Il cardinale Vallini incontra i rom del campo "La Barbuta"

Durante la sua visita, ieri pomeriggio, il Vicario di Roma ha esortato i genitori a far studiare i propri figli e a cercare sempre la comunione, al di là dell’appartenenza religiosa

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Si è svolta ieri pomeriggio la visita del cardinale vicario Agostino Vallini con gli abitanti del campo nomadi “La Barbuta” di Roma, nei pressi dell’aeroporto di Ciampino. Sono circa 800 i rom di etnie diverse che vivono nelle case-container di questo “villaggio” ai margini della capitale. Il porporato ha voluto portare a tutti una parola di affetto, in segno di una Chiesa attenta ai bisogni degli ultimi, soprattutto i bambini.

Proprio loro – circa 300 – hanno accolto il cardinale al suo arrivo, accompagnato dal direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni, monsignor Pierpaolo Felicolo, e da don Paolo Lojudice, assistente spirituale al Seminario Maggiore.

E proprio di loro Vallini ha parlato all’inizio del suo discorso: questi piccoli che, nati in Italia, “sono figli di Roma”, ha affermato. E rivolgendosi ai loro genitori ha aggiunti: “Fateli studiare, perché attraverso l’istruzione possano trovare, un domani, meno difficoltà d’integrazione”.

Parlando poi alla popolazione de “La Barbuta”, il porporato ha lanciato un appello all’amore reciproco: “Cercate di volervi bene, innanzitutto tra voi, come il Signore fa con i suoi figli. Qui siete cattolici, ortodossi, musulmani: siate capaci di pregare l’uno per l’altro, riconoscendo Dio come nostro unico Padre”. Così, ha soggiunto, “sarà più semplice mettere da parte le violenze, le cattiverie e le invidie di cui, molte volte, siamo artefici e vittime”. 

Dopo il suo discorso, il cardinale Vallini ha quindi fatto visita al campo, chiacchierato con alcuni rom, entrando anche nelle loro case, ha scambiato abbracci e sorrisi e gioito per l’accoglienza sincera ricevuta. Un incontro “molto cordiale, molto affettuoso”, lo ha definito ai microfoni della Radio Vaticana, rimarcando di essere stato accolto da “questi fratelli e sorelle poveri ed emarginati”, con “molto piacere” e “molta gratitudine”.

In particolare, il porporato ha notato da parte di queste persone “il desiderio di avere qualcuno che si interessi di loro, al di là di quella opportunità che viene offerta dalle istituzioni di avere un campo che di per sé sarebbe anche abbastanza dignitoso”.

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ZENIT Staff

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