“Il caso Williamson non deve danneggiare il dialogo ebraico-cattolico”

Secondo l’ebreo Gary L. Krupp, presidente della Pave the Way Foundation

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NEW YORK, mercoledì, 4 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il Papa “non ha dato il benvenuto” alle opinioni antiebraiche del Vescovo lefebvriano Williamson, come hanno voluto dare a intendere i mezzi di comunicazione “omettendo dettagli importanti”, e quindi “questo caso non dovrebbe danneggiare il dialogo tra ebrei e cattolici”, che “sta avendo tanta importanza in questo pontificato”.

Lo ha dichiarato il presidente, ebreo, della Fondazione Pave the Way, Gray S. Krupp, in un comunicato emesso recentemente da questa organizzazione in cui spiega che la remissione della scomunica ai Vescovi lefebvriani non ha presupposto “affatto” un benvenuto nel seno della Chiesa cattolica.

Krupp ammette che anche la sua prima impressione di fronte a questa situazione è stata negativa e che non capiva “come un Papa che aveva compiuto tanti progressi nei rapporti ebraico-cattolici potesse aver fatto questo”.

“Senza dubbio, le dichiarazioni del Vescovo Richard Williamson in cui nega l’Olocausto sono così estramemente assurde da ripugnare ogni persona normale, e non si addicono a un ministro di qualsiasi religione, men che meno a un Vescovo cattolico”.

Di fronte all’agitazione provocata nel mondo ebraico dalla notizia della remissione della scomunica, la Fondazione, “anziché limitarsi a condannare questo atto, si è dedicata a indagare a fondo sulla questione informandosi con funzionari del Vaticano ed esperti di diritto canonico”.

Ciò che ha fatto il Papa, sostiene Krupp, è “aprire una porta perché questo gruppo conservatore radicale di destra, che ha circa un milione di fedeli, possa iniziare a dialogare con il Vaticano, in vista di un eventuale reinserimento nel credo cattolico stabilito”.

“Questo credo include l’accettazione delle conclusioni del Concilio Vaticano II e della dichiarazione Nostra Aetate, il che implica accettare il fatto che l’antisemitismo è un peccato”, ha aggiunto.

Quanto al motivo che ha portato il Papa ad agire in questo momento, Krupp osserva che, per quanto ha potuto constatare, si è voluta una coincidenza con il 50° anniversario dell’inaugurazione del Concilio.

“In ogni caso – dichiara –, la remissione della scomunica non significa assolutamente che questi Vescovi siano stati ammessi nella Chiesa a braccia aperte. Nulla di più falso. Resta una lunga serie di obblighi da rispettare, e devono rispondere a molteplici violazioni in base al diritto canonico”.

Per Krupp, i mezzi di comunicazione di tutto il mondo “hanno diffuso una versione sensazionalista e incompleta” del caso, un’omissione che “ha fornito titoli, ha rifornito di combustibile la controversia e ha promosso la reazione negativa”.

In questo senso, ha sottolineato che “il clero cattolico di tutto il mondo ha condannato queste dichiarazioni vergognose”, il Vaticano ha ordinato al superiore di Williamson di imporgli il silenzio e questi ha chiesto perdono pubblicamente.

“Dovremmo permettere che le dichiarazioni e le convinzioni di una sola persona, e le omissioni dei mezzi di comunicazione, danneggino il dialogo tra ebrei e cattolici, che è stato definito giustamente un aspetto di fondamentale interesse per la Chiesa cattolica e per questo pontificato? Sicuramente no!”, conclude.

La Fondazione Pave The Way, con sede a New York e una delegazione a Roma, si dedica a promuovere la tolleranza e la comprensione tra le religioni attraverso lo scambio culturale e intellettuale e la realizzazione di gesti di buona volontà.

In particolare, negli ultimi anni ha promosso gesti di avvicinamento tra la Chiesa e il mondo ebraico, tra cui la celebrazione di un congresso sulla figura di Pio XII nel settembre scorso.

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ZENIT Staff

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