolfo. Durante gli incontri, si creava un clima di serietà, di responsabilità e libertà. Il cardinale Ratzinger dopo aver ascoltato con interesse a tutto ciò che veniva detto, faceva una sintesi molto chiara e utile per i futuri lavori.

In che lingua fu scritto?

Cardinale Karlic: Il francese venne scelto come linguaggio comune nella redazione e per gli scambi e gli incontri, senza però escludere l’uso di altre lingue. Per l’edizione tipica si scelse il latino in quanto linguaggio adatto ad esprimere il mistero cristiano della Chiesa sul modello della grande tradizione dei santi, del Magistero e dei teologi. La traduzione latina durò circa cinque anni, pur avendo presentato il Catechismo completo, già approvato dal Santo Padre prima della traduzione. Fu poi consegnato nella versione francese, italiana e spagnola, nel dicembre 1992, a Roma, ai rappresentanti di tutta la Chiesa come un nuovo segno della cattolicità, con una cerimonia presieduta dal Papa stesso.

Nel Sinodo si è parlato di uno tsunami della secolarizzazione e del Concilio Vaticano II come bussola di orientamento….

Cardinale Karlic: Il Concilio ha avuto delle forti conseguenze sulla pastorale, sui codici di legge della Chiesa in Oriente e Occidente, sull’ufficio sacerdotale, sui libri liturgici e sull’ordine profetico, che sono state poi sintetizzate nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Senza dubbio, come abbiamo già detto, il Catechismo è stato un frutto profetico del Concilio Vaticano II.

C’è un particolare che le è rimasto particolarmente nel cuore?

Cardinale Karlic: Si, ricordo la gioia del cardinale Ratzinger quando finimmo di redigerlo. La scrittura del Catechismo è stata, infatti, anche un esercizio di fedeltà all’amore di Dio che ci ha amati per primo.

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ZENIT Staff

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