Il Cardinale Maradiaga esorta il popolo honduregno alla riconciliazione

Nella celebrazione del 263° anniversario della Madonna di Suyapa

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TEGUCIGALPA, martedì, 9 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Durante l’Eucaristia di celebrazione del 263° anniversario della Madonna di Suyapa, mercoledì scorso, il Cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga ha esortato il popolo honduregno e le nuove autorità ad avviare un’urgente riconciliazione.

Secondo quanto hanno calcolato fonti della Chiesa, dal 23 gennaio più di due milioni di pellegrini si sono mobilitati per celebrare la Madonna.

Alla celebrazione hanno assistito il Presidente Porfirio Lobo e sua moglie, parte del suo Gabinetto, il presidente del Congresso Nazionale, Juan Orlando Hernández, il presidente della Corte Suprema di Giustizia, Jorge Rivera, e il Capo dello Stato Maggiore Congiunto delle Forze Armate, il generale Romeo Vásquez.

Le circa 10.000 persone giunte al tempio da ogni angolo del Paese hanno ascoltato il messaggio del Cardinale, che ha appena festeggiato i 17 anni alla guida dell’Arcidiocesi di Tegucigalpa.

Il Cardinal Rodríguez ha chiesto alla Madonna di Suyapa di far sì che “Dio abiti tra noi con rinnovato amore, per asciugare le lacrime e perché non ci sia più pianto né dolore, ma speranza di andare avanti”. “Maria è la madre che ci dice: costruiamo insieme un nuovo Honduras”, ha detto ai presenti, che hanno risposto con forti applausi.

Il porporato ha affermato che “la riconciliazione è necessaria perché si è cercato di presentare la menzogna come verità, il male come bene e la giustizia come ingiustizia”.

“Questa nuova tappa per l’Honduras che cerca la riconciliazione e la giustizia sociale ci ricorda le preghiere per le quali in un’umanità divisa dalle inimicizie e dalle discordie Dio dirige le volontà affinché ci si disponga alla riconciliazione”.

“Lo Spirito Santo è capace di muovere i cuori perché i nemici tornino a incontrarsi, gli avversari si diano la mano e i popoli cerchino l’unione”, ha aggiunto.

“Oggi nella nostra società si continua a spingere fuori Gesù, come hanno fatto in quel tempo a Nazareth. C’è nel mondo una determinata cultura definita moderna che riduce l’essere umano ad essere frutto della casualità”.

“Non si può ingannare Dio né la propria coscienza, ha detto Gesù: non c’è niente di nascosto che non arrivi a conoscersi, né alcuna cosa nascosta che non arrivi ad essere scoperta”, ha sottolineato.

Rivolgendosi alle nuove autorità, l’Arcivescovo di Tegucigalpa ha quindi affermato: “Rallegratevi, cari fratelli e care sorelle a cui spetta di dirigere questo Paese. Dio vi ha scelti, perché Dio benedice l’Honduras”.

“Vogliamo che tra noi regnino la comunione, la comunicazione, la fraternità, la riconciliazione e la pace”.

“Ci rallegriamo nel Signore quando un honduregno rispetta un altro che la pensa in modo diverso, quando non ci trattiamo come nemici, ma come fratelli, quando ci guardiamo negli occhi e ci riconosciamo figli di Dio, dello stesso padre, dell’Honduras e della Madonna di Suyapa”.

“Siamo pieni di speranza perché sappiamo che l’umanesimo cristiano guiderà questa nuova tappa del nostro Honduras, e auspichiamo che tutti possiamo collaborare a questo progetto per il bene della Nazione”.

In questo contesto, il porporato ha chiesto ai suoi connazionali di “preoccuparsi per i più poveri, i più bisognosi, gli emarginati e gli esclusi, i nostri anziani, i bambini e i giovani, che sono la nostra più grande ricchezza”.

Una missione dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), guidata da Víctor Rico, è giunta mercoledì a Tegucigalpa per aiutare Lobo ad avviare una commissione per la verità che cercherà di spiegare cosa sia avvenuto prima, durante e dopo il colpo di Stato.

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ZENIT Staff

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