Il cardinale Scola celebra la "Festa del Perdono" a Milano

Sempre il porporato presiederà domani in Duomo, alle 16, i funerali del magistrato Ciampi e dell’avvocato Appiani, due delle tre vittime della strage di giovedì al Tribunale

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Come da tradizione plurisecolare, Milano celebra la “Festa del Perdono”, antica ricorrenza dell’Ospedale Maggiore della città che vuole ricordare i benefattori e tutti coloro che hanno sostenuto le attività di cura e di ricerca della attuale Fondazione Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

La celebrazione è stata presieduta dall’arcivescovo della diocesi ambrosiana, il cardinale Angelo Scola, nella chiesa del Policlinico di Milano dedicata a Santa Maria Annunciata di cui è “parroco”. Erano presenti le autorità dell’ospedale, i membri del consiglio di amministrazione, il personale e i dipendenti. Tema scelto per questa 277° edizione della Festa è “La salute è un diritto o un dono?”, tema anche del dibattito pubblico che si è sviluppato poi fra il cardinale Scola e l’editorialista del Corriere della Sera, Massimo Franco.

Nella sua omelia, il cardinale Scola ha rilevato che “in questa una grande opera caritativa nata più di cinque secoli fa per iniziativa dei duchi di Milano, ma sostenuta dalla Chiesa, possiamo vedere sin dall’antichità la preziosa collaborazione tra autorità civili e religiose”. Collaborazione che oggi è “spesso maldestramente messa in discussione”, ha detto, e che invece “nel rispetto dei reciproci ruoli resta di fondamentale importanza per rispondere ai bisogni costitutivi di ogni cittadino”.

“Il cuore di questa festa – ha aggiunto il porporato –  è il grande, insondabile mistero centro della nostra fede e proposta efficacissima a qualsiasi domanda dell’uomo oggi: il mistero dell’incarnazione, di un Dio che si è abbassato, svuotandosi radicalmente, per assumere la nostra natura e farsi accompagnatore dell’uomo nell’edificazione società buona”.

L’arcivescovo di Milano ha poi richiamato la Bolla di indizione dell’Anno Santo voluto da Papa Francesco: “Un invito – ha evidenziato – a riscoprire la misericordia di Dio per adottare uno stile di vita che sappia rispondere alle sfide dell’oggi”. Ha quindi auspicato che, nell’anno giubilare, “possano il nostro cuore e la nostra azione essere disponibili al cambiamento necessario per una vita civile degna e proporzionata al bene di questa amata città”.

Ai giornalisti che a margine delle celebrazioni gli chiedevano se siamo ancora capaci di perdonare, Scola ha risposto che “noi abbiamo una grande risorsa, che è Dio che ci perdona tutti i giorni. Sottovalutiamo il fatto che ogni giorno al nostro risveglio l’amore di Dio e della Trinità ci abbraccia e ci rinnova e a piene mani ci ridà la possibilità di partire a 360 gradi”.

“Dobbiamo tentare, per quanto siamo capaci e per quanto riusciamo, con tutti i nostri limiti, difetti e peccati, di rispondere a questo grande atto di amore che ogni giorno ci mantiene in vita, ci apre agli affetti, al lavoro, al riposo e a tutto ciò che è costitutivo della nostra esperienza umana”, ha soggiunto il cardinale. 

Ha affrontato inoltre il tema della salute come dono e come diritto. “La domanda di salute è sempre domanda di salvezza – ha affermato -. Essa nasce dal desiderio di durare per sempre, oltre la morte, e questo dovrebbe trovare una risposta più marcata nella pratica medica. Il rispetto incondizionato del paziente che domanda salute deve essere una risposta integrale che va dal concepimento alla fine della vita”.

“Il diritto alla salute è un diritto alla cura – ha precisato Scola -. Il sistema sanitario non può che essere guardato dentro il sistema dei diritti, dei doveri e delle leggi”. Ognuno di questi elementi deve tenere conto dell’altro, in quanto “non si può legiferare sulla base di un presunto diritto o di un dovere: una legge è giusta se incentiva all’esercizio simultaneo dei diritti e dei doveri”. La distinzione tra salute e sanità, non implica infatti “dualismo tra dono e diritto”, ha precisato il porporato, “come se il dono non fosse suscitatore di diritti e i diritti potessero essere realizzati a prescindere dal dono”.

Parlando infine dell’indulgenza legata alla Festa, l’arcivescovo ambrosiano ha ricordato come questi gesti servano ed invitino a cambiare il cuore: “Una riappropriazione di senso, un recupero della distanza fra vita e fede che appaiono indispensabili”, ha detto. Ad esempio, quando i medici devono “comunicare notizie difficili sullo stato di salute di una persona”, oppure “di fronte ad una tragedia come quella che si è consumata al Tribunale di Milano giovedì scorso”.

Proprio riguardo a quest’ultima vicenda, una nota della Diocesi comunica che sarà sempre il cardinale Scola a presiedere in Duomo, domani alle 16, i funerali solenni del magistrato Ferdinando Ciampi e dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani, rimasti uccisi nella strage.

I funerali della terza vittima, Giorgio Erba, su decisione della famiglia si terranno invece mercoledì 15 aprile, alle 10.45, nel Duomo di Monza e saranno presieduti dal vicario episcopale del cardinale Scola per la zona di Monza, monsignor Patrizio Garascia.

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ZENIT Staff

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