Ordinazione episcopale Mons. Paul Tighe

© PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Il cardinale Parolin consacra vescovo mons. Paul Tighe

L’ex segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali è stato nominato dal Papa vescovo di Drivasto e segretario aggiunto del Dicastero della cultura

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Si è svolta sabato scorso, 27 febbraio, nella Basilica vaticana, l’ordinazione episcopale di monsignor Paul Tighe, finora segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. Il Papa lo ha nominato vescovo titolare di Drivasto e segretario aggiunto del Pontificio Consiglio della cultura.
A presiedere la celebrazione il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, che, per la sua omelia – riportata in stralci da L’Osservatore Romano -,  si è soffermato sul motto episcopale scelto dal presule irlandese, tratto dalla lettera di Giacomo (1,22):  Estote factores verbi che in italiano si traduce: “Siate di quelli che mettono in pratica la parola” e, come ha sottolineato Parolin, “ricorda espressamente che non è sufficiente ascoltare la parola di Dio, ma occorre che essa trasformi la vita”.
Il motto del nuovo vescovo, ha aggiunto il porporato, “rappresenta un permanente richiamo a suscitare in tutti l’interesse nella bellezza, nell’efficacia e nella ragionevolezza della parola di Dio”. Oltretutto Tighe, “con il suo comportamento esemplare e il suo insegnamento è chiamato a essere un segno della misericordia divina, per suscitare la nostalgia di una vita illuminata dal Vangelo e vissuta nella fraternità”. E così “in primo luogo dovrà amare Cristo, la Chiesa, i poveri e gli ultimi con generosità e costanza, alimentando quotidianamente questo amore con l’olio della preghiera, la carità e l’abbandono fiducioso in Dio”.
Il segretario di Stato ha quindi richiamato il nuovo vescovo al compito di impegnarsi “per facilitare un fecondo incontro tra la cultura e il Vangelo, perché si promuova un dialogo aperto e sapiente, perché coloro che indagano la realtà con spirito razionale, scoprano la superiore razionalità della fede, che non si oppone alla conoscenza, ma che illumina e amplifica le capacità della stessa ragione, fornendole una luce e uno scopo più alto e grande, pienamente rispondente alle attese profonde dell’essere umano”.
Proprio “dall’incontro tra Vangelo e cultura — ha detto — emergeranno scenari inattesi e un rinnovamento destinato a coinvolgere l’esistenza concreta delle persone, delle famiglie e della società. Nulla infatti di ciò che è buono e vero può essere in contrasto con il Vangelo, nulla di ciò che è autenticamente umano può opporsi a Cristo, che ha assunto la natura umana”.
Ricordando i 33 anni di sacerdozio e i numerosi incarichi svolti, Parolin ha sottolineato come Tighe si sia sempre mosso “tra la pastorale diretta, il mondo accademico, l’interesse per la relazione tra fede, politica e cultura e per la presenza della Chiesa nell’ambito delle comunicazioni sociali, dove occorre presentare la sua missione e la sua vera identità in categorie comprensibili e accessibili, in modo da fornire uno sguardo profondo e autentico sulla realtà ecclesiale”.
Insieme al Segretario di Stato conconsacranti erano il cardinale Ravasi e l’arcivescovo Celli; tra i concelebranti il cardinale Brady, gli arcivescovi Becciu, Gallagher e Martin e numerosi vescovi, molti dei quali venuti dall’Irlanda, terra natale di monsignor Tighe.
 

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ZENIT Staff

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